Bad Apple Wars – Recensione

Sviluppatore: Idea Factory, Otomate Publisher: Aksys Games Piattaforma: PS Vita Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 44,99 € Italiano:

E se dopo la vita non fosse tutto finito? Se esistesse sul serio l’aldilà e se, soprattutto, fosse possibile sfuggire all’abbraccio della morte? La visual novel sviluppata da Idea Factory e Otomate, famosa per la realizzazione di molteplici videogiochi otome, ossia rivolti al pubblico femminile, basa la sua storia su questi grandi quesiti, intrecciando vita, morte e amore. Rilasciato in Giappone nel 2015, a grande richiesta Bad Apple Wars approda finalmente in Occidente grazie alla traduzione di Aksys Games. Si tratta di una mela caduta lontana dall’albero delle visual novel?

Un insolito giorno di scuola

La protagonista di questa storia è Rinka (questo è il nome predefinito, ma è possibile cambiarlo a piacimento), studentessa tutt’altro che energica che non riesce a dare una svolta alla sua vita, nella costante speranza di trovare qualcosa di interessante che le stravolga l’esistenza. Il desiderio viene subito esaudito, ma non nel modo in cui la ragazza sperava, perché un giorno come gli altri, recandosi a scuola, la ragazza viene tragicamente travolta e uccisa da un’auto.

Rinka inspiegabilmente si risveglia, ritrovandosi davanti a un minaccioso uomo, un improbabile professore con una maschera malandata di un coniglio che le presenta la NEVAEH Academy, tenebroso e imponente istituto scolastico e, come se non bastasse, l’inquietudine si arricchisce a causa del cielo perennemente di colore rosso sangue. Avviata la cerimonia di benvenuto dei nuovi alunni, ossia Rinka e uno strano ragazzo di nome Satoru, la protagonista viene a conoscenza della possibilità di poter tornare in vita seguendo le rigide regole della scuola, per poi scoprire che queste la porterebbero lentamente a non avere più una personalità. In quell’esatto istante fanno irruzione nell’istituto dei teppisti conosciuti come Bad Apples (mele marce), che, nel bel mezzo del caos, tra risse e totem dell’anima (oggetti cari ai personaggi, quando in vita), daranno alla protagonista una seconda scelta, un secondo modus operandi per cercare di tornare in vita: combattere i poteri forti della scuola infrangendo tutte le sette regole di permanenza e venire dunque espulsi.

Di qui a poco il gioco presenta la prima nonché unica vera scelta che determinerà la trama: rispettare le regole con le Good Apples o cercare di infrangerle insieme alle Bad Apples? Ne seguiranno diverse azioni e dialoghi di Rinka, così come varieranno i personaggi che frequenterà, anche se la storia di fondo rimane la medesima per ogni route scelta: mettersi alla ricerca della misteriosa mela proibita e sperare che abbia l’effetto di resurrezione.

E’ finito il tempo delle mele

Come ogni otome che si rispetti, anche Bad Apple Wars si affida al sistema di route dei personaggi. I ragazzi che potremo abbordare saranno cinque, tre seguendo le Bad Apple e due con le Good Apple, e sono il leader dei ribelli Alma, il suo amico stretto Higa e l’emarginato (per sua scelta) Shikishima dal lato Bad, mentre dal lato Good vi sono il tenebroso White Mask e il disadattato Satoru. Seguendo ogni route con attenzione, selezionando dalla mappa i punti dei rispettivi colori rappresentativi (rosso per Alma, blu per Higa e così via), Rinka dialogherà con essi a livello sempre più intimo, rivelando a poco a poco le strazianti storie dietro le loro vite e le morti, del perché di svariati atteggiamenti e le tante altre sfaccettature dei personaggi, caratterizzati in maniera certosina tanto da far provare al giocatore costante empatia nei loro riguardi.

In ogni capitolo ci saranno fino a due scene Soul Touch, l’unica vera meccanica di gameplay di Bad Apple Wars. Durante queste scene il tempo si ferma e davanti a noi compare un’immagine del ragazzo desiderato con tanto di icona in alto a destra dello schermo che ci indicherà di doverla toccare. La meccanica l’abbiamo trovata ispirata per quanto poco funzionale e casuale; per proseguire nella storia bisognerà toccare meticolosamente dei punti specifici dell’immagine per farne fuoriuscire i pensieri positivi dei personaggi (tuttavia non tradotti), altrimenti si rischierà di attivare la NEVAEH ending (i finali cattivi) premendo ripetutamente su punti che generano scosse elettriche. Conoscere i punti giusti da toccare è impossibile, ci aspettavamo di trovare un approfondimento o magari che i punti da premere fossero in qualche modo correlati ai dialoghi, e invece il tutto è gestito in maniera superficiale.

Fastidiosa, a proposito, l’impossibilità di intervenire nei dialoghi. Solitamente quando un protagonista è muto, nel caso di Rinka senza doppiatrice, il personaggio lo si rende tale in modo da amplificare l’immedesimazione del giocatore nell’alter ego virtuale, tuttavia mettersi nei suoi panni risulterà impossibile in quanto tutti i baloon saranno già scritti e recitati senza che il giocatore debba muovere un dito, rendendo pertanto minima l’interazione a causa di una totale assenza di scelta multipla dei dialoghi. Stupefacente d’altro canto il ruolo dei personaggi secondari, sempre inerenti al contesto e dal carattere unico, mai noiosi – tralasciandone alcuni stereotipati – e anch’essi con una bella storia da raccontare e con una “sorpresa” (scusate) nel caso di Naraka, personaggio introdotto come Gothic Lolita Girl che… beh, giocate per saperlo, no?

Fare o non fare la differenza?

Diversamente dai tipici otome basati sulle sole relazioni, Bad Apple Wars ha una trama davvero ispirata e intrigante, aiutata anche dalle migliaia di linee di dialogo e dal superbo lavoro di traduzione e adattamento in inglese; tuttavia si può notare un certo elemento che non riesce a sposarsi con la natura del titolo: l’azione. Il contesto del gioco prevede innumerevoli scene di questo tipo che perdono punti a causa della mancanza di illustrazioni e di una costante visione dei pensieri della protagonista che raccontano tutti gli avvenimenti a mo’ di telecronaca. Un gioco basato sull’interazione con le immagini comincia a perdere credibilità quando, invece di mostrarci una scena importante anche in maniera frammentata, come nel caso del Reaper Game del quarto capitolo, si limita a sovrapporre le figure statiche di chi sta combattendo, seguite da un cartoonesco rumore di pugni. Un peccato, vista la qualità ragguardevole del comparto visivo.

Come già anticipato, l’unica vera meccanica di gameplay è il Soul Touch, che sfrutta con precisione il touch screen di PlayStation Vita. Si aggiungono, per migliorare l’esperienza, dei comodi comandi per il salvataggio e il caricamento rapido (rispettivamente con il tasto R e il tasto L) e la possibilità di vedere lo scenario eliminando dalla visuale le vignette con il tasto Cerchio. Utile per contemplare i progressi il menù Flowchart, che ci mostra una timeline dettagliata con le possibili diramazioni delle route, senza dimenticarci dell’utilissima opzione per saltare i dialoghi, ideale per saltare le parti già viste nelle run seguenti o per sbloccare in men che non si dica il Platino (ma a questo ci arriveremo fra poco). Ancor più precisa è la selezione del capitolo nel menù degli extra, che ci consentirà di partire da qualunque scena desideriamo per leggerla nuovamente o rigiocare un Soul Touch (senza che abbia però effetti sulla partita in corso).

Altre peculiarità del menù extra sono la possibilità di guardare tutte le CG sbloccate finora e addirittura di ascoltare le ottime soundtrack che ci accompagnano per tutto il gioco. Queste sono relativamente poche, ma sono tutte suggestive e calzano a pennello con ogni contesto in cui ci vengono fatte ascoltare, a partire dalla superba opening realizzata in stile anime. Degno di nota il doppiaggio giapponese, che non fa sentire la mancanza di quello inglese neanche per un secondo. Voci credibili grazie alla recitazione, dalle tonalità ideali per tutti i personaggi, principali o secondari che siano.

Visivamente parlando, l’interfaccia ricorda quelle di Persona, le immagini sono sempre pulite e i character design originali, anche se segnaliamo un eccessivo fanservice per il pubblico femminile, vista la quantità smisurata di muscoli e addominali che ci ritroveremo a guardare specialmente durante le ultime due scene Soul Touch per ogni personaggio, in cui – fuori contesto – verranno denudati senza troppi complimenti.

Trofeisticamente parlando: lascia, faccio io

Come riportato di sopra, il Platino di Bad Apple Wars è tutt’altro che complicato da ottenere. Essenzialmente bisognerà finire la storia dieci volte per sbloccare tutti i finali dei personaggi e le rispettive NEVAEH ending, per questo bisognerà stare attenti a dove toccare durante le Soul Touch. Gioca un ruolo fondamentale in caso di noia (comprensibile dopo una run con le Bad Apples e una con le Good Apples) la Skip Mode totale, che vi consentirà di saltare tutti i dialoghi velocemente, facendovi giocare solo le fasi di tocco. Vi avvertiamo: nonostante la tentazione, saltare i dialoghi vi farà perdere una bella storia! Qualora foste interessati, abbiamo appositamente scritto la guida ai trofei per aiutarvi.

VERDETTO

Bad Apple Wars è una bella visual novel, ricca di colpi di scena e personaggi caratterizzati egregiamente, anche se negli ultimi capitoli tende a concentrarsi sulla route scelta piuttosto che sulla vera e propria trama. Il gameplay è tuttavia ridotto all'osso: è un aspetto definito solo dalle scene touch e dall'interazione con la mappa, ribaltando però la situazione visivamente e musicalmente con risultati eccezionali sotto questi profili. Lo consigliamo, magari in sconto, ai fan del genere.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.