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Akiba’s Beat – Recensione

Ci sono giochi che vengono ricordati nel corso del tempo non tanto per la loro effettiva qualità, ma per merito di un gameplay o di una storia talmente fuori di testa che risulta impossibile scordare. Questo è un po’ il destino che è toccato ad Akiba’s Trip: Undead & Undressed, titolo sviluppato dai talentuosi ragazzi di Acquire, che ha saputo riprodurre in maniera tanto originale quanto significativa la complicata cultura otaku. Il titolo non mancava di difetti, ma lasciava presagire che qualcosa stava maturando nello studio giapponese, ed era solo questione di tempo prima che un prodotto maturo e di qualità venisse rilasciato.

Benvenuti ad Akihabara

Dopo circa un paio d’anni dal debutto di questo primo capitolo, eccoci pronti a recensire Akiba’s Beat, seguito spirituale di Akiba’s Trip, forse uscito ancora troppo acerbo. Questa volta il lavoro di Kohta Takano ci ha regalato un titolo maturo e capace, nonostante l’abbandono di alcuni fronzoli che avevano caratterizzato in negativo la produzione precedente, di farci divertire. La storyline riesce perfettamente a raccontarci una storia profonda e seriosa, che viene però smorzata dal classico humor nipponico; se a questo aggiungiamo anche un gameplay abbastanza tecnico e una OST di qualità non possiamo che giudicare positivamente l’ultima fatica di questo studio di Tokyo. Ora però basta girarci intorno e addentriamoci in una spettacolare Akihabara.

Il titolo ci metterà nei panni di Asahi Tachibana, un giovane otaku che fa parte di una particolare categoria di giovani, i NEET. Per chi non lo sapesse, i NEET (not in education, employment or training) sono una particolare categoria che si sta diffondendo in tutto il mondo. Questi ragazzi, proprio come il nostro Asahi, vivono alla giornata in quanto non stanno né frequentando la scuola, né cercando un lavoro.

Durante una giornata come le altre, la vita del nostro giovane sarà destinata a cambiare. Egli infatti si imbatterà nella giovane Saki Hoshino. Questa ragazza, accompagnata sempre da una creatura chiamata Pinkun, non sarà nient’altro che una prescelta con l’unico compito di percepire le delusioni che collidono con la realtà ed eliminarle. Questo particolare fenomeno genererà i Delusionscape, delle vere e proprie costruzioni che rappresentano, in maniera originale, le varie delusioni che cercheranno di manifestarsi nel mondo reale. Fortuna vuole che anche il nostro Asahi sia un prescelto e, senza pensarci due volte, si unirà a Saki e alla sua crociata. Altri problemi però insorgeranno quando i ragazzi rimarranno bloccati in un loop temporale e saranno costretti a rivivere sempre lo stesso giorno.

Durante la storia avremo la fortuna di fare conoscenza con molti personaggi bizzarri che all’inizio saranno difficili da inquadrare, ma che a loro modo influenzeranno notevolmente il corso degli eventi. Gli altri ragazzi che aiuteremo e che si uniranno al nostro team, invece, saranno tutti originali e davvero ben caratterizzati. Tra i migliori troviamo senza dubbio la giovane idol Riyu Momose, che riuscirà a rappresentare appieno il contrasto generato tra l’insicurezza dovuta alla fama e il desiderio di essere un faro per i suoi fan.

Rispetto alla narrativa di Akiba’s Trip, in questo gioco si è puntato a una tecnica più lineare, eliminando le varie opzioni di dialogo. Senza queste l’imprevedibilità della narrativa viene meno, ma nonostante questa perdita la storia non mancherà di regalarci emozioni e colpi di scena che saranno solo un preludio di quella che sarà la continua e misteriosa scalata verso l’ottimo finale.

La parte della narrativa che però non riesce a essere all’altezza sarà quella legata alle missioni secondarie. Queste, sebbene riescano nell’ardua impresa di scavare nel passato e nella personalità dei vari protagonisti, non riusciranno a farci sviluppare una particolare empatia con alcuni di questi che, nonostante vengano presentati a tutto tondo, rimarranno, anche nelle fasi finali, indecifrabili.

Un tasto per domarle tutte

Nonostante l’ottimo comparto narrativo, tutto il divertimento ci verrà trasmesso però dall’ottimo gameplay sviluppato. Le possibilità offerte, l’ottimo combat system, una vastità di oggetti equipaggiabili e alcune meccaniche innovative, renderanno questo capitolo uno dei migliori action-RPG usciti per questa generazione.

Ma andiamo con ordine. Non ci sono dubbi che il combat system di Akiba’s Beat prenda spunto dagli ultimi Tales of. La scelta è stata abbandonare una componente action più marcata, in favore di un maggiore tatticismo e strategia. Il risultato ottenuto è qualcosa di strabiliante. Con soli due tasti infatti avremo accesso a un numero elevatissimo di attacchi. Il quadrato ci permetterà, in accoppiata con il relativo analogico, di sferrare gli attacchi base; la croce, invece, ci donerà infiniti poteri. Infatti, usando questo tasto ed entrambi gli analogici sarà possibile utilizzare fino a otto abilità diverse, assegnabili dal relativo menù, che ci permetteranno di avere un totale controllo del campo di battaglia.

Tali abilità, insieme con gli attacchi base però, non saranno utilizzabili in maniera libera. Infatti, oltre agli indicatori di salute e SP (necessari per l’utilizzo delle abilità) trova posto un indicatore di AP. Questo indicatore, inizialmente impostato su 4 ma via via aumentabile grazie all’equipaggiamento, sarà il nostro indicatore di quanti attacchi potremo sferrare. Una volta terminati questi punti, non potremo attaccare e ci toccherà schivare o difenderci per qualche secondo, tempo necessario per ricaricare gli AP.

Inizialmente tale sistema, unito alle poche abilità disponibili, farà sembrare il tutto fin troppo macchinoso e ripetitivo, ma quando gli AP raggiungeranno valori significativi e aumenteremo esponenzialmente anche il numero delle nostre abilità, ecco che il combat system assumerà tutta un’altra forma. Ogni personaggio sarà predisposto per l’utilizzo di abilità con un particolare danno elementare che potrà essere utilizzato per sfruttare le debolezze dei nostri nemici. Non temete però, durante il combattimento potremo infatti switchare con la croce direzionale i vari personaggi in modo da sfruttarne i vantaggi dovuti all’elemento padroneggiato.

Fin qui nulla si discosta da un normale action-RPG. Ecco quindi giunto il momento di parlarvi della meccanica caratteristica del titolo, l’Imagine Field. In poche parole, accanto alla barra della vita e degli SP troverà posto un particolare indicatore. la barra Imagine Gauge. Una volta caricata questa barra sarà possibile attivare una sorta di turbo che, oltre a rendere infiniti gli attacchi eseguibili, tramuterà l’area di gioco in una pista da ballo e per tutta la durata del turbo verremo accompagnati da una delle tante tracce disponibili. Andando avanti con la storia infatti, entreremo in possesso di molte tracce musicali che, oltre a fornirci bonus diversi, avranno una durata e una scenografia completamente nuova.

Come ultima cosa, oltre alla vasta gamma di equipaggiamenti presenti che miglioreranno le nostre prestazioni in combattimento, trova posto un ottimo sistema di carte che potenzierà alcuni nostri attributi. Infatti, in giro per Akihabara alcuni venditori venderanno delle bustine di carte da gioco. Una volta acquistate queste carte, a seconda della loro rarità, andranno a potenziare un aspetto delle nostre caratteristiche, normalmente non modificabili con l’equipaggiamento normale.

Veramente troppi compromessi

Per l’ultima fatica dei ragazzi di Acquire l’aspetto grafico rappresenta purtroppo la zavorra che fa sprofondare leggermente la qualità generale del titolo. Infatti, per mantenere una fluidità tale da poter rendere il tutto più godibile, si è scelto di sostituire tutti gli NPC che abitano Akihabara con semplici sagome colorate. Questa scelta ha completamente distrutto la sensazione di immersività che poteva essere provata dal giocatore. Immaginatevi di andare in un night club, ma al posto di bellissime e dotate spogliarelliste, vi trovate davanti i classici manichini dei negozi di abbigliamento. Ecco, questa è esattamente la sensazione che abbiamo provato.

La qualità grafica, proprio a causa di questi enormi compromessi, ovviamente è priva di difetti, molto colorata e gradevolissima alla vista. Rimane comunque la scarsa risoluzione dei palazzi che risultano, nei piani più elevati, semplicemente riempiti con texture in bassissima risoluzione. In generale, probabilmente proprio a causa di questi errori superficiali, il titolo non riesce a riprodurre su ottimi livelli quell’atmosfera che il predecessore era stato capace di creare.

Dal punto di vista tecnico la situazione migliora se parliamo del comparto audio. L’ottima soundtrack scelta (l’intro è magnifica) e le varie tracce utilizzabili grazie all’Imagine Field sono veramente molto ispirate e in puro stile nipponico. Tutto questo, aggiunto all’ottimo doppiaggio inglese, promuovono il comparto audio di Akiba’s Beat a pieni voti.

Per concludere degnamente questa recensione non ci resta che collocare Akiba’s Beat nel limbo delle occasioni perse. La narrativa ci ha saputo divertire veramente tanto con il suo humor Made in Japan e con alcuni siparietti che ancora adesso, al solo pensiero, riescono a strapparci un sorriso. Però la superficialità con cui sono state prese alcune decisioni rimarrà un mistero. Questo gioco poteva veramente essere un punto di riferimento del genere. Akihabara quindi, almeno dal punto di vista ludico, rimarrà solamente un’occasione persa. L’ennesima di questa generazione.

Trofeisticamente parlando: Akiba-kei

Il platino di questo Akiba’s Beat, di cui trovate tutti i dettagli sul nostro forum, non risulterà particolarmente ostico se confrontato con altri titoli simili. Infatti, la gran parte dei trofei saranno legati alla storia principale e ai sub-event che potranno essere facilmente individuati nella mappa di gioco. Maggiori grattacapi ce li potrebbero creare trofei come Streaming Upon the Throne (in quanto il costo di alcuni PP sarà veramente alto) e Tap to Win (fattore c determinante) potrebbero allungare di qualche ora l’ottenimento del trofeo più ambito. Per il resto, chiunque fosse già abituato a platinare titoli simili, difficilmente troverà in Akiba’s Beat una sfida più impegnativa di quelle già affrontante.

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Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!