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Monster Monpiece – Recensione

Publisher: Idea Factory Developer: Compile Heart
Piattaforma: PS Vita Genere: Card-game Giocatori: 1 (Online: 1-2) PEGI: 12

Qualche tempo fa i giochi tipicamente giapponesi, per la maggior parte giochi di ruolo e di carte, rimanevano confinati sul suolo nipponico, senza riuscire a trovare sbocchi per essere diffusi nel mercato mondiale.
Negli ultimi anni invece un numero sempre maggiori di videogame dallo stile tipicamente orientale hanno fatto capolino sulle nostre console fisse e portatili, e uno dei maggior producer di questo tipo di giochi è Compile Heart, responsabile anche del titolo oggetto di questa recensione, ossia Monster Monpiece.

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Le protagoniste di Monster Monpiece: Elza, May, Fia e Karen

Un mondo rosa

Quello che abbiamo per le mani è un solido gioco di carte, dalla storia semplice ma interessante. Nel mondo di Yafanir esiste una razza di mostri chiamata Monster Girls, che convive con gli umani e molto spesso si allea con loro per combattimenti amichevoli. May, la nostra protagonista, è una Master che combatte usando la Monster Girl Fia e si trova coinvolta in un’avventura inimmaginabile quando la sua amica Elza cade vittima di un misterioso maleficio.
Senza entrare troppo nei dettagli della trama, che è interessante da scoprire man mano che si gioca, vi posso anticipare la prima di tante particolarità: all’interno del mondo di gioco sono presenti solo personaggi di sesso femminile. Gli unici due uomini (che non compaiono mai a schermo) sono i padri di due delle protagoniste che vengono sporadicamente nominati all’interno dei dialoghi.
Come ci si può aspettare da un gioco tipicamente giapponese, la grafica è in stile manga-cartoon, con tutti i dialoghi composti da testo a schermo contornato da immagini statiche disegnate a mano. In questo senso, le illustrazioni sono favolose, sia per quanto riguarda i persoaggi, sia per quanto riguarda le carte.

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Belle ragazze e sauna…Monster Monpiece sa come catturare l’attenzione

Presi… di petto

La grafica, appunto, è uno dei tanti punti di forza di questo titolo. Come detto precedentemente, sia le immagini presenti nei dialoghi che quelle delle carte sono disegni di qualità sopraffina e dal raffinato gusto artistico che un fan dei manga non potrà che apprezzare. Ogni singola carta e ogni personaggio ha le sue particolarità e spesso i giocatori tenderanno ad avere le loro carte preferite. Senza contare che la maggior parte delle volte i disegni riguardano ragazze formose in abiti più o meno succinti, soprattutto quando si ricorre ai potenziamenti… Ma di questa chicca parleremo più in là. Il gioco contiene più di 100 carte uniche, ognuna con il suo personale disegno, una sua voce e sue abilità particolari. Il lavoro svolto dai ragazzi di Idea Factory è encomiabile, e denota una gran voglia di produrre un gioco bello sotto ogni aspetto.
Per quanto riguarda la grafica durante le partite invece, la scelta è più sobria, con modelli poligonali su una plancia fissa, ben realizzati, con tanto di effetti speciali attivati a schermo dalle carte e animazioni ottime.
Parlando invece del comparto audio, non ci si può aspettare nulla di diverso da quelle che sono le aspettative. Canzoni in stile Jappo-Pop non fanno che aumentare il coinvolgimento del giocatore nell’atmosfera di gioco: sia le musiche di combattimento che quelle dei menu sono di alta qualità e riportano alla mente quelle di titoli come Disgaea e Trinity Universe. Insomma, il gioco sin qui è una goduria sia per gli occhi che per le orecchie. Ma dobbiamo ancora parlare dell’aspetto più importante.

Gameplay puro: se avete letto la recensione, dovreste riconoscere tutti gli indicatori
Gameplay puro: se avete letto la recensione, dovreste riconoscere tutti gli indicatori

Let’s fight!

Come detto all’inizio della recensione, Monster Monpiece è un card-game. Le battaglie sono strutturate in modo semplice, ma celano una grande profondità tattica. Due avversari si sfidano su un campo 3×10, diviso in due zone da 3×3, una per il giocatore e una per l’avversario, separate da una striscia centrale di 1×3 definita Zona Neutrale.
Il giocatore disporrà sempre di tre Punti Fortezza, che saranno le proprie vite, mentre l’avversario ne potrà avere un numero variabile tra uno e tre. Lo scopo del gioco è, ovviamente, di azzerare i Punti Fortezza dell’avversario prima che lui faccia lo stesso con i vostri. Ma in che modo possiamo colpire il nostro antagonista?
In nostro aiuto vengono le Monster Girls all’interno del nostro mazzo (che può contenere da 30 fino 40 carte, a discrezione del giocatore). Ogni carta ha un suo potere di attacco, un certo numero di punti vita e, occasionalmente, alcuni poteri e/o abilità speciali. Le carte sono divise in classi, come ad esempio Uccello, Demone o Fata, e ognuna ha un suo colore, che può essere blu, verde, giallo o rosso. Ogni Monster Girl ha un costo, che va da uno a nove, e che va pagato con i punti Mana. Tre di questi punti vengono dati in automatico al giocatore all’inizio di ogni suo turno, ma vi sono poi altri modi per aumentare l’afflusso di Mana per evocare mostri sempre più forti.
E’ possibile evocare le carte su uno dei nove quadrati della nostra zona, dopodiché esse si muoveranno di uno spazio in avanti ad ogni turno. Quando giungeranno in fondo alla scacchiera dell’avversario, gli toglieranno un Punto Fortezza e scompariranno dal gioco. Se invece il nostro mostro ne incontra uno avversario, i due si scontraneranno. Entrambe le carte si infliggono dei danni pari al loro attacco, sottraendoli dai punti vita totali a disposizione. Una volta giunta a zero la vita, la carta muore e scompare. Come detto, il gioco cela un grande senso tattico, perché vi sono alcuni eventi che richiederanno di pianificare con grande anticipo le proprie mosse.

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Il campo di battaglia

Il primo è la Catena di Colore, che si innesca evocando in sequenza carte che condividono il colore. Con due carte di fila si otterrà un bonus di un Mana extra, con tre di fila ogni nostra carta presente sul terreno di gioco riceverà un punto di Attacco e un Punto salute extra, cosa che può stravolgere le sorti una partita. Il secondo è la Fusione, che permette al giocatore di unire a una carta sul terreno una carta nella sua mano che condivida con essa il tipo di creatura (Demone con Demone, ad esempio). Una volta effettuata la fusione, il potere di attacco e la salute delle due carte si sommeranno creando un mostro molto più potente.
Se tutto questo non bastasse, vi basti pensare che vi sono carte che curano gli alleati negli spazi di fronte a loro, che potenziano, che attivano trappole e chi più ne ha più ne metta. Insomma, abbiamo per le mani un sistema di gioco davvero solido e divertente, che farà la felicità di tutti i giocatori di carte accaniti.

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Una delle carte su cui avrete la fortuna di mettere le mani (Stefano, perché hai salvato questa immagine a nome “tette Monster Monpiece”. Perché. NdD)

Livello di pornografia: Studio Aperto

Detto del favoloso sistema di combattimento, non si può non parlare della caratteristica più unica e incredibile del gioco: il sistema di potenziamento delle carte. Ognuna delle nostre Monster Girls infatti potrà essere potenziata dal giocatore fino a due volte per migliorare i suoi parametri, ridurre il suo costo di Mana o, chissà, sbloccare nuove abilità. La particolarità legata ai potenziamenti è appunto il metodo usato per ottenerli. Dopo ogni scontro infatti il giocatore verrà ricompensato con una certa quantità di Rub Points. Potremmo quindi andare nel First Rub Club, presente nel nostro Quartier Generale e, se avremo punti sufficienti per potenziare uno dei nostri mostri, inizierà un minigioco in cui dovremo trovare i punti erogeni della Monster Girl e stimolarli fino a riempire la sua barra di eccitamento. Una volta completata la stimolazione, la carta subirà una trasformazione e si potenzierà. Che transformazione potrà mai subire? Beh, ovviamente il disegno della carta muterà, e gli abiti del mostro diventeranno sempre di meno, mettendo in mostra tutte le sue grazie, fino a un livello utile a non sfociare nella pornografia. Un po’ come succede nei servizi di nicchia di un noto telegiornale.
A completare questo tripudio di ormoni impazziti si aggiunge un’ultima ed interessante caratteristica legata al potenziamento. Toccando determinate zone della Monster Girl faremo svegliare Ottom, una piccola foca arancione, e se riusciremo a farlo destare completamente scatenerà l’Extreme Love, un evento in cui dovremo scorrere le dita su e giù su entrambi i touchscreen di PsVita per aumentare al massimo l’eccitazione del nostro mostro.
Sebbene non si possa dire che si tratti di un sistema di potenziamento classico, certi giocatori potrebbero storcere il naso (soprattutto quelli di sesso femminile), ma bisogna comunque sottolineare come questo metodo permetta di sfruttare appieno le funzionalità touch della console portatile Sony, cosa che in tanti altri giochi non avviene.

La schermata di "info" delle carte è sempre molto completa, e le illustrazioni ottime!
La schermata di “info” delle carte è sempre molto completa, e le illustrazioni ottime!

Reggiseni e calze in rete

A completare il titolo troviamo anche l’unica cosa che poteva aumentare la già lunga longevità del gioco, che dura circa venti ore senza esplorare completamente la mappa. Inoltre, al di là dello sfidare l’IA nella modalità storia, potrete sfidare online altri giocatori in ardue battaglie. Al momento non è stato ancora possibile testare tale modalità poichè i server europei non risultano essere funzionanti, ma si tratta ovviamente di un’aggiunta che fa sì che i giocatori rimarranno attaccati alle loro console portatili per molto molto tempo.
Quindi è tutto perfetto? Beh, quasi. Come detto più volte durante la recensione, abbiamo tra le mani un gioco solido, splendidamente realizzato, curato e, cosa da non sottovalutare, perfetto per una console portatile. Le sfide durano mediamente 5 minuti, e quindi si può fare una partita veloce sul treno, nell’intervallo a scuola e chi più ne ha più ne metta, cosa che non abbiamo in titoli come per esempio Uncharted, titolo veramente poco adatto a una giocata “mordi e fuggi”. E’ anche vero che si tratta di un gioco che si ama o si odia, senza vie di mezzo. I giochi di carte hanno numerosi estimatori ma gli amanti dei giochi d’azione pura eviteranno Monster Monpiece come la peste bubbonica nel XIV secolo.
Durante le più di venti ore di prova del gioco poi, vi sono stati alcuni fastidiosi freeze durante i potenziamenti delle carte e alcuni dialoghi, cosa che costringe a chiudere e riaprire il gioco. Oltre a questo problema, abbiamo una mancanza che nel 2014 è quantomai strana, ossia quella dell’autosalvataggio. Il gioco infatti, una volta avviato, specificherà che non è dotato di autosalvataggio (se non in particolari momenti), e potete immaginare come questa cosa, unita a improvvisi blocchi del gioco, possa farvi perdere parecchi minuti di gioco. Nulla che non possa comunque essere risolto in breve con una provvidenziale patch.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=89lNuZEDEH4

Commento finale

Idea Factory ha creato uno dei migliori giochi usciti fino ad ora su PS Vita, riuscendo a produrre un card-game degno di questo nome, tattico e divertente. Se amate il genere dovrete assolutamente farlo vostro. L’unico punto a sfavore di questo semi-capolavoro è anche il suo punto forte, ossia la componente “hot”, che può risultare molto piacevole come anche estremamente frustrante, a seconda della prospettiva. In ogni caso, se riuscirete a guardare oltre la tonnellata di seni che il gioco vi lancerà in faccia, avrete per le mani uno dei più bei giochi di carte realizzati su console. Ammesso che vogliate, guardare oltre. Chiaro.

8/10

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.