Downwell – Recensione

Sviluppatore: Moppin Publisher: Devolver Digital Piattaforma: PS Vita (disponibile anche per PS4, Mobile) Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 4,99 € Italiano:

Lanciato per PC nell’ottobre dello scorso anno, Downwell è un indie game atipico, definito “uno shooter-platform a scorrimento verticale con elementi roguelike”, che detto così farebbe pensare semplicemente a una grossa e incoerente macedonia di generi diversi. Il progetto originariamente sviluppato da Moppin, pseudonimo di Ojiro Fumoto, ha però suscitato l’interesse di Devolver Digital che ha portato il progetto prima proprio su PC, poi su smartphone e infine, a distanza di poco più di sei mesi, anche su PlayStation 4. Andiamo quindi ad analizzare più nel dettaglio questo curioso mix.

Il pozzo dei desideri

La trama di Downwell non potrebbe essere più semplice: un giovane uomo si trova, di notte, seduto nel parco della sua città e decide improvvisamente e senza un motivo apparente di voler esplorare il vicino pozzo per recuperare quanti più tesori possibile. Ecco che il nostro impavido eroe a 8 bit si butta quindi nel baratro, armato solo della sua buona volontà e dei suoi stivali, in grado di sparare micidiali proiettili. Nulla più e nulla meno che l’essenziale, per iniziare la nostra discesa in un mondo composto da pixel le cui tonalità non sono state scelte a caso. Il fondale completamente nero infatti ha la doppia funzione di creare nel giocatore il senso di oscurità del pozzo e di far risaltare al massimo il bianco scelto per gli elementi di bordatura e del personaggio e il rosso utilizzato per i nemici, le gemme e i vari potenziamenti che troveremo sulla nostra strada.

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Sì, perchè la cavità sarà ricca di tesori da raccogliere così come anche di terribili mostri pronti a banchettare con il nostro bianco e caldo cadavere, a patto di non essere noi, in primis, a sbarazzarci delle minacce sfruttando la nostra unica arma, ossia i già citati “stivali da fuoco” che avranno la doppia funzione di spianarci la strada verso le profondità più profonde del pozzo e di rallentare la nostra inesorabile discesa verso l’ignoto, dandoci la possibilità di pianificare in pochi attimi una strategia d’azione. La prontezza di riflessi, oltre che a una buona dose di pazienza, sarà infatti una delle qualità fondamentali richieste per cimentarsi con successo in Downwell, un gioco per certi versi crudele, che non avrà pietà di tutti coloro che non affronteranno la sfida messa in piedi dai ragazzi di Devolver Digital con il dovuto impegno. Vediamo però più nel dettaglio cosa succede durante la caduta libera del protagonista.

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Spara che ti passa

La già esplicata meccanica di gioco di Downwell è semplice tanto quanto la trama di gioco. Gettandoci nel pozzo infatti il nostro eroe inizierà una discesa verticale articolata in quattro piani, composto ognuno da tre livelli, in cui potremo solamente spostarci a destra e a sinistra dello schermo per evitare (o colpire volontariamente) i nemici che tenteranno di eliminarci. La nostra discesa sarà veloce e inesorabile, dato che non avremo possibilità di arrestare la nostra caduta se non atterrando sulle sporgenze che di tanto in tanto troveremo e che ci permetteranno di prendere fiato prima di riprendere la caduta. In nostro aiuto però avremo degli stivali dotati di pistole, un’arma quantomai curiosa che darà a questo platform verticale tinte decisamente shooter. Le pistole poste sulle calzature saranno dotate di munizioni infinite, ma per poter essere ricaricate dal nostro personaggio dovremo necessariamente trovarci con i piedi per terra, dunque su una qualsiasi superficie, come ad esempio le sopracitate sporgenze.

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Fin da subito però sarà interessante notare come non saranno solo le pavimentazioni a permetterci di ricaricare la nostra arma, visto che anche atterrando sui mostri che popolano il pozzo avremo modo di fare un rapido reload e tornare a sparare a più non posso, oltre a eliminare il disgraziato avversario su cui avremo la fortuna di atterrare. Questo aggiunge fin da subito un altro elemento tipico dei platform che ben si integra con le altre meccaniche di gioco, compresa la possibilità di rallentare la nostra discesa usando gli stivali. Oltre a servire come utile strumento di morte infatti ogni colpo che emetteremo ci permetterà di fluttuare in aria rallentando e permettendoci di decidere cosa fare della nostra vita e quale direzione prendere per colpire quanti più mostri possibile oppure, in casi disperati, come evitarli per non subire danni, avendo magari terminato i colpi a nostra disposizione.

Se, per un indie game le cui premesse non facevano presagire un’eccessiva profondità vi sembra già di avere tanta carne al fuoco, sappiate che manca ancora ciò che rende Downwell anche un titolo roguelike.

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Per me un doppio shotgun con ghiaccio

Abbiamo quindi visto come Downwell riesca a essere nel contempo un ottimo shooter e un’interessante platform, ma c’è un altro elemento che i ragazzi di Devolver Digital sono riusciti a inserire all’interno di questo variegato contesto senza però snaturarne le meccaniche base. Stiamo parlando degli elementi che richiamano lo stile dei giochi di ruolo, ossia la possibilità di personalizzare e migliorare il nostro personaggio man mano che proseguiremo la nostra avventura. Sebbene infatti all’inizio saremo dotati delle sole pistole, ci potrà capitare di trovare di tanto in tanto delle stanze laterali al cui interno si celeranno potenziamenti (o negozi in cui acquistarli a suon di gemme) che modificheranno la tipologia di fuoco, passando quindi dal semplice colpo singolo a mitragliatrici, shotgun e perfino micidiali laser. I potenziamenti degli stivali non saranno però gli unici power-up disponibili, dato che potremo anche recuperare utili oggetti quali jet pack per levitare anche se saremo a corto di munizioni, forchette per divorare i cadaveri dei nemici e recuperare salute e molto altro ancora.

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Per tutti quelli che fossero così sfortunati da saltare ogni stanza poi i ragazzi di Devolver Digital hanno preparato una piccola ancora di salvezza: terminando infatti con successo un piano avremo comunque la possibilità di ottenere gratuitamente una modifica, aiutandoci dunque a migliorare le qualità del nostro eroe. Queste molteplici possibilità di sviluppo del personaggio renderanno diverso e unico ogni playthrough che compiremo, un po’ come accade in altri indie game quali l’apprezzato The Binding of Isaac, e ci spingeranno a giocare più e più volte il titolo, anche una volta che, dopo numerose morti e varie imprecazioni, saremo riusciti a vedere la fine del pozzo. Questo anche grazie alla scelta di generare randomicamente ogni stanza e ogni piano che andremo ad affrontare e facendo dell’ignoto una vera e propria arma per tenere incollato il giocatore allo schermo e spingerlo a tentare più e più volte la discesa, consapevole che migliori potenziamenti o maggior fortuna con le stanze segrete potrebbero aiutarlo a terminare il gioco.

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Duro ma giusto

Quello che abbiamo visto fino as ora è un perfetto mix di generi diversi, dal platform al roguelike, ma quello che rende veramente unico Downwell è il suo particolare gap di difficoltà. Cimentandosi infatti con il titolo di Devolver Digital riconosceremo uno degli elementi tipici di titoli dello stesso team di sviluppo, come ad esempio l’ottimo OlliOlli, ossia la presenza di un livello di gioco definibile “superficiale”, accessibile quindi a tutti, e di uno più profondo, raggiungibile solo dopo aver dato fondo a tutte le nostre abilità. Downwell è, a tutti gli effetti, la personificazione del detto “sbagliando si impara”, perchè tutte le morti che accumuleremo con le nostre discese nel pozzo avranno il grande merito di non essere solo fini a stesse ma di insegnarci qualcosa per il playthrough successivo, migliorando volta per volta i risultati che otterremo. A tutto ciò si unisce la scelta di premiare ogni morte andando ad aumentare con le gemme ottenute una particolare barra di esperienza che, man mano che verrà completata, andrà a sbloccare nuovi potenziamenti, stili di gioco extra e colorazioni speciali da applicare al gioco per personalizzarlo, passando dal classico trittico rosso/nero/bianco a tonalità che sfociano anche nello psichedelico, con però il rischio di rendere il tutto talmente colorato da essere ingiocabile.

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Questa particolare scelta di creare un titolo difficile ma istruttivo ha però un rovescio della medaglia, visto che i giocatori meno assidui potrebbero venir scoraggiati dall’eccessiva complicatezza e frenesia del titolo, trovandosi dopo poco ad abbandonare una sfida che chi invece deciderà di portare avanti troverà appagante e assuefacente. Una piccola e doverosa menzione va fatta per lo stile grafico scelto, ossia quello a 8 bit, che non penalizza assolutamente un titolo fluido e con modelli poligonali ed effetti a schermo, quali le esplosioni dei colpi o la distruzione dei mostri, splendidamente realizzati, e per la coinvolgente colonna sonora che aiuterà a calarci nel pozzo con ancora più enfasi. Un ultimo accenno invece lo riserviamo al cross-buy, che ci permetterà di provare Downwell anche sul piccolo schermo di PlayStation Vita. L’esperienza però non trae troppo giovamento dalle minute dimensioni della console portatile e, nonostante risulti comunque tranquillamente giocabile, siamo convinti che riesca a dare il massimo solo su un buon televisore, in cui sarà più facile e meno caotico scegliere la direzione ed evitare o colpire i mostri.

Trofeisticamente parlando: spara che ti passa

Nonostante si tratti di un indie game i ragazzi di Devolver Digital sono riusciti a creare una lista trofei con ben 23 coppe tra cui una di prezioso Platino. Raggiungere però la massima ricompensa non sarà impresa da poco, visto che ci verrà richiesto di diventare dei veri e propri maestri della caduta completando il gioco sia in modalità Normale che Difficile. Se a questo aggiungiamo trofei come “Stivali Lucidi”, che vi richiederanno di completare un’intera zona (attenzione, zona, ossia l’insieme dei tre livelli) senza mai toccare terra, allora sappiate che per arrivare al Platino di Downwell ci sarà da sudare ben più delle proverbiali sette camicie.

VERDETTO

I ragazzi di Devolver Digital, dopo titoli come Hotline Miami e OlliOlli, ci sono ricascati. Downwell è un indie game geniale, che riesce a mischiare sapientemente tre generi così diversi quali i platform, gli shooter e i roguelike, prendendo il meglio da ognuno dei tre e dando al giocatore un titolo semplice ma al contempo profondo, che per essere padroneggiato richiederà ore e ore di gioco e soprattutto uno svariato numero di fallimenti. Il grande merito di Downwell però risiede tutto nel riuscire a trasformare gli insuccessi in un insegnamento, fattore che ridurrà al minimo la frustrazione e farà sì che il gioco girerà sulle vostre console fisse e portatili per lungo tempo. Ultimo ma non ultimo un prezzo ridotto all'osso, che lo rende un acquisto obbligato per tutti gli amanti del genere.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.