The Good Life – Recensione

Sviluppatore: White Owls Inc. Publisher: Active Gaming Media Inc. Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 32,99 € Italiano:

In un’industria dominata dalla violenza dei suoi contenuti, tra picchiaduro, sparatutto e quant’altro, di certo un titolo dall’animo così puro e genuino risalterà come una luce nel buio. E The Good Life su Hidetaka “SWERY” Suehiro è proprio questo: un gentilissimo action RPG che inneggia alla non-violenza, al rispetto della natura e al posare le armi. Ma proprio come ci ha insegnato con Deadly Premonition, non è tutto oro quel che luccica, sia dentro che fuori dal gioco. Tra i misteri di Rainy Woods e alcune difficoltà tecniche, eccoci a parlare dell’ultima fatica dell’eccentrico director giapponese. Un prodotto che, come ci insegna la sua carriera, dividerà ancora di più le utenze, tra gli amatori assoluti e chi invece, purtroppo, non fa altro che odiare titoli simili.

Allacciate le cinture, dunque, perché la bella Naomi avrà bisogno di tutto il vostro aiuto per saldare il debito che si porta dietro e scoprire il mistero della cittadina inglese in cui è stata inviata ad indagare.

La cittadina più felice del mondo

Dopo una cutscene introduttiva, ci ritroveremo a Rainy Woods insieme alla protagonista Naomi. In città subito faremo la conoscenza degli abitanti locali, pronti ad accoglierci nella “cittadina più felice del mondo”. Appellativo che i locali si sentiranno in dovere di ripeterci spesso e che faranno suonare i primi campanelli d’allarme del giocatore e della protagonista. Dopo le dovute presentazioni verremo inviati nella nostra casa virtuale alla periferia della città, iniziati al lentissimo PC dell’appartamento e alle sue due app, la prima, una versione farlocca di Instagram e la seconda che sarà semplicemente la nostra casella di posta. Usando Flamingo potremo caricare le foto scattate per guadagnare denaro e completare le missioni, mentre nella casella di posta verremo contattati per missioni, appunto, e curiosità locali. Tornati a controllare Naomi torneremo al centro della città dove ci verrà suggerito di tornare a casa prima che cali la notte. Ovviamente non seguiremo il consiglio e scopriremo che al calare delle tenebre i cittadini si trasformeranno in gatti e cani.

Ad aiutare la protagonista con queste questioni “paranormali” e non solo arriverà la strega locale, che avrà una farmacia, che vi creerà delle pozioni utili a sopravvivere nonché trasformarvi anche voi in cane o gatto.

Family Premonition

Prendendo spunto da una conversazione avvenuta con il nostro Andrea Letizia: “The Good Life non è altro che Deadly Premonition ma family friendly”, volendo usare il pressapochismo per descrivere il titolo. Gli amanti di Swery e dei suoi lavori non si troveranno assolutamente a disagio nel giocare questo titolo, poiché abituati al suo modo di fare non apprezzato dai più. Bug, problemi grafici, legnosità e stilemi di gioco prettamente nipponici faranno storcere il naso probabilmente al 70% dei giocatori che decideranno di acquistare il titolo. The Good Life presenta un gameplay basato su fetch quest, sistema non apprezzato dai più neanche su capolavori come Death Stranding (tra i titoli più recenti), dove al compimento di ogni missione si riceverà un premio. In questo caso qualcosa di quasi sempre inutile e indesiderato. Queste missioni, quasi tutte uguali e che porteranno alla noia molto rapidamente, vi faranno prendere tre percorsi differenti che convoglieranno poi in un unico finale con tanto di scelta che segnerà il destino della protagonista. Durante il gioco sbloccheremo la capacità di trasformaci in cane o gatto, ognuno dei due animali con caratteristiche differenti, ma che non renderanno degna di nota l’esperienza ludica.

A rendere ancora più difficoltosa l’avventura sarà il timer che indicherà il tempo della giornata, con seguenti missioni che potranno essere completate solo entro un tempo limite. Le attività proposte si rivelano essere estremamente tediose e ripetitive, richiedendo spesso al giocatore di muoversi nello spazio aperto (e totalmente vuoto) delle campagne che circondano il villaggio di Rainy Woods nella speranza di trovare gli oggetti richiesti, tra ingredienti, tipologie di carne differenti e tutto ciò che potrebbe venire a mente pensando alle più noiose missioni di raccolta oggetti di un qualsiasi MMO d’annata. Insomma, un attentato al divertimento dei videogiocatori che si aspettavano tutt’altro da un titolo dell’eccentrico director giapponese.

Animal Life

Ciò che potrebbe essere considerato relativamente interessante del titolo è la sua impronta life simulator che prende spunto da giochi come Harvest Moon, Rune Factory o il ben più noto Animal Crossing. L’invito di Swery e compagni è quello di lasciarsi trasportare dall’atmosfera bucolica del villaggio di Rainy Woods per scoprire la bellezza di una vita semplice, fatta di piccoli gesti, ma grandi conquiste (e tanta retorica spicciola servita al giocatore come perle di saggezza, come se lo scappare dalla vita stressante della città per trasferirsi nella campagna aperta fosse la soluzione a qualsiasi problema della società moderna).

Ci si può dedicare a conoscere gli istrionici personaggi che la abitano, venendo a contatto con le loro storie, per esempio. Ma ci saranno anche tante attività secondarie come l’arredamento del proprio giardino, la compravendita di capi di vestiario (con bonus statistici annessi), dedicarsi a un proprio orto personale e la ristrutturazione della propria dimora. Di fatto, è anche possibile lanciarsi in una carriera di social influencing attraverso l’obbiettivo della macchina fotografica di Naomi, seguendo missioni che le richiedono di fotografare determinati soggetti, oggetti, animali o location, per poi trasferire il tutto su Flamingo. Se sulla carta tutto ciò potrebbe sembrare estremamente affascinante, è impossibile non notare come l’avvicendarsi di queste meccaniche si dimostri per lo più inconcludente, con magre ricompense a netto di sforzi e dispendio di tempo non indifferente.

Sandbox cristallizato e statatico

The Good Life si muove fin da subito in un contesto sandbox, in cui il villaggio di Rainy Woods rappresenta solamente un decimo della mappa realmente esplorabile: qui gli abitanti (poco più di una decina) hanno un’identità precisa e una routine settimanale che tiene conto delle ore del giorno e addirittura di una pianificazione settimanale, mentre il resto del mondo esplorabile si dimostra cristallizzato e statico, con anonimi personaggi non giocanti fissi sulla mappa malgrado intemperie e orari. L’impressione è che il progetto fosse molto più ambizioso di quanto il team indie sia riuscito a realizzare, ma che in sede di sviluppo si sia deciso comunque di mantenere una mappa di grandezza estremamente estesa per dare l’impressione che il mondo là fuori riservi tante sorprese. Malgrado questi aspetti, c’è tanta ironia e una buona dose di umorismo nell’eterno trotterellare di Naomi per le campagne inglesi a cavallo di pecore, ma se il progetto si fosse focalizzato più sul villaggio di Rainy Woods e gli immediati dintorni senza voler osare con un enorme impianto open world privo di qualsiasi reale interesse, l’esperienza ne avrebbe beneficiato enormemente.

Trofeisticamente parlando: The (not so) Good Life

L’elenco trofei di The Good Life non sarà una passeggiata da completare. Molti dei trofei saranno legati ad azioni da compiere che vi faranno solamente perdere tempo, come passare un intero mese (in gioco) nel gioco, quindi dormire per almeno trenta volte. Ci saranno anche i trofei relativi al completamento del gioco, che avrà appunto tre percorsi: A, B e C. Insomma, anche nel comparto “trofei”, il titolo sarà un’impresa da terminare per chi si aspettava altro. Una coppa di Platino, questa, che non potrà essere sfoggiata da tutti i cacciatori di trofei ma solamente da chi riesce a scendere a compromessi con un’avventura assolutamente non esente da difetti.

VERDETTO

The Good Life racchiude in sé tutti gli stilemi che hanno caratterizzato le produzioni di Swery, bug compresi. Un'avventura che potrebbe far storcere il naso ai più ma essere apprezzata da chi è abituato ai modi di fare e narrare dell'eccentrico director giapponese. Fetch quest ripetitive, monotonia assoluta e un life simulator assolutamente blando sono le caratteristiche principali di questo titolo. Se vi aspettate Deadly Premonition statene alla larga, ma se vi trovate in una fase sperimentale della vostra vita videoludica lanciatevi ad occhi chiusi sul titolo.

Guida ai Voti

Raffaele Verde
Anche se i videogiochi sono la sua passione, fin dalla tenera età, continua, ancora oggi a cercare di capirci qualcosa, ovviamente senza riuscirci.