SkateBIRD – Recensione

Sviluppatore: Plastic Fern Studio Publisher: Glass Bottom Games Piattaforma: PS5 (disponibile anche su PS4) Genere: Sandbox Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 19,99 € Italiano: Sottotitoli

Era una regola non scritta quella degli anni Novanta: se vuoi lasciare il segno devi “spaccare”, farti notare ed essere “un tipo tosto”. Questo concetto era, in verità, alla base del marketing aggressivo di quella stravagante epoca soprattutto in ambito videoludico. Basti pensare alla diretta e offensiva pubblicità di Crash Bandicoot in cui derideva apertamente Nintendo. Un’altra cosa incredibilmente di moda era lo skateboarding. Quantomeno quello fatto di sangue freestyle, tamarro, aggressivo e offensivo.

Si cavalcò l’onda al tempo con il maestoso Tony Hawk’s Pro Skater, esperimento replicato da Vicarious Visions in tempi recenti e dagli ottimi risultati. Ma si otterrà lo stesso risultato anche mischiando le carte in tavola e trasformando quella voglia di freestyle in puro comedy nonsense? Questo è il tentativo di SkateBIRD, un titolo dal nome esplicativo.

Il vero tesoro era l’amicizia

Il fumettista Sio ci aveva messo su un cactus, Plastic Fern Studios ha pensato agli uccelli. In SkateBIRD vestiremo le piume di Birb, un uccellino di nome e di fatto, intento a scacciare via la solitudine dovuta all’assenza della sua padrona. Questa è infatti impegnata con un brutto lavoro che le ruba via anche il tempo di tornare a casa. Ma con il potere dell’amicizia e di qualche freestyle qua e là con lo skateboard, Birb riuscirà in qualche articolato modo a risolvere i problemi della sua amica.

Il tutto, come si evince dalle premesse, con una massiccia dose di umorismo, al novantanove percento nonsense. Nel corso dell’avventura, Birb farà la conoscenza di tanti uccellini e volatili intenti ad aiutarlo nell’impresa, tra cui la compagna Jodie e il grande Anthony Hawk (l’avete capita? Falco, Hawk…). Ognuno di essi ci darà una prova a tempo da superare sempre diversa, tra il collezionare determinati oggetti o eseguire trick in svariati punti della mappa; solo a suon di queste missioni – apparentemente secondarie – riusciremo a terminare gli stage.

Ollie, Grind e “Heelflap”

SkateBIRD è però un titolo più sandbox che di skate. Gli stage proposti sono soltanto cinque (più lo skatepark slegato dalla storia) e sebbene siano davvero ampi sono anche abbastanza piatti e vuoti. La stanza di Birb, il primo stage, è forse il più intricato. Qui è dove si uniscono più piani, è più colorato e vivace degli altri e ha anche un che di interazione ambientale, seppur davvero minima e guidata. Ciò che, tuttavia, è sorprendente in negativo sta nell’inutilità di eseguire i trick.

In tutta l’avventura la faranno da padroni il grind e il transfer, ma da usare solo per raggiungere altre aree del parco e non per fare punteggio. Fare punti in uno stage, infatti, è una cosa meno che secondaria; nessuna missione ci presenterà mai “il conto” dei trick – se non giusto una in cui ci è chiesto di tenere una combo per dieci secondi, ma per quello basta un lungo grind. Apprezziamo, se non altro, il poter premere un tasto per urlare (considerato come un trick) e la possibilità di eseguire un doppio salto grazie a un battito d’ali.

Eppure è lo skating in sé ad avere qualche difetto al suo scheletro – anzi, alla sua tavola. Sarà perché fatto palesemente in poco tempo e senza vere e proprie pretese, non ci si può aspettare neanche un’unghia di quella fluidità e adrenalina che invece evocava il Tony Hawk per la prima PlayStation. Tutti i movimenti sono rigidi e difficili da controllare, come se ci fosse una sorta di ritardo negli input.

Anche la telecamera ne risente parecchio; spesso si glitcha all’interno di oggetti e personaggi e a volte non riesce a seguire i movimenti del protagonista. Persino il numero di trick è deludente, limitati agli heelflip e grab più tradizionali; è impossibile eseguire wallrun o simili, giusto per dirne uno. Mancare il bersaglio per quanto riguarda il comparto gameplay, per un gioco del genere, è sfortunatamente un duro colpo.

Bello Figo Birb

Plastic Fern Studios e Glass Bottom Games hanno puntato tutto sulla cornice di SkateBIRD. Non potendo contare sul gameplay, si è deciso di calcare la mano sull’umorismo e sull’estetica, questa però funzionante solo in parte. All’inizio dell’avventura ci viene proposto un bel menù di personalizzazione del personaggio, che va dalla razza dell’uccellino ai suoi colori per arrivare all’abbigliamento più stravagante possibile. Cappellini, occhiali, sciarpe e persino nuove tavole da skateboard, molte delle quali richiamano palesemente ad altre opere della cultura pop.

Ma è essenzialmente tutto qui: gli stage, come già accennato, mancano di una vera e propria identità, se non per quello di introduzione, che quasi richiama la cameretta di Andy in Toy Story. Il resto è poco vivace, a volte cupo e senza anima, stesso concetto che si applica alla versione PlayStation 5 del titolo; non si notano differenze di caricamento e sono assenti all’appello tutte le feature del DualSense.

D’altro canto, gli sviluppatori meritano un plauso per quanto concerne la colonna sonora. Questa è ricca di beat Lo-Fi hip hop che calzano con l’esperienza in maniera ineccepibile, ma non mancano pezzi rock che danno quel “pepe” in più al gameplay. Probabilmente il comparto sonoro di SkateBIRD è il suo elemento più pregiato.

Trofeisticamente parlando: un gioco da uccellini!

L’elenco trofei di SkateBIRD è, per fortuna, rilassante e simpatico come il gioco. Essenzialmente, per ottenere il Platino, bisognerà completare tutte le missioni proposte in ogni singolo stage, senza alcun bisogno di trovare collezionabili o cercare di portare a casa combo improponibili. Le missioni non sono poche, è vero, ma 7 o 8 ore di gioco dovrebbero essere più che sufficienti per completare il titolo.

VERDETTO

SkateBIRD è un gioco simpatico, ricco di humor nonsense e con una soundtrack leggera ed efficace, capace di rilassare chi gioca. Il gioco però fallisce nel trasmettere fluidità e adrenalina, non dà al giocatore un vero motivo per cimentarsi nelle combo e, soprattutto, il suo gameplay lento e rigido fa passare la voglia di provarci. Una serie di aggiornamenti mirati potrebbero mitigare l'esperienza e portarla verso la sufficienza, ma al momento ci sentiamo di consigliare l'opera solo a chi cerca un'esperienza di skate all'acqua di rose.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.