Operation Babel: New Tokyo Legacy – Recensione

Sviluppatore: Experience Inc. Publisher: NIS America Piattaforma: PS Vita Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 39,99 € Italiano:

“Guarda come le persone sono sole, sedute sulla cima della loro torre di Babele”.
Articolo 31

Due anni fa il team di Experience Inc. portò su PlayStation Vita Operation Abyss: New Tokyo Legacy, dungeon crawler come tanti (troppi?) se ne vedono sulla console portatile di casa Sony, afflitto da vari problemi che non gli anno permesso di emergere dal limbo della mediocrità. Operation Babel: New Tokyo Legacy, seguito del gioco, riuscirà in questa difficile impresa?

Ci eravamo tanto amati

Tutti i giocatori freschi del primo capitolo oppure dotati di una buona memoria ricorderanno la trama di Operation Abyss. Un gruppo di liceali dotati di superpoteri venivano incaricati di fermare una minaccia aliena intenzionata a distruggere la città di Tokyo.

Non molto diversa la trama di Operation Babel, dato che ancora una volta faremo parte della rinomata Xth Squad, gruppo interno dell’agenzia governativa CPA composto da giovani ragazzi speciali pronti questa volta a fermare Embryo, un misterioso oggetto volante non identificato pronto a devastare Tokyo (chissà perché, con tante città al mondo).

Ancora una volta, come già nel precedente capitolo, troviamo una narrazione con testi a schermo rigorosamente in inglese accompagnati da una serie di disegni originali di ottima fattura migliorati dall’assenza delle classiche scenette semi-pornografiche che tanto piacciono al pubblico orientale ma che distruggono la tensione.

Decisamente migliorata la trama, stratificata e ricca di colpi scena. Evitando fastidiosi spoiler vi possiamo infatti dire che, rispetto a quanto visto in Operation Abyss, questa volta gli affamati di storie intriganti non rimarranno sicuramente delusi fin dalle prime battute di gioco.

Sodoma e Gomorra

A differenza della stratificazione della storia, il gameplay di Operation Babel rimane sostanzialmente invariato rispetto a quanto visto nel precedente capitolo. Dal quartier generale sarà infatti possibile accettare una serie di missioni di difficoltà crescente e ovviamente migliorare e potenziare i nostri personaggi.

Ancora più familiare sarà il senso di smarrimento durante le prime fasi di gioco, soprattutto se sarete dei neofiti della serie. Quasi nulla infatti è stato fatto per rendere il titolo più user-friendly (una delle caratteristiche anche da noi criticate), senza contare che nei primi dialoghi saremo sommersi di informazioni spesso difficili da assimilare.

Un piccolo passo avanti, in questo senso, lo si ha grazie alle prime missioni che assurgono al ruolo di tutorial per mostrare alcune delle caratteristiche dei dungeon, che analizzeremo più in là nella recensione.

Dal quartier generale sarà anche possibile gestire la propria squadra di sei elementi ancora una volta con possibilità di usarne una già presente, oppure creare il proprio team scegliendo tra una quarantina di archetipi personalizzabili tramite il sistema denominato Blood Core, che ne cambierà le caratteristiche in battaglia.

Tokyo ha bisogno di eroi

La parte più importante del gioco è, manco a dirlo, quella di esplorazione dei dungeon. Accettando le varie missioni infatti verremo teletrasportati in labirintiche mappe fatte di passaggi segreti, trappole e tanti mostri.

La caratterizzazione degli scenari è ancora una volta ben studiata. Le varie aree di gioco avranno dotazioni uniche come zone di teletrasporto, barriere elettrificate e altro ancora che ci faranno notare la differenza tra una mappa e l’altra ma che, come già successo in passato, daranno l’impressione di essere troppo slegate tra loro.

Sostanzialmente invariato invece il battle system per eliminare i mostri che ci sbarreranno la strada. Il nostro team, composto da sei membri, potrà eseguire una serie di azioni come attaccare, fuggire, usare oggetti o in certi casi sfruttare poteri magici, a seconda della specializzazione dei singoli.

Accumulando esperienza saremo poi in grado di potenziare i nostri eroi, accedendo a nuovi equipaggiamenti e sbloccando nuove tecniche d’attacco o, nella maggior parte dei casi, bonus passivi che miglioreranno le statistiche. Niente di nuovo sotto il sole quindi, a parte le Unity, tecniche speciali di gruppo da usare nei momenti più concitati della battaglia, e la possibilità di velocizzare gli scontri con una funzione di ripetizione del turno precedente.

Qualcuno vuole fare il bis?

Se, leggendo la nostra recensione fino a questo punto, avete avuto una sensazione di deja-vu, siete decisamente vicini alla verità. L’intento principale di Operation Babel non sembra infatti quello di innovare il prodotto ma, piuttosto, di offrire un “more of the same”.

La scelta di puntare maggiormente sulla storia puntando su un gameplay affidabile non è tuttavia completamente da buttare. Elementi come il Blood Core e il Rise & Drop, ossia il miglioramento delle ricompense uccidendo nemici in sequenza che di contro diverranno sempre più potenti, sono sicuramente interessanti ma manca ancora qualcosa.

Grafica e audio accompagnano in maniera egregia la narrazione, divenuta in questo seguito fluida e coinvolgente soprattutto grazie all’assenza della componente “hot”, che ha anche il grande pregio di collegarsi al capitolo precedente senza però la necessità di averlo completato per riuscire a farsi coinvolgere.

La poca profondità del combat system, infine, non permette di sfruttare appieno tutte le sfaccettature di cui lo stesso è dotato, rendendo quindi superfluo un attento sviluppo della propria squadra e mortificando le piacevoli meccaniche di cui abbiamo parlato poco fa, delle quali peraltro manca ancora un tutorial degno di questo nome. Operation Babel: New Tokyo Legacy è, tolti questi nei, un gioco di ruolo decisamente valido e un dungeon crawler di tutto rispetto che gli amanti del genere riusciranno sicuramente ad apprezzare.

Trofeisticamente parlando: Papà Castoro, raccontami una storia

All’interno della lista trofei di Operation Babel: New Tokyo Legacy trovano spazio svariati trofei legati al completamento della storia e alcuni anche legati al post-game. Ottenere il Platino sarà però più una questione di pazienza che di impegno dato che con un po’ di pratica e una settantina di ore di gioco sarete in grado di ottenere tutte le coppe senza fatica.

VERDETTO

Se state cercando un dungeon crawler con una storia intrigante ed un gameplay in grado di diventare complesso solo se lo vorrete, allora Operation Babel fa al caso vostro. Assegnare lo stesso voto del capitolo precedente non sarebbe giusto: nonostante la sostanza non cambi infatti Experience Inc. si è impegnata per rendere migliore il suo prodotto, dimenticando però per strada un paio di punti che avrebbero richiesto maggior cura quali il tutorial e la profondità di un combat system spesso troppo pressapochista. Sia che abbiate giocato Operation Abyss sia che siate dei neofiti, se amate i dungeon crawler vi consigliamo di dare una chance a questo interessante titolo che sicuramente non vi deluderà, in attesa magari un terzo episodio che possa davvero diventare un punto di riferimento del genere.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.