Explosive Jake – Recensione

Sviluppatore: PigeonDev Publisher: Sometimes You Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Puzzle Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 4,99 € Italiano:

Per tanto, troppo tempo nell’industria – in particolar modo dalla scorsa generazione – si è fatto abuso dello strumento della pixel art o di stili volutamente retrò. In molteplici occasioni, lo stile 8 o 16 bit ha fornito a un videogioco un valore aggiunto, il 2D ha elevato le potenzialità di determinati titoli e l’amore per lo stile arcade classico ancora riecheggia nei cuori degli appassionati. Ma a tutto c’è un limite. Dall’era PlayStation 3 inoltrata, moltissimi sviluppatori indipendenti hanno scelto di affiancarsi a questa corrente e sviluppare titoli a basso budget per capitalizzare con il minimo sforzo, nonostante le potenzialità dell’hardware e la facilità di utilizzo degli engine. Quantomeno la maggior parte di essi ha presentato idee valide e gameplay unici, pur prendendo ispirazioni da videogiochi più rinomati. Quest’ultima scelta – e questa soltanto – è stata presa dagli sviluppatori di Explosive Jake, una scopiazzatura da altri giochi che con il minimo sforzo ha, per noi, ottenuto un risultato ancora inferiore. Ecco la nostra recensione.

Explosive Jake

Il cugino illegittimo di Bomberman

L’immagine del client e l’avvio del gioco ci avevano fatto sperare bene. Un Bomber-like (passateci il termine) con uno stile cartoonesco alla Cuphead? Un sogno, all’apparenza, ma non all’atto pratico. Senza alcuna particolare ragione – sul serio, il gioco inizia e finisce senza alcuna spiegazione o contesto – vestiremo i panni di Jake, uno scheletro amante delle bombe, e vagheremo per i quaranta stage facendo saltare in aria nemici e ostacoli, in modo da trovare la via di uscita dal dungeon. C’è poco da dire anche sul gameplay. Si tratta essenzialmente di un videogioco con visuale dall’alto strutturato a griglia, in cui i giocatori dovranno passare per le caselle con oggetti o nemici da distruggere, piazzare una bomba e scappare prima che il range della suddetta colpisca anche noi. Lo scheletro (perdonateci) di Explosive Jake è un tributo, se così possiamo definirlo, al classico Bomberman, anche se già dai primi secondi di gioco saltano all’occhio due sostanziali differenze.

Prima di tutto, c’è una schermata dei punteggi farlocca, che pur contando i punti a ogni oggetto o nemico colpito non premia i giocatori con niente, neppure con una classifica di fine livello o di fine gioco. Un trascurabile elemento a sé stante, probabilmente presente solo per richiamare l’era delle sale giochi. La seconda differenza sta nella possibilità di attraversare le proprie bombe, cancellando di fatto la più grande sfida del gioco a cui si ispira: posizionare con cura gli esplosivi in modo da non incastrarsi e poterne uscire prima della detonazione, una limitazione divenuta feature del classico Bomberman. Apprezziamo il controbilanciamento dovuto alla presenza di più stanze in un singolo stage e ai pattern nemici di primo impatto difficili da prevedere, così come approviamo il design frustrante di alcuni livelli. Ci siamo, sì, innervositi più volte a rigiocare sempre le stesse sezioni per brutalità di design, ma quantomeno il livello di sfida ci ha saputo intrattenere, anche se esclusivamente in tre o quattro livelli su quaranta.

Explosive Jake

A che serve?

Nessun tutorial e nessuna spiegazione vengono forniti al giocatore, né sul da farsi né sull’utilità degli oggetti trovati sul campo. I power-up sono anonimi e lasciano al giocatore – ma solo per svogliatezza – il compito di riconoscerne gli effetti. Rispondono all’appello il classico cuore, che ci protegge da un colpo, le scarpe per correre più velocemente, il range aumentato per le bombe, uno scudo che, chissà per quale ragione, non ha alcuna utilità, e un’aquila che potenzia in maniera casuale gli altri effetti. L’unico potenziamento permanente è il numero di bombe trasportabili, tutti gli altri sono legati ai singoli stage.

Non sono i potenziamenti poco utili o che il giocatore venga abbandonato a sé stesso i veri problemi del gioco; la più grande problematica di Explosive Jake sta nei movimenti. Come scritto di sopra, il titolo ha una struttura della mappa a caselle quadrate, o a griglia, eppure Jake lo scheletro si muove in otto direzioni. Una vera tragedia considerata non solo l’inutilità di questi movimenti aggiuntivi, ma anche le spropositate hit box dei muretti, che rallenteranno i passi dello scheletro se sfiorati, quindi guai a premere una direzione in diagonale, specialmente se avete appena lasciato un esplosivo. A proposito di questi ultimi, l’eccessiva libertà di movimento nel gioco non tiene conto di com’è invece pensata la disposizione delle bombe. Questa avviene in maniera “naturale”, ovvero a griglia, e se dunque il giocatore dovesse trovarsi in un punto fuori da essa, la bomba non viene piazzata. Tutto centrato, o niente bomba.

Explosive Jake

Same old story

Ci sentiamo, però, di premiare a metà il comparto sonoro di Explosive Jake, composto da tonalità di stampo classico che ben s’incalzano con il setting. Perché dunque a metà? Primo, perché le musiche non sono in loop; secondo, perché per quaranta stage ascolteremo sempre le solite tre tracce.

explosive jake

Bocciamo invece il comparto grafico. Gli sprite sono anonimi in tutto e per tutto, a cominciare da quello del protagonista; le forme e gli aspetti dei livelli sono banali e, chissà perché solo nella versione italiana, il font classico a 8 bit viene sostituito dal carattere di Grand Theft Auto.

Trofeisticamente parlando: let’s go. In and out. Twenty minute adventure.

Già, il set di trofei di Explosive Jake è talmente lineare e facile da completare che il suo Platino vi richiederà venti minuti o giù di lì. Nessuna azione in particolare è richiesta, nessun punteggio da raggiungere o magari uccisioni multiple da eseguire, tutto ciò che è richiesto è completare i livelli, dal primo all’ultimo. Finito lo stage 39 avrete il Platino… facile come bere un bicchier d’acqua.

VERDETTO

Explosive Jake è un disastro, un videogioco che tenta di aggrapparsi a un genere ormai di nicchia senza neppure riuscirne a replicare gli aspetti più importanti. Un abominio di game design che salviamo dall'abisso del 3/10 solo perché ha una colonna sonora orecchiabile (ma irritabile alla lunga) e perché in pochi frangenti è capace di far impegnare sul serio i giocatori, o meglio farli adattare agli innumerevoli errori del gameplay.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.