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Psycho-Pass: Mandatory Happiness – Recensione

Una diretta conseguenza dell’evoluzione tecnologica è sicuramente la digitalizzazione della maggior parte di quei contenuti che prima erano cartacei. In questo panorama stanno prendendo sempre più piede le cosiddette visual novel, storie animate in cui viene richiesta una certa interazione, proprio come in Psycho-Pass: Mandatory Happiness.

Felicità a palate

Trattandosi di un videogame basato esclusivamente sulla storia, tenteremo di evitare qualsiasi tipo di spoiler, tracciando solo le linee guida della trama e concentrandoci sulla parte giocata del titolo, così da consentire a chiunque di leggere la recensione del titolo in tutta tranquillità.

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Per chi non lo conoscesse, Psycho-Pass è una serie anime nata nel 2012 e trasmessa anche in Italia in cui, in un futuro prossimo (nell’anno 2112 per la precisione), i progressi tecnologici hanno dato la possibilità di analizzare e tenere sotto controllo personalità, stato mentale ed inclinazioni degli abitanti della Terra con un macchinario denominato Sybil.

Questa traccia, definita appunto Psycho-Pass, permette di valutare il coefficiente di criminalità delle persone e dunque identificare i soggetti più a rischio, fermando i possibili delinquenti sul nascere. Questo delicato compito è affidato a un gruppo di ex-galeotti denominati Esecutori e da ufficiali di polizia, gli Ispettori, che ne controllano l’operato evitando che gli stessi ricadano in azioni criminose.

Per contrastare i criminali queste speciali forze dell’ordine sono dotate di un’arma denominata Dominator, una pistola che arreca tanto più danno quanto più alto è il coefficiente di criminalità del soggetto, passando da un lieve stordimento a colpi letali. Tutto questo incipit ci porta al gioco vero e proprio, ossia Mandatory Happiness.

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Chi diavolo sei tu?

Per prima cosa, una volta superato un breve intro che descrive la situazione di Tokyo nell’anno 2112, ci verrà chiesto di scegliere tra uno dei due personaggi disponibili: Nadeshiko Kugatachi, di sesso femminile, è un Ispettore del CID (la Criminal Investigation Division) che ha perso la memoria a causa di un incidente ma nonostante tutto continua a lavorare come agente; Takuma Tsurugi, di sesso maschile, è invece divenuto Esecutore nella speranza, durante le sue indagini per il CID, di ritrovare un amico d’infanzia scomparso molto tempo fa.

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Indipendentemente dal personaggio che sceglierete, verrete quindi catapultati in una visual novel in cui dovrete dare la caccia ai pochi criminali sfuggiti al controllo di Sybil, riportando l’ordine ma trovandovi di fronte a questioni etico-morali piuttosto elevate che vi poteranno a scelte complicate, in una serie di casi che, scegliendo Ispettore o Esecutore, differiranno solo in minima parte.

La particolarità, in Psycho-Pass: Mandatory Happiness, è che le vostre scelte andranno a influire solo in minima parte sui casi che andrete ad archiviare. A farlo, invece, sarà la vostra psiche e soprattutto il rapporto con gli altri personaggi del CID che si andrà via via delineando, rivelando anche particolari importanti relativi al passato del nostro personaggio e diventando, man mano che proseguiremo, amati oppure odiati.

Maschio Alfa

Una buona storia, si sa, non è fatta da capitoli slegati tra loro, è necessario un filo conduttore che unisca ogni paragrafo e coinvolga il lettore. Ecco perché anche Psycho-Pass: Mandatory Happiness non poteva astenersi dal creare una storia originale che unisse i casi che andremo ad affrontare.

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Alla base delle nostre indagini infatti troviamo la caccia a un criminale chiamato Alpha, il cui unico scopo pare essere rendere le persone felici. Sembrerebbe tutto normale, se non fosse che Sybil ha rilevato nel soggetto degli intenti criminali e dunque, a dispetto del fine ultimo di Alpha, il soggetto è assolutamente da fermare.

Come si può ben immaginare simili concetti portano la storia su livelli etici e morali molto alti, senza contare che negli incontri con questo villain ci verranno poste delle domande che stimoleranno il giocatore a rivedere i suoi punti di vista su alcune questioni, facendo sì che questa visual novel abbia anche accese tinte psicologiche.

Si tratta senza dubbio di una storia intrigante e ben strutturata, che farà felici i fan della serie anime e potrebbe anche crearne di nuovi, grazie alla narrazione incalzante accompagnata da uno stile grafico tipico delle serie animate giapponesi e una colonna sonora decisamente all’altezza.

Papà Castoro, raccontaci una storia!

Trattandosi di una visual novel abbiamo deciso di dilungarci, in questa recensione, sulla storia che viene raccontata, questo perché il titolo non offre grandi spunti di gameplay. I più accaniti fan di questo tipo di videogame si saranno probabilmente già misurati con titoli del calibro di Danganronpa, Amnesia: Memories (peraltro recente omaggio per i possessori di PlayStation Plus) e molti altri, facendo quindi l’abitudine a una serie di storie che lasciavano spazio ad esplorazione, minigiochi o altro che potesse mantenere attive sia le nostre dita che la nostra mente.

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Psycho-Pass: Mandatory Happiness, da questo punto di vista, mostra un evidente limite di progettazione. La descrizione banalizzata del gameplay potrebbe infatti essere “premi X con una spruzzata di su/giù per le scelte multiple”. Null’altro ci verrà richiesto infatti se non leggere e comprendere la storia ed eseguire qualche piccola scelta etica per decidere come proseguire nella storia.

I più pigri potranno addirittura impostare un auto-play che farà proseguire i dialoghi senza nemmeno la pressione del tasto preposto, cosa che trasformerà il gioco in una sorta di film sottotitolato. Già, perché come quasi sempre accade mettendo mano a questi titoli avremo a che fare con una serie di testi totalmente in inglese accompagnati dal doppiaggio originale in giapponese.

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Nulla oltre alle scritte dunque, eccezion fatta per una sorta di database in cui analizzare i dati raccolti e una gallery con alcuni contenuti legati alla trama, come da tradizione delle visual novel. Un vero peccato a nostro dire, perché il tema poliziesco della saga sembrava l’ideale per una maggiore interazione.

A conti fatti, comunque, se apprezzate questo genere di titoli o siete semplicemente fan della serie, Psycho-Pass: Mandatory Happiness ha sicuramente molte frecce al suo arco per catturare la vostra attenzione fino alla comparsa della fine.

Trofeisticamente parlando: lettore incallito

Nell’elenco trofei di Psycho-Pass: Mandatory Happiness troviamo ben 36 coppe, ottenibili senza sforzo alcuno se non quello mentale, a patto ovviamente di essere ferrati nella lingua anglosassone oppure di essere dotati di una buona guida. Con quest’ultima e una buona dose di Skip degli innumerevoli dialoghi, ottenere il Platino sarà un’impresa alla portata di tutti.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.