Iconoclasts – Recensione

Sviluppatore: Joakim Sandberg Publisher: Bifrost Entertainment, DANGEN Entertainment Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Da quando la scena indie videoludica ha preso piede, sempre più sviluppatori hanno preferito abbracciare una logica ben diversa rispetto a quella delle grandi case produttrici; non è un caso, infatti, che molti produttori indipendenti riprendano modelli di gameplay oramai abbandonati. Uno di questi modelli è la pixel art.

iconoclasts

Ci possiamo scrivere un libro. Leggicelo, Joakim!

Possiamo definire Joakim Sandberg, meglio conosciuto come Konjak, come un vero appassionato di questa arte, tant’è che non ha mai nascosto la sua passione per il genere, come già dimostrano le sue pubblicazioni su Nintendo 3DS di Noitu Love e successivamente con alcuni titoli indipendenti su Steam. Ci sono voluti ben sette anni per partorire l’ultimo lavoro, eppure non è stato un percorso irto di ostacoli ma più che altro un percorso zen che ha portato l’autore a crescere, a maturare e cambiare durante la creazione del progetto, tanto da curare ogni più piccolo particolare con cura degna di una sarto. Il risultato è quello di un gioco completo, dove tutti gli elementi dello scenario combaciano alla perfezione, un gioco dal ritmo invidiabile ed una narrazione profonda: Iconoclasts.

Raccontare la trama di Iconoclasts in poche righe è davvero difficile, ancor oggi mi chiedo come un gioco dall’aspetto così semplice possa nascondere tanto. A prima vista sembra un metroidvania come tanti, in cui l’unico pretesto è quello di girovagare in lungo e in largo per sconfiggere il cattivo di turno. Invece, man mano che si prosegue, si capisce quanta cura e attenzione Sandberg abbia messo non solo in ogni singolo pixel, ma anche in tutto il resto.

Il mondo di Robin, la nostra piccola e taciturna protagonista, sta andando sempre più sgretolandosi, tormentato da continui terremoti che stanno lentamente facendo scomparire il pianeta. La colpa è di tutti quei peccatori che non ascoltano le parole della Mother, il medium spirituale capace di comunicare con Him, ovvero l’essere supremo che ha donato al pianeta la fonte di energia che muove tutto: l’ivory.

Almeno questo è quello che dice la One Concern, una strana religione dal sapore cyberpunk; peccato che più che più che chiesa, la One Concern sembra possedere il tipico carattere dell’Inquisizione spagnola. Purtroppo con il mondo che va distruggendosi, l’ivory è sempre più cara e la One Concern sempre più rigida con i propri fedeli; per questo è nata la Chemica Contra, un gruppo di rivoluzionari che sperimenta nuove forme di energia, purtroppo bandito e costretto ad agire clandestinamente. Anche Robin esercita clandestinamente la professione di meccanico come suo padre, ma un giorno viene scoperta e la nostra eroina è chiamata a combattere tutto questo, cercando di districare tutti i nodi del pettine, un’operazione davvero complicata. Peccato, purtroppo, che il titolo non sia localizzato in italiano e non sempre è facile seguire i concetti di questa interessantissima storia; al contrario troviamo una colonna sonora sempre adatta alla situazione e alle ambientazioni.

La vera chiave universale

Il battle system di Iconoclasts funziona davvero bene, sia nella scelta delle armi che dei potenziamenti. Inizialmente avremo a disposizione una pistola laser e successivamente la mitica chiave inglese, arma e attrezzo lasciato dal padre della protagonista. La chiave inglese non sarà utile solo contro i nemici, ma servirà per risolvere i numerosi enigmi ambientali sparsi qua e là nella mappa di gioco e, come da tradizione per i metroidvania, ci saranno vari potenziamenti disponibili per le nostre armi che ci permetteranno di visitare luoghi prima inaccessibili.

Iconoclasts

L’aspetto interessante in cui si nota la mano di Konjak è quella di aver sfruttato al massimo le armi del gioco sia per la soluzione degli enigmi e sia per le battaglie contro i nemici. Infatti non si deve dare per scontato che le prime armi che abbiamo a disposizione successivamente non servano più, sostituite da altre più potenti. Seppur i nemici non mettano in difficoltà la nostra eroina durante l’avventura, per sconfiggerli è necessario studiare attentamente il loro pattern e usare l’arma più adatta alla situazione; un’attenzione ancora maggiore bisogna averla soprattutto con i boss, tutti diversi tra loro e per niente ripetitivi. Sandberg è stato davvero audace a inserire pochi strumenti per la nostra Robin e allo stesso tempo un vero genio a saper sfruttare questi pochi elementi in ogni suo particolare, spingendo sempre il giocatore a sfruttare il cervello per la soluzione dei problemi.

Qualche elemento GdR non guasta mai, o forse sì

Sembrerebbe un titolo assolutamente perfetto, questo Iconoclasts, ma purtroppo così non è. Infatti, un po’ per i lunghi tempi di sviluppo, un po’ per giustificare alcuni elementi di gameplay, in Iconoclasts troviamo un sistema di innesti utili allo sviluppo del personaggio e delle armi e la raccolta di materiali necessari per lo sviluppo; questi elementi, però, non sembrano determinanti al fine del gameplay, tant’è che molto spesso avremo voglia di ignorare questa parte di crafting e proseguire con la storia.

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Per tutto il resto, come già si è potuto percepire durante la stesura di questa recensione, il titolo è tecnicamente e artisticamente un’opera d’arte. Ottime le animazioni e l’ambientazione, inoltre il character design e la narrazione non hanno nulla da invidiare ai migliori titoli tripla A.

Trofeisticamente parlando: un intricato gomitolo

Non sono presenti luminescenti coppe blu di platino in questo particolare indie, che conta solo una coppa d’oro, quattro di argento e sei di bronzo. Completare al 100% la lista trofei non richiederà un notevole sforzo, la difficoltà al massimo sta nell’orientarsi nell’intricata mappa di Iconoclasts. I trofei che richiederanno attenzione saranno quelli che chiedono di aprire tutti i forzieri in un’unica run e acquisire tutti i potenziamenti, ma soprattutto terminare il gioco in Challenge Mode, in cui si morirà con un colpo solo. Il consiglio è quello di studiare il pattern dei movimenti dei boss, in quanto i normali nemici non saranno quasi mai un problema.

VERDETTO

Iconoclasts è davvero un titolo ottimo, capace di gridare al mondo come la produzione indie possa dire la sua e competere con le più grandi software house. Sandberg ha saputo fondere con estrema precisione narrazione e tecnica, sfruttando ogni singolo pixel del gioco e plasmandolo come un ragno con la sua tela. Peccato per alcuni elementi poco sfruttati come il crafting e la raccolta dei collezionabili, che sembrano elementi aggiuntivi e futili ai fini del gioco, ma se amate la pixel art non fatevi sfuggire questo piccolo capolavoro.

Guida ai Voti

Vincenzo Ficetola
Salernitano DOC, romano per adozione, lavora nell'ambito della formazione e consulenza inquinando il mondo imprenditoriale con le sue idee. Appassionato di videogiochi già in tenera età, si diletta a mipiacciare, cinguettare e scrivere dove gli capita, anche sui muri.