Punch Line – Recensione

Sviluppatore: 5pb, MAGES Publisher: PQube Piattaforma: PS Vita (disponibile anche per PS4) Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 39,99 € Italiano:

La vita scorre serena, solare, gli uccelli cantano e il mare è calmo. Il cielo quasi sorride, ma d’un tratto, dopo un attacco terroristico, arriva il delirio, il passaggio da un estremo all’altro: la Terra sarà in costante pericolo, minacciata da un meteorite che, per qualche oscura ragione, si schianterà sul nostro pianeta solo se un certo ragazzo guarderà per due volte di fila la biancheria intima di una ragazza. Non fatevi domande. E’ su questo strambo presupposto che si basa Punch Line, una bizzarra visual novel che incarna lo stile comico giapponese. Si tratta di un’avventura tratta dall’omonimo anime, scritta da Kotaro Uchikoshi, autore della rinomata trilogia Zero Escape, eppure dai temi ben diversi. Da questa informazione il gioco può scaturire curiosità, ma sarà in grado di meritare attenzione?

Spirit Bomb

Punch Line segue la storia di Yuta Iridatsu, un ragazzo che vive nella pensione Koraikan insieme ad altre quattro ragazze: Mikatan, Meika, Rabura e Ito. Nonostante l’apparente setting allegro del primo scenario di gioco, in realtà il protagonista è vittima di un dirottamento di un autobus a opera di un gruppo terroristico. Si scoprono qui i poteri Über-fy, abilità sovrannaturali che Yuta riuscirà involontariamente a scatenare in caso dovesse eccitarsi guardando la biancheria intima delle ragazze.

Sventando l’attacco, un misterioso fenomeno separa l’anima di Yuta dal suo corpo, e il resto della storia sarà incentrato sul riottenimento di quest’ultimo. Ora diventato uno spirito, su consiglio di uno strano gatto fantasma di nome Chiranosuke, Yuta è costretto a vagare per la pensione Koraikan alla ricerca del libro magico Nandala Gandala, che lo aiuterà nel suo scopo. Impresa più difficile del previsto, considerando che da un momento all’altro il protagonista potrebbe spazzar via l’umanità intera, come scritto nell’incipit. Tra background dei personaggi, poteri e super eroine in costume, il gioco offre scenari divertenti seppur ancorati alla comicità tipica giapponese, tra comportamenti fuori dal comune, slapstick e gag; non mancano però fasi riflessive e approfondimenti credibili del cast, anche se queste tardano ad arrivare. Le parti iniziali della storia sono probabilmente l’ostacolo più arduo da superare, noiose e lente, zeppe di dialoghi riempitivi che si fanno prolisse nel far inquadrare al giocatore il carattere di chi si ha davanti.

Un anime poco interattivo

E’ risaputo ormai che l’aspetto del gameplay in una visual novel è quasi da non considerare, in quanto il genere preferisce raccontare una storia invece di dedicarsi all’effettiva interattività con essa. Le fasi di gioco di Punch Line corrispondono circa al 10% dell’opera nel suo complesso; presenti, sì, ma poco e partorite – neanche tanto bene – solo per far staccare la spina con la narrazione. Le sezioni di gioco sono strutturate come un punta e clicca, basato sulla ricerca di punti di interesse come oggetti da muovere e apparecchi da accendere o spegnere per far spaventare le vittime e rubare loro frammenti di anima, necessari per dare maggiori poteri allo spirito di Yuta.

Dallo stesso modus operandi si basa anche la meccanica del Chain Trick, che consiste nel concatenare degli eventi spingendo i personaggi a seguire una certa strada. Stranamente Punch Line limita l’esperienza presentando solo due corsi degli eventi, uno giusto e uno sbagliato, il quale farà riprodurre sempre la stessa apocalittica cutscene di fine del mondo. Nessuna route né storie alternative o costruite dal giocatore… sarà essenziale scegliere ciò che vuole il gioco e andare avanti con la trama così com’è scritta. In caso di errori, game over e il tempo torna indietro.

L’unica meccanica di gioco realmente fuori dal comune, per quanto questa comunque non sia sviluppata alla perfezione, è l’inquadratura sulla biancheria intima delle ragazze. Tra un cambio e l’altro di inquadratura per cercare i punti chiave delle stanze, ci ritroveremo spesso in una posizione di sfavore per l’umanità (ma non per gli occhi del protagonista), e qui dovremo stare attenti a non riempire la barra Danger. In caso contrario Yuta si ecciterà, il meteorite si schianterà sulla Terra e fine dei giochi, l’enigma ricomincia da capo. Il gameplay se ne sta sulle sue, non innova il genere, è raramente impegnativo e non si evolve nel corso della storia, un gran peccato considerando le strabilianti fasi puzzle di Zero Time Dilemma, per fare un esempio. Mentre in Zero Time saremo costretti a scegliere tra opzioni che decideranno la vita e la morte dei personaggi, tra gli enigmi di Punch Line, per darvi un’idea, troveremo un libro sugli esorcismi in un forno a microonde. Il gameplay è solo un espediente mal riuscito per tracciare una linea che differenzi il videogioco dall’anime (insieme al finale, ma evitiamo spoiler).

Ciak, si rigira

Il punto di forza di Punch Line è indubbiamente il comparto audiovisivo. Lo stile grafico delle animazioni è ottimo, queste sono pulite, fluide e dallo stretch in stile Studio Trigger. Ma questo, ahimè, è un merito da attribuire all’anime. Tutte le scene animate e le tracce audio sono infatti riprese dagli episodi della serie animata, con tanto di sottotitoli a volte fuori tempo e con errori di battitura. Come se non bastasse, per allungare il brodo, spesso vengono riprodotte le stesse cutscene più di una volta. Dovrebbero fungere come una sorta di flashback, ma non essendo tagliate o adattate a una rievocazione di un dato evento agli occhi dello spettatore, queste risulteranno solo ridondanti e spesso verrà voglia di tenere premuto il tasto X per saltarle. Abbiamo inoltre provato un certo fastidio per la colossale sponsorizzazione al servizio giapponese Niconico, il quale portale viene mostrato e menzionato almeno una decina di volte.

Parlando di qualità grafica, e quindi non di elementi copia-incollati dalla versione animata, il verdetto si fa più aspro. Le animazioni sono rigide e i modelli dei personaggi visibilmente datati, troppo squadrati, duri nonché piazzati in scenari sfocati e dalle texture per nulla dettagliate. Un vero e proprio scivolone in ambito tecnico per l’autore della trilogia Zero Escape.

Trofeisiticamente parlando: distruggi il mondo, torna indietro, ripeti

L’elenco trofei di Punch Line presenta uno dei Platini più facili da ottenere nel panorama delle visual novel. Nessun finale multiplo da scoprire, solo effettuare determinate azioni in certi capitoli (che è possibile ripetere in qualsiasi istante) e arrivare alla fine della storia, cercando tra un capitolo e l’altro di condannare il mondo intero con le mutandine di tutte le coinquiline di Yuta.

VERDETTO

Punch Line è una visual novel particolare, dalla trama curiosa, divertente e a tratti seria, ma che tarda a ingranare, con personaggi dalla storia toccante e dal carattere profondo, anche se poco credibili nelle situazioni in-game. Fa del suo fiore all'occhiello le cutscene, queste però prese di forza dall'anime. A questo si aggiunge un gameplay piatto e con sezioni puzzle poco ispirate. Visto l'esorbitante prezzo (che sfiora i cinquanta euro su PlayStation 4), consigliamo di accontentarvi della versione animata.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.