Drowning – Recensione

Sviluppatore: Polygonal Wolf Publisher: Sometimes You Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 2,99 € Italiano:

Creare un gioco, o un’esperienza come si sente spesso dire negli ultimi tempi, con l’obiettivo di suscitare emozioni o indurre il giocatore a riflettere su certe tematiche, non è facile. Lo studio Polygonal Wolf si è voluto cimentare in quest’ardua sfida, raccontando la depressione vissuta da un ragazzo durante gli anni della scuola. Spesso, nei videogiochi, ci siamo trovati a interagire con personaggi affetti da disturbi e patologie di ogni genere, depressione compresa, ma raramente ne abbiamo impersonato uno, entrando a contatto con i suoi pensieri e tutti i problemi causati dalla malattia. Questo è Drowning, che oggi recensiremo per voi.

Toccare il fondo, per poi risalire

Parlare del comparto narrativo di questo titolo, rimanendo perfettamente oggettivi è quasi impossibile. Come altre produzioni, improntate sul coinvolgimento emozionale, il giudizio finale può cambiare sensibilmente; qualcuno che magari ha vissuto un’esperienza simile, direttamente o indirettamente, potrebbe farsi coinvolgere e vivere a pieno Drowning, a differenza di chi è più distante da certe tematiche. Fatta questa piccola, ma doverosa premessa, partiamo con l’introdurre la trama vera e propria. In questo walking simulator, esplorando paesaggi più o meno immersi nella natura, conosceremo la storia di un ragazzo che parla della sua vita e del suo rapporto con la depressione, dall’ottavo al dodicesimo anno di scuola.

Volendo fare un paragone con il sistema scolastico italiano, la storia è ambientata tra l’inizio delle scuole medie e la fine delle superiori; un periodo dell’adolescenza in cui si è particolarmente sensibili e vulnerabili psicologicamente. Durante il nostro cammino, compariranno a schermo delle frasi che rappresentano i pensieri del protagonista e parlano della sua routine, di quello che gli accade e dei suoi stati d’animo.

Abbiamo apprezzato molto la scelta di personificare la depressione, che viene indicata come un qualcuno più che come un qualcosa. Una presenza costante, che in alcune fasi dell’avventura arriva addirittura a comunicare con noi. L’introduzione è un po’ lenta e, complice il disastroso comparto tecnico di cui parleremo più avanti, potreste avvertire un po’ di noia e non entrare affatto in empatia con il personaggio e la sua storia. Più avanti, comunque, la vicenda viene esposta in maniera più chiara con un conseguente aumento del coinvolgimento del giocatore, anche grazie a un ritmo narrativo più incalzante.

Si avverte che chi parla ha vissuto in prima persona la depressione, i sentimenti sono quindi genuini ed è per questo che, in alcuni momenti, Drowning è riuscito a toccare le corde giuste e a emozionarci. Ciò che di positivo c’era da dire sul gioco però è finito, per cui ci tocca parlare di tutti i problemi che affliggono questa produzione, limitandone il potenziale. Partendo dalla trama che, in molti casi, poteva essere raccontata in maniera diversa, soprattutto per quanto riguarda le fasi iniziali e i diversi finali (visto che il gioco ne prevede uno principale e tre segreti). La narrazione infatti fa un po’ fatica a decollare e poi, quando finalmente entra nel vivo facendosi più coinvolgente, non riesce, secondo noi, a concludere in maniera chiara e soddisfacente.

Guardare, ma non toccare

Per quanto concerne il gameplay Drowning offre ben poco, lasciando giusto qualche collezionabile nascosto tra le ambientazioni e dando la possibilità di modificare il finale, prendendo percorsi diversi. Questa scelta comunque non è stata un problema; è chiaro infatti l’intento di Polygonal Wolf di voler raccontare una storia, da un punto di vista ancora inesplorato, più che offrire un gameplay all’avanguardia. L’avventura, dalla durata molto risicata (parliamo di un’oretta abbondante), è quindi qualcosa da guardare e in cui immedesimarsi, in cui l’unico compito del giocatore sarà quello di muovere in avanti il protagonista, osservando lo scorrere degli eventi dalla visuale in prima persona. Volendo rigiocare l’avventura per scoprire gli altri finali, sarà anche possibile saltare tutti i capitoli, per arrivare in pochi minuti al punto desiderato (e sbloccare più in fretta tutti i trofei disponibili).

Povero nella forma

Una delle note dolenti della produzione è sicuramente il comparto tecnico. Il risultato finale è infatti disastroso, caratterizzato da un continuo e fastidiosissimo effetto pop-up, oltre che da un’estrema povertà di contenuti. Drowning è chiaramente sviluppato da qualcuno che ha poca dimestichezza con motori grafici e altri tecnicismi, per cui, forse, sarebbe stato meglio raccontare questa storia in un altro modo. In produzioni del genere non cerchiamo grafica da tripla A, naturalmente, ma neanche possiamo accontentarci di qualcosa di così tanto amatoriale e mal ottimizzato. Bocciato anche il level design, con ambientazioni anonime e poco interattive, che annoia il giocatore piuttosto che valorizzare la narrazione. Sufficienza invece per il comparto sonoro, anch’esso non indimenticabile, ma comunque capace di alternare suoni e silenzi al momento giusto.

Trofeisticamente parlando: una passeggiata

I diciassette trofei di Drowning sono davvero molto semplici da ottenere, soprattutto con la nostra guida a portata di mano. Considerato inoltre il costo irrisorio del gioco, questo Platino e i suoi nove trofei d’oro diventano un’occasione ghiotta per tutti i cacciatori più accaniti. In poco meno di un’ora, grazie alla possibilità di saltare i capitoli, riuscirete infatti a completare il gioco, raccogliere i collezionabili e assistere a tutti e quattro i finali disponibili.

VERDETTO

Drowning meriterebbe qualche punto in meno se considerassimo solo gameplay e comparto tecnico, a causa di una realizzazione molto scadente che finisce per limitare anche gli aspetti positivi della narrazione. L'idea sulla quale si basa la trama e la sua fonte, ovvero una persona che ha davvero vissuto in prima persona la depressione, sono invece più interessanti e riescono anche a emozionare, in alcuni momenti. Il titolo di Polygonal Wolf, insomma, è qualcosa di difficile da salvare, volendolo valutare oggettivamente. Chiudendo un occhio, invece, troverete una storia non comune nel mondo dei videogiochi, raccontata in maniera non perfetta, soprattutto nell'introduzione e nel finale, ma da un punto di vista diverso dal solito che potrebbe non lasciarvi del tutto indifferenti.

Guida ai Voti

Gennaro Favatà
Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.