Active Neurons – Recensione

Quei maledetti quindici minuti. Quante volte vi siete ritrovati davanti alla vostra PlayStation a pensare: ”Devo uscire tra pochissimo, cosa posso fare per perdere un po’ di tempo?”. Giocare a un tripla A open world? Non se ne parla proprio, sarebbe già ora di spegnere la console e non avreste neanche acquisito la quest da intraprendere. Magari un platform veloce? Spesso non hanno checkpoint, quindi tutto il progresso andrebbe buttato alle ortiche. Ecco! Una partita online con qualche nostro amico! Il solito problema di matchmaking e addio alla nostra sfida multiplayer. Ma allora qual è la soluzione? Ce ne sono sicuramente molteplici. Una di queste potrebbe essere senza dubbio il puzzle game Active Neurons, sviluppato da Nikolai Usachev.

active neurons

Un cubetto bianco alla riscossa

Active Neurons è un rompicapo 2D in cui i videogiocatori dovranno spremere le proprie meningi per spostare un cubo bianco all’interno di un labirinto e portarlo a destinazione. Detto così sembra molto facile. In effetti i primi livelli sono veloci e pratici, risolvibili in pochissimi istanti. Via via che si proseguirà, le sfide saranno sempre più complesse, con l’inserimento di trappole e ostacoli anch’essi rappresentati con cubi di altri colori: un blocco rosso statico che distrugge ogni cosa al semplice contatto, uno violetto simile al precedente, ma con capacità di muoversi, porte da aprire, teletrasporti e una serie di azioni da concatenare che rendono il gameplay sempre piacevole e mai noioso.

Active Neurons, però, non è il classico puzzle game statico ed esclusivamente riflessivo. Il continuo inserimento di nuove meccaniche, soprattutto quelle più dinamiche, lo rendono un videogioco in cui i riflessi nello spostare il cubo bianco diventano imprescindibili. Tale componente, incentrata sul tempismo dei movimenti, dona a questo indie un’energia tipica del genere platform e, di conseguenza, un’ulteriore componente di cui tener conto. Questa, però, risulta essere anche un’arma a doppio taglio: se da una parte la moltitudine di elementi fornisce la possibilità di affrontare un maggior ventaglio di enigmi, dall’altra rende alcuni livelli troppo caotici, impedendo una perfetta elaborazione della strategia. Ciò conduce i videogiocatori non tanto a fermarsi e pensare, bensì a continuare a muovere il proprio blocco bianco in ogni direzione, tentando e ritentando fino alla risoluzione del livello.

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Mens sana in corpore sano

Il videogioco è diviso in due veri e propri capitoli. Il primo, sviluppato interamente nel cervello, richiede di completare otto sezioni (rappresentate per l’appunto da neuroni di colore diverso), suddivise ognuna in dieci livelli. Risolti tutti quanti i livelli di ogni sezione, si riuscirà ad attivare il neurone corrispondente, così da illuminare una parte del nostro organo pensante. Completata questa fase, cioè quando si riuscirà a collegare tutte le cellule nervose con le relative sinapsi, si avrà accesso al secondo capitolo.

Qui i videogiocatori affronteranno sfide per collegare il motore dell’intelletto alle altre parti del corpo umano; si arriva così, risolvendo un rompicapo dopo l’altro, all’obiettivo finale del nostro viaggio, una sorta di metafora della vita: per stare bene fisicamente, prima di tutto bisogna lavorare sulla propria mente. Per giungere alla pace completa di corpo e anima, si dovranno, quindi, affrontare un totale di centoventi livelli con oltre quindici meccaniche di gioco diverse.

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Ciò che gli occhi tolgono, l’orecchio dona

Il team di sviluppo di Active Neurons, dovendo fare di necessità virtù, ha cercato di sfruttare al massimo il proprio budget, concentrando tutte le sue attenzioni sul gameplay, creando un game design che fosse funzionale solamente alle sue meccaniche. Appare fin da subito molto evidente che graficamente i livelli si concentrano esclusivamente sugli enigmi, non ci sono dettagli o particolari che potrebbero appesantire lo svolgimento del labirinto. Allo stesso modo, anche la melodia che accompagna la risoluzione dei rompicapo nelle varie fasi rimane sempre la stessa; questa, probabilmente, è stata la scelta più azzeccata in assoluto in questo titolo poiché tale componente sonora di stampo classico è così rilassante da permette ai videogiocatori di immergersi completamente nelle avventure del piccolo cubetto bianco.

Active Neurons

Nella botte piccola c’è il vino buono, ma in quella grande ce n’è di più

Per terminare entrambi i capitoli di Active Neurons ci vorranno dalle quattro alle cinque ore, a seconda delle capacità individuali. La difficoltà di base è ben sviluppata, aumenta progressivamente con l’avanzare dei livelli, però si scontra inequivocabilmente con la scelta degli sviluppatori di inserire un apposito pulsante, a utilizzo illimitato, che garantisce la soluzione del livello e che annulla del tutto la premessa di base, cioè quella di dover sfruttare al massimo il proprio cervello per escogitare strategie brillanti.

Nonostante il continuo inserimento di nuove meccaniche, lo stile rimane pressoché lo stesso per tutta la durata di Active Neurons. Questo fattore non lo rende di certo noioso, ma non fornisce una buona rigiocabilità dei livelli. L’unico motivo per riaffrontare i vecchi enigmi potrebbe essere il voler stabilire una sorta di gara a tempo con i propri amici; in questo caso, l’allenamento mentale si trasformerebbe da esercizio di innovazione strategica a uno incentrato esclusivamente sulla memoria.

Trofeisticamente parlando: una svolta totalmente inattesa

I diciannove trofei di Active Neurons sono ottenibili semplicemente completando i vari livelli ed entrando in contatto con le continue novità del gameplay, come ad esempio andare a sbattere contro il malvagio cubo rosso oppure attivare un teletrasporto viola. Ma dov’è questa svolta totalmente inattesa? La stranezza sta nel fatto che i cacciatori di trofei potranno ottenere il Platino semplicemente completando i livelli del primo capitolo, quello relativo allo sviluppo del cervello, senza dover spendere alcun minuto sul secondo, dedicato al corpo umano.

Paschal Fenderico
Avvicinatosi per la prima volta al mondo PlayStation con l'intramontabile Fifa 2000, il non più giovane Paschal ha ampliato i suoi interessi, spostando la sua attenzione verso molti altri generi videoludici. Tra i suoi preferiti possiamo trovare i platform, gli action ed i GDR. Solamente negli ultimi anni ha dedicato ogni briciolo della sua forza vitale a quasi tutti i videogiochi che potessero anche solo lontanamente assomigliare ad un ''Soulslike''.