Gun Crazy – Recensione

Lo sentite il rumore del gettone che entra in quel coloratissimo cabinato e la musica stereotipata partire a tutto volume? Ecco, Gun Crazy richiama moltissimo gli sparatutto anni Novanta che si giocavano con la paura di morire troppo presto e aver sprecato l’ultimo gettone della giornata. Ecco la nostra recensione.

Gun Crazy

Ammazzali tutti!

Partendo dall’inizio dei tempi e arrivando a Gun Crazy, si possono raccontare molte storie, ma nessuna che possa dare un background alla nostra protagonista. Di lei sappiamo solo che è una poliziotta dai capelli azzurri e che vuole uccidere tutti quelli che incontra. Speriamo ardentemente siano solo cattivoni e non gente che le sta antipatica o uno dei suoi ex-ragazzi.

All’accensione della console, dato che, come dicevamo, non è presente una storia o alcun tipo d’introduzione, ci si trova di fronte allo scarno menù iniziale. Qui si può scegliere tra un misero tutorial (che ha pure un’indicazione sbagliata riguardo all’uso di un tasto) o iniziare il gioco. Non è possibile modificare il livello di difficoltà, anche se, a dire il vero, non se ne sente un gran bisogno in quanto non è eccessivamente impegnativo, ma neppure di una facilità disarmante. Dunque non ci resta che buttarci nel nostro frenetico sparatutto e iniziare a far fuori i numerosi nemici!

Gun Crazy

Prima spara poi fai le domande

Gun Crazy gioca tutte le sue carte e va all-in basandosi sul frenetico gameplay. Il suo punto di forza è proprio questo: uno sconsiderato numero di proiettili che la nostra protagonista dispensa a destra e manca. Ed è anche questo il maggior richiamo degli anni Novanta di cui parlavamo prima; essendo uno sparatutto arcade con scorrimento laterale e una grafica 16 bit, questi elementi lo rendono indubbiamente adatto a una sala giochi di qualche anno fa.

Parlando del gameplay diciamo che i comandi sono limitati e semplici: salto, doppio salto e sparo. In effetti, che altro ci serve? Quindi, continuare a correre e sparare è tutto ciò che dovremo fare per superare i quattro livelli che compongono questo giochino. A volte si potrà raccogliere un upgrade per l’arma che ci concederà una limitata scorta di proiettili speciali trasformando la nostra compagna sputafuoco una volta in un laser, una volta in un lanciatore di palle che si dividono in aria, un’altra in una mitragliatrice con cadenza di fuoco molto elevata. Solo che, non appena avremo terminato quest’esiguo numero di munizioni, torneremo all’arma base. E’ un peccato che non ci siano alternative sostanziali a questa dotazione standard e non sia neppure contemplato l’uso di bombe o altri metodi di uccisione alternativi, sempre se non si considera l’attacco corpo a corpo che viene effettuato dalla nostra protagonista quando si trova a stretto contatto con un nemico e non è in grado di sparare.

Gun Crazy

Che strada prendo?

Se vi piace sparare a tante cose e cercare di schivare i proiettili, il gioco è anche gradevole. Purtroppo, a volte, i proiettili che ci vengono lanciati addosso sono un po’ troppi, lo schermo si riempie eccessivamente e non si capisce molto di ciò che sta accadendo. Essere colpiti e non accorgersene neppure è abbastanza frustrante. In Gun Crazy decisioni non bisogna prenderne; basta seguire la strada lunga e dritta che conduce ai nemici, anche se dopo un po’ la cosa diventa monotona. Le vite a nostra disposizione sono limitate ma dovrebbero bastare ad arrivare alla fine del gioco; abbiamo anche la possibilità di utilizzare tre “continua” che ricaricheranno completamente le nostre tre vite. Con questo sistema possiamo dire che le opportunità del giocatore sono sufficienti per terminare il gioco, ma non abbastanza da permettergli di distrarsi sprecando i preziosi cuoricini. Quindi fate molta attenzione, perché finiti i “continua” non si avranno altre possibilità e si dovrà ricominciare il gioco da capo.

Gun Crazy

C’è un tecnico in sala?

Lo studio Ritual Games nello sviluppare Gun Crazy non si è sforzato eccessivamente, diciamocelo… La grafica a 16 bit è essenziale e, anche se potrebbe avere un buon appeal per i nostalgici del genere, non è affatto curata e si notano diversi adattamenti che stonano nonostante la sua semplicità. Alcuni elementi sono stati ingranditi o rimpiccioliti e risaltano parecchio, inoltre i boss e i mini-boss sono veramente semplificati, sembrano quasi solamente abbozzati. La parte audio invece non è male e risulta gradevole; anche qui si vedono, o meglio si sentono, i richiami ai mitici anni Novanta. Peccato che gli spari e le esplosioni la coprano quasi completamente facendola passare in secondo piano.

Trofeisticamente parlando: attento a quando sblocchi il Platino

Bisogna fare attenzione, mentre si gioca, a quando si ottiene il trofeo Platino perché, come nella migliore tradizione Ratalaika, sarà talmente facile raggiungerlo che quasi non ce ne renderemo conto. Infatti sarà sufficiente finire il secondo livello per poter sfoggiare una nuova coppa scintillante del metallo più ambito!

Daniele Citerio
Lo zio "citte", avete presente quello zio strano che fa cose strane in posti strani? Arrampica pareti di roccia su alte montagne, scala le cascate di ghiaccio, fa yoga in mezzo alla spiaggia e poi, ve lo trovate in salotto attaccato alla play a giocare senza manco considerarvi? Ecco, sono io!