Papers, Please – Recensione

Sviluppatore: Lucas Pope Publisher: 3909 Piattaforma: PS Vita Genere: Simulazione Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 8,99 € Italiano:

Papers, Please ha un modo molto particolare di raccontare una storia. Il suo creatore ha deciso di sacrificare le metodologie classiche di farlo per immergerci in un gioco dove la trama è raccontata tramite poche scritte e titoli di giornali che riempiono lo schermo ogni volta che finiremo il nostro turno di lavoro. Perché di questo parla Papers, Please, un lavoro soffocante e degradante, ma che dobbiamo fare per cercare di dare alla nostra famiglia un futuro all’interno di un Paese deviato.

Gloria ad Arstotzka 

La storia di Papers, Please è ambientata nel 1982, sotto un cielo grigio che riflette perfettamente lo stato d’animo del Paese in cui viviamo. La lotteria del lavoro ci ha scelto e ci ha affidato il compito di sedere al banco dell’ufficio immigrazione situato ai confini di Arstotzka. Il nostro lavoro è semplice, almeno ipoteticamente: controllare i documenti dei migranti e approvarli in caso sia tutto a posto, al contrario dovremo rifiutarli in caso trovassimo anche la più minima discrepanza con il regolamento datoci. Da queste semplici basi, che ricordano molto le opere politiche distopiche di alcuni scrittori e registi, la trama si dipanerà il maniera abbastanza ampia mettendo in mezzo tematiche come lo sfruttamento e il terrorismo. Nel gioco saranno presenti anche diversi bivi narrativi, che porteranno a diversi finali del gioco.

Documenti, prego

Il gameplay, quindi, si basa tutto sul controllo dei documenti delle persone che si troveranno dall’altra parte del vetro della guardiola; le meccaniche si strutturano tutte sul prendere i documenti, aprire il regolamento, controllare i dati del passaporto e, successivamente, altri generi di documenti, decidendo se accettare o rifiutare l’ingresso nel Paese alla persona esaminata in base al riscontro che abbiamo avuto durante il controllo. Basta un nome sbagliato, una carta d’identità scaduta, un documento mancante, per dover mandare via una persona che, magari, ha aspettato otto ore in fila sperando di poter entrare nel Paese che stiamo “salvaguardando”.

Sì, perché durante lo scorrere del gioco non sarà raro imbattersi in strani personaggi, spesso portandoci a prendere decisioni che mettono in primo piano la nostra moralità e il nostro bisogno di sopravvivere. Questo perché, durante il gioco, gli errori da poter commettere saranno davvero pochi. Alla fine della nostra giornata lavorativa, infatti, percepiremo una paga già piuttosto misera, che varierà in base a come ci saremo comportati durante il lavoro. Ammettere o rifiutare, in modo corretto, una persona alzerà il nostro salario, al contrario far entrare nel Paese un criminale o una persona con i documenti non in regola può portarci ad avere un’ammonizione che potrebbe trasformarsi in una multa salata se dovessimo essere recidivi.

Durante il gioco potremo imbatterci in svariati personaggi, che potrebbero affidarci una qualche sorta di missione secondaria, promettendoci denaro extra. Potremo, ad esempio, imbatterci in un agente di guardia che, annoiato e bisognoso di denaro, ci chiederà di arrestare persone con i documenti sbagliati, promettendoci, ogni due persone arrestate, di darci ogni volta un extra. Soldi di cui avremo bisogno per riuscire a far sopravvivere la nostra famiglia, composta da moglie, figlio, uno zio anziano e la suocera. Ogni giorno, dopo il nostro turno di lavoro, ci ritroveremo infatti a sostenere le spese della giornata, rendendoci conto di quanto sia difficile sopravvivere in uno stato come Arkstozka.

Il denaro non ci basterà mai e ci ritroveremo per forza di cose a dover sacrificare qualcosa tra cibo per la famiglia e riscaldamento, consci del fatto che la fame sarà davvero aggressiva, e che la mancanza di riscaldamento all’interno dell’abitazione potrà far contrarre malattie piuttosto serie. Nel caso, infatti, che un membro della famiglia si ammali, dovremo spendere ulteriori soldi per comprare delle medicine, pena la morte del familiare in questione. La morte di un familiare ci porterà a un bad ending; il gioco conta in totale ben venti finali diversi, che otterremo in base a come giocheremo durante il nostro mese di lavoro.

Non tornare più…

La gestione del banco e le varie azioni da fare sono affidate al touchpad anteriore della console. I tasti fisici, almeno all’inizio, serviranno a gestire solamente la visuale. Durante il gioco sarà possibile potenziare la nostra guardiola, associando ai tasti delle scorciatoie per rendere il lavoro più veloce e fluido, ad esempio si potrà associare il tasto Triangolo alla funzione di interrogatorio, senza passare per il touchpad.

Ogni giorno si dovrà controllare il bollettino giornaliero situato alla sinistra della scrivania. Il bollettino contiene le norme giornaliere che determinano le regole di ingresso per coloro che si presentano. Come già accennato in precedenza, ammettere una persona con i documenti  che violano anche solo una regola presente sul bollettino, porterà a un’ammonizione, e dopo varie ammonizioni arriverà una multa. Il gioco sarà davvero semplice all’inizio, ma basterà arrivare al secondo giorno di lavoro per capire che le cose si complicheranno sempre di più. Le cose da verificare e da confrontare si faranno sempre maggiori, alcune norme saranno addirittura assurde, e con ciò, combinato al fatto che si dovrà essere davvero veloci per poter percepire una buona paga, sarà difficile non commettere errori.

Soprattutto perché, con il passare del tempo, è davvero facile farsi sfuggire qualche piccolo dettaglio. Nella marea di norme e burocrazia con cui si avrà a che fare ogni giorno, sarà inevitabile dimenticarsi delle cose più semplici, come ad esempio confrontare la foto sul passaporto con il volto della persona dietro il vetro, oppure verificare che il nome della città dove è stato stampato il passaporto sia corretto. E’ proprio grazie a queste caratteristiche che il gioco riesce a trasmettere davvero bene la sensazione di frustrazione di un lavoro meccanico, senza futuro e alcune volte anche fine a sé stesso.

Come evidente dalle immagini, la grafica è tutt’altro che esaltante, ma allo stesso tempo è molto pulita e svolge alla perfezione il proprio ruolo, anche di rappresentazione della mediocrità della vita, nostra e del prossimo, in quel di Arstotzka. Anche il comparto sonoro è spartano, limitandosi a pochi effetti, anche se il tema principale è di più che discreta potenza.

Trofeisticamente parlando: il miglior controllore sul pianeta, ma senza Platino

Il gioco conta tredici trofei, ma non è presente nessuna Platino. I trofei sono strettamente legati alle varie missioni secondarie presenti nel gioco e ai diversi bivi narrativi che intraprenderemo durante lo svolgimento della trama.

VERDETTO

Papers, Please è una perla indie di inestimabile valore. La distopia condotta da Lucas Pope riesce a trasmettere benissimo il senso di frustrazione e degrado di un lavoro meccanico e insoddisfacente che mira a rispettare le regole assurde di un Paese deviato e che non esita a rifiutare le speranze di persone che cercano di migliorare il proprio futuro, grazie a un gameplay accattivante e che non dà spazio a errori di alcun tipo. Ogni persona che si avvicinerà al vetro della guardiola dovrà essere giudicata, e dovrà essere fatto in modo perfetto.

Guida ai Voti

Simone Stile
Napoletano per nascita, più che per scelta, Simone baratterebbe volentieri la propria fidanzata con la limited edition di un gioco che aspetta particolarmente...se solo avesse una fidanzata da scambiare. Cresciuto a pane, Metal Gear Solid e Final Fantasy, Stile (come lo chiamavano a scuola) non è altro che un prodotto industriale creato per fagocitare ogni videogioco esistente sulla terra, appassionato di action adventure e JRPG, detesta gli sportivi e gli strategici, oltre a tutti quei generi che richiedono troppo sforzo fisico o mentale.