Digimon Story Cyber Sleuth – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Bandai Namco Developer: Media Vision
Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: JRPG Giocatori: 1 (Online: 1-2) PEGI: 12 Prezzo: 49,99 €

In occasione del quindicesimo anniversario, i fan di Digimon hanno avuto di che leccarsi i baffi in quanto ad iniziative per celebrare l’evento. Su tutti spicca certamente l’annuncio della settima serie animata, ma nel terzo millennio si parla tanto di multimedialità, e dunque ecco che Bandai Namco ha colto l’occasione per lanciare (anche) sul mercato occidentale un nuovo videogioco ispirato ai celebri Digital Monsters.

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Mosca bianca

Le ultime iterazioni videoludiche su licenza Digimon sono state una cosa peggiore dell’altra, con l’ultimo arrivo, Digimon All-Star Rumble, a decretare il definitivo sprofondo negli abissi delle pubblicazioni scadenti. Rassicuriamo subito i nostri lettori dicendo che con Digimon Story Cyber Sleuth abbiamo una convinta ed applauditissima inversione di tendenza. Arrivato poco fa in Italia in esclusiva per le console Sony, più precisamente per PlayStation 4 e PlayStation Vita (che costituisce nettamente la console migliore per giocarci), Cyber Sleuth è un JRPG, cioè un gioco di ruolo giapponese, che più classico di così si muore. Finalmente, dopo tanto tempo, aggiungeremmo.
In base al sesso scelto, vestiremo i panni di Takumi Aiba o Ami Aiba, ragazzo e ragazza, rispettivamente. Hacker di livello piuttosto basso, il nostro Takumi o la nostra Ami si ritroveranno a fare parte di un disegno enormente più grande di loro, una volta entrati in possesso del Digimon Capture, ossia la possibilità di “catturare” e allevare i nostri amati Digimon. In quel di Tokyo (ricostruita come si deve, in cui i quartieri più illustri sono assolutamente presenti, vedi Akihabara e Shinjuku, con tanto di manifesti della “rivale” SEGA) e nel mondo digitale di EDEN, i pericoli si faranno presto lampanti e, almeno inizialmente, saranno identificati con dei misteriosi esseri chiamiati “Eater”, i quali porteranno delle conseguenze prima inimmaginabili nelle vite del protagonista.

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Per fortuna la bella Kyoko Kuremi, responsabile della Kuremi Detective Agency, verrà presto in nostro soccorso, inagurando in un certo senso la nostra carriera di “Cyber Sleuth”, ossia indagatore di misteri di natura digitale. Meglio fermarsi qui perché, come forse avrete capito, la trama di Digimon Story Cyber Sleuth è molto meno banale e meno sfaccettata di quanto ci si potrebbe aspettare da un titolo su licenza: non abbiamo davanti a noi il nuovo Metal Gear Solid, badate bene, ma certamente i colpi di scena, così come dei personaggi ben caratterizzati, non mancano.
In questo “pro” si inserisce, però, anche una delle maggiori penalizzazioni per il titolo: la sua mancata localizzazione. Audio in giapponese e sottotitoli in inglese, considerata la mole NOTEVOLE di dialoghi presenti, costituiscono un limite non da poco per chi non mastica per niente la lingua anglosassone, ma in generale rendono l’esperienza ludica piuttosto pesante anche per chi non è proprio un madrelingua. La narrazione infatti avviene soprattutto tramite dialoghi scritti, con le cut-scene veramente ridotte all’osso, per quanto spettacolari, e dotate del solo compito di illustrare i momenti chiave.

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Se siete comunque in possesso di una padronanza anche solo discreta della lingua inglese, in ogni caso, date una possibilità a Cyber Sleuth, dato che rimane piuttosto facile capire il senso generale del discorso e che cosa bisogna fare per proseguire, complice anche una buona monitorazione dei vostri progressi nell’avventura.

Oggi mi sento handheld

Come velocemente accennato in precedenza, Digimon Story Cyber Sleuth è largamente consigliato su PlayStation Vita. Perché? Beh, ci sono più fattori che fanno pensare che la natura del titolo sia nettamente “portatile”. Prima di tutto, le poche cut-scene, anche per favorire un peso in termini di byte più accessibile per una scheda di memoria esterna, rispetto ad un hard disk, ad esempio – 2,5 GB è il peso approssimativo. Poi i tempi di caricamento, molto frequenti ma altrettanto brevi, così come la possibilità di salvare in qualsiasi momento, nel caso in cui dobbiate scendere alla prossima fermata della metro. Aggiungiamo una linearità di fondo piuttosto evidente, particolarmente adatta per non perdersi in sessioni di gioco “da una partita e via”, così come delle fasi di esplorazione che al massimo vi metteranno di fronte ad un bivio, tra l’altro con una delle due strade che si concluderà pochi metri dopo e che porterà al “classico scrigno del tesoro”, per quanto in formato digitale.

Quest’ultima caratteristica, oltre ad essere una chiara strizzata d’occhio al videogiocatore “old school” così come lo è la scelta del genere di appartentenza, risulta un chiaro tentativo – riuscito – di non fare mai perdere la bussola al giocatore.

Toh, è uscito Final Fantasy X con Agumon al posto di Tidus

Prendete il sistema di combattimento di Final Fantasy X, aggiungeteci un’evoluzione dei mostriciattoli molto simile a quella dei PokèMon e, infine, buttateci dentro circa 250 Digimon. Non è l’ultima ricetta di Benedetta Parodi bensì il tentativo di spiegare ad un perfetto sconosciuto in che cosa consista il gameplay di Digimon Cyber Sleuth.

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Per quanto frettolosa, la descrizione precedente risulta essere tutto fuorché erronea, anzi. Chi ha amato la decima fantasia finale e i suoi turni rigidissimi, senza robaccia “Real Time” e affini, troverà in Digimon Story Cyber Sleuth una piacevolissima sorpresa, visto che il battle system proprio in questo consiste. Due schieramenti, una barra sulla destra che indica il turno attuale e i prossimi e tanta, tanta materia grigia da sfoderare, prima ancora della forza bruta, per prevalere sull’avversario, proprio come in una partita a scacchi.
Comando di attacco, abilità speciali, guardia e oggetti sono le voci che troverete per guidare il vostro Digimon all’azione; attacco, difesa, velocità, attacchi magici o fisici sono le coordinate attraveso le quali dovrete muovervi. Come detto, Cyber Sleuth probabilmente non introduce nulla di veramente nuovo, ma propone delle formule così ben consolidate e che in Europa, su console Sony, non si vedevano da così tanto tempo, che muovere una critica su questo piano sarebbe fuori luogo.

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Degno di menzione e che rende unico il prodotto è sicuramente l’aspetto “Digimon”. Prima di tutto, per catturarli, niente PokéBall, ma un sistema di Scan che vi permetterà di fare vostro un Digimon una volta che lo avrete incontrati, tramite incontri casuali, il numero sufficiente di volte. Gli sviluppatori hanno inoltre implementato un sistema di digievoluzioni e de-digievoluzioni intrigante e capace di inserire una componente strategica anche nelle dinamiche interne al party, basato su quanto avete usato un particolare Digimon (CAM), a quale livello lo avete fatto digievolvere (ABI), quali sono le sue statistiche e così via. A differenza dei PokèMon infatti le strade delle evoluzioni per Gabumon e compagnia si intersecano, si incontrano, si scontrano e a volte capita pure che retrocedano. Per ottenere la possibilità di digievolvere i vostri alleati in alcuni dei cyber-mostri più potenti dovrete per forza fare qualche passo indietro, a volte, passare da Agumon a Koromon, per capirci, “livellare” nuovamente e poi passare ancora alla forma di Agumon, che fatto il necessario rodaggio potrà finalmente mutare nel tanto desiderato Greymon. Molto più facile a farsi che a dirsi, fidatevi: vi basti comunque sapere che smanettare con le digievoluzioni diventerà ben presto emozionante tanto quanto combattere.

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Una scelta decisamente “consapevole” da parte dello studio di sviluppo è stata quella di offrire al giocatore la possibilità di fare guadagnare esperienza ai propri Digimon lasciandoli semplicemente nelle cosiddette “DigiFarm”, disponibili nel cosiddetto DigiLab, una sorta di quartiere generale. La permanenza in una delle massimo cinque DigiFarm non garantirà tanta esperienza quanto quella che i Digimon si guadagnerebbero combattendo, logicamente, ma abbastanza da saltare a piè pari le fasi più noiose della crescita. Una scelta che ribadiamo essere veramente intelligente, nonostante nel party ci possano arrivare ad essere fino al cospicuo numero di undici Digimon.

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Completano il quadro il “solito” sistema di debolezze e resistenze, tipico anch’esso dei JRPG, che però in questo caso si sviluppa su un duplice livello: uno più generale (con Digimon “Data”, “Virus” e “Vaccine” a distinguersi tra loro, oltre a quelli neutrali) e uno invece più specifico caratterizzato dagli elementi quali fuoco, vento, terra, ghiaccio e così via.

Per concludere

Abbiamo già sorpassato abbondantemente quota mille parole, segno che questo Digimon Story Cyber Sleuth ci è piaciuto non poco, oltre al fatto che fa sempre piacere vedere giochi meritevoli uscire sulla tanto ignorata PlayStation Vita. Ma non abbiamo ancora concluso.

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Almeno un cenno spetta alla longevità, che si attesta sulle trenta-quaranta ore, il lasso di tempo necessario per portare a termine i venti capitoli in cui è suddivisa l’avventura, senza contare le sub-quest – piuttosto in linea con quelle principali, a dirla tutta – che aumenteranno ulteriormente il numero delle ore di divertimento potenziale. Sul PlayStation Store, tra l’altro, potete già trovare delle ulteriori missioni aggiuntive: difficile definirle espansioni vere e proprie, considerata la consistenza, ma comunque sia il download è del tutto gratuito, dunque abbiamo solo complimenti da fare, in merito.
Volendo il titolo riserva al giocatore anche una componente online, accessibile dal DigiLab: il gioco in rete si limita però alla possibilità di sfidare un avversario tramite la rete. Oltre ad essere basilare, il matchmaking una volta non funziona e l’altra pure, dunque vogliamo interpretare questa funzionalità come una simpatica aggiunta che non incide però, in bene o in male, sulla valutazione finale, da quanto è marginale.
Per ciò che concerne l’aspetto visivo il cel-shading utilizzato fa la sua buona figura, complice un’ottima fluidità, risultando molto piacevole e colorato per gli occhi, così come ben integrato con quelle che sono le “origini” dei Digimon, ossia manga e serie animata in primis.

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Buon livello anche per ciò che riguarda il sonoro: i brani che ci accompagneranno dall’inizio alla fine dell’avventura risultano essere molto orecchiabili e adatti ai diversi contesti di gioco – oltre che tipicamente nipponici, a tratti, il che non fa mai male. Sufficientemente espressivo anche il doppiaggio, che ricordiamo essere esclusivamente in lingua giapponese, con sottotitoli in inglese.

Trofeisticamente parlando: hai voglia, a digievolverti…

La “cattiva” notizia è che ottenere il platino di Digimon Story Cyber Sleuth vi porterà via svariate decine di ore; quella buona è che molto tempo dovrete comunque impiegarlo per portare a termine il gioco, dunque nel caso in cui siate motivati a concludere le missioni principali, di riflesso vi ritroverete a buon punto anche per quanto concerne il 100% a livello di trofei. Al di là di tutto l’elenco trofei è piuttosto vario, visto che vi sarà richiesto di ottenere centinaia di Digimon diversi, ottenere delle medaglie interne al gioco (occhio a trovare sempre Victory Uchida nei diversi capitoli!) e tanto altro, con un unico trofeo online che vi chiederà di ottenere trenta vittorie – il pessimo matchmaking in questo caso potrebbe essere una spina nel fianco. Concludendo, la strada è lunga ma piuttosto percorribile!

VERDETTO

Digimon Story Cyber Sleuth è un titolo imperdibile per gli amanti dei Digimon e dei JRPG classici, specie se in possesso di una PlayStation Vita. Un gameplay molto solido, un buon comparto audiovisivo e una longevità da decine e decine di ore rendono in realtà il prodotto appetibile un po' a tutti, attendendo gli eventuali seguiti che dovrebbero comunque svecchiare un richiamo troppo palese alla tradizione. Buona la prima, in ogni caso.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.