Pic-a-Pix Pieces – Recensione

Sviluppatore: Lightwood Games Publisher: Lightwood Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Puzzle Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 7,99 € Italiano:

Se ci seguite con regolarità, a questo punto non dovreste avere nessun dubbio sulle regole del picross e sullo stile dei giochi di Lightwood Games. Non è passato moltissimo tempo, infatti, dalla nostra recensione di Fill-a-Pix: Phil’s Epic Adventure, un titolo che combinava proprio il picross e le regole del campo minato per ottenere un risultato che, onestamente, poteva essere accettabile solo per i fan più incalliti dell’enigmistica basata su numeri e logica. Con Pic-a-Pix Pieces le premesse non sembrano troppo diverse, ma vediamo se l’introduzione del colore è riuscita a risollevare le sorti del titolo.

Picross puro

Pic-a-Pix Pieces si presenta in una forma che definire semplice è quasi eufemistico. All’avvio ci troviamo immediatamente in uno spartano menù che consente di iniziare una nuova partita o leggere le istruzioni del gioco. Queste ultime dovrebbero esservi familiari se vi siete approcciati per passione a questo titolo, o anche solo se avete già provato altri giochi di Lightwood Games come Pic-a-Pix Classic e Pic-a-Pix Color, ma vale la pena spendere due parole (anche perché il gameplay sta tutto qui).

Come nel tradizionale picross, ci verranno proposte griglie da 10×10, 15×15 o 20×20 caselle che dovremo colorare seguendo le indicazioni dei numeri riportati in corrispondenza di ogni riga e colonna. Trattandosi di una versione colorata, avremo a disposizione una paletta cromatica che include più tonalità, tra le quali possiamo spostarci rapidamente con i tasti R1 e L1. I numeri indicano la quantità di caselle che devono essere riempite con il colore corrispondente, ma spetterà a noi capire da quale iniziare e quali lasciare in bianco. Come? Ovviamente con la logica e con un procedimento “per esclusione”.

Giusto per fare un esempio e trasmettere in modo completo ciò che il gioco può offrire, in vista di un vostro eventuale acquisto, pensiamo a una griglia 10×10. Se una riga riporta il numero 10 in azzurro, dovremo ovviamente colorare tutte le caselle in quel modo. Ma anche una riga con un 3 nero e un 7 verde o una colonna con un 5 giallo, un 3 verde e un 2 azzurro non lasciano adito a dubbi. Completate queste caselle inequivocabili, dovremo incrociare mentalmente le altre informazioni nascoste tra i numeri per arrivare alla totale compilazione della griglia.

Sono a pezzi

La particolarità di Pic-a-Pix Pieces, rispetto alla sua (auto)concorrenza videoludica, sta nella struttura delle immagini in pixel art che si vengono a determinare. A differenza di Pic-a-Pix Color, infatti, dove il nostro lavoro viene immediatamente ripagato da un disegno comprensibile, in questa versione ogni griglia completata corrisponde solo a uno di molti tasselli che compongono una figura ben più estesa. I “pieces” del titolo sono proprio questi sotto-schemi, tasselli di un mosaico che completeremo e che assembleremo di volta in volta fino al risultato finale.

Il vantaggio è che possiamo risolvere schemi di dimensioni relativamente contenute, senza rinunciare a immagini finali dettagliate e gratificanti. All’aumentare del numero di caselle, infatti, aumentano anche le difficoltà in termini di ragionamento e incastri, ma con questo sistema non si arriva mai oltre una griglia 20×20 (già tosta, a dire il vero). Tra le venti figure incluse nel gioco, alcune arrivano a essere composte da ventiquattro griglie, il che lascia intendere quale possa essere la longevità del gioco e quanti particolari siano rappresentati nelle immagini più complesse.

Magia?

Siamo stati particolarmente critici con Fill-a-Pix: Phil’s Epic Adventure, se non altro perché mancava di personalità e faticava a conquistare il giocatore, trasformando quello che dovrebbe essere un gioco in un complicatissimo e lunghissimo esercizio mentale. Detta in altri termini, quel gioco non aveva colore, e la metafora spiega bene quel che invece troviamo di diverso in Pic-a-Pix Pieces. Non si tratta, sia chiaro, solo dell’implementazione delle diverse tinte, ma proprio della struttura di gioco, che stimola senza essere mai estremamente e gratuitamente severa.

Pur essendo partiti con un certo pregiudizio, infatti, abbiamo dovuto ricrederci di fronte all’assuefazione data dal gioco fin dalle prime battute. Gli schemi 10×10 iniziali sembrano tutto fuorché imbattibili e, mentre introducono alle meccaniche di base, iniziano a trasmettere la soddisfazione che fa da motore alla nostra voglia di procedere. Sebbene sia richiesto un ragionamento, infatti, esiste sempre un punto di partenza inconfondibile ed esiste sempre un’azione logica immediatamente successiva alla precedente, quindi si tratta solo di studiare lo schema e, per esclusione, riempire un’altra casella.

Andare per tentativi è il miglior modo per giungere al fallimento, mancare il senso del gioco e non apprezzarlo. La sfida sta proprio in questo: sfruttare gli indizi nascosti nelle sequenze di numeri e negli incroci tra righe e colonne per giungere all’unica soluzione possibile. Lo stesso che accadeva in Fill-a-Pix? No, perché là gli schemi enormi, con migliaia di caselle e molto dispersivi, davano l’impressione che noi fossimo presi per i fondelli, anziché intrattenuti. In Pic-a-Pix Pieces si realizza invece quella magia che rende questa forma di enigmistica accessibile anche all’utenza videoludica, in particolare a quella in mobilità grazie alla versione PlayStation Vita, e che potrebbe far nascere la passione del picross anche in chi prima non ne sapeva nulla.

Non manca il rischio frustrazione, soprattutto nelle griglie più estese e nelle figure finali, ma esiste un crescendo di difficoltà che consente a chiunque di approcciarsi con piacere all’esperienza del picross. Nelle fasi iniziali, insomma, il divertimento e il coinvolgimento sono assicurati, anche grazie a una comoda funzione di correzione che può toglierci d’impiccio nei momenti di smarrimento.

Dal punto di vista della grafica c’è poco da segnalare. Pic-a-Pix Pieces non è molto accattivante e sembra di trovarsi di fronte a pagine di una rivista di enigmistica, con la griglia a occupare lo schermo e un lato riservato alla selezione dei colori. Buone le immagini in pixel art pensate dai professionisti di Conceptis, tanto più via via che aumenta il numero di parti che le compongono. Carine le musichette d’intrattenimento, non memorabili ma neanche troppo fastidiose.

Trofeisticamente parlando: un Platino da ricomporre

I venticinque trofei di Pic-a-Pix Pieces sono forse pochi, ma estremamente preziosi. Ottenere il Platino richiederà di completare tutte le venti figure, il che può essere ottenuto legittimamente o sfruttando le soluzioni offerte nella nostra guida. Gli altri trofei sono legati all’ottenimento di medaglie, ossia al completamento di uno o più schemi senza mai usare la funzione di correzione.

VERDETTO

Pic-a-Pic Pieces potrebbe essere una sorpresa anche per voi. Che siate appassionati di picross o meno, le dinamiche del gioco, la logica stimolante e mai frustrante (almeno nei livelli iniziali) e un pizzico di curiosità nello scoprire le immagini nascoste sapranno catturarvi. Ideale soprattutto in mobilità, si presta comunque anche a qualche ora di gioco su PlayStation 4, per allenare la mente e, perché no, conquistare un facile (ma lungo) trofeo di Platino.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.