The Long Reach – Recensione

Sviluppatore: Painted Black Games Publisher: Merge Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Azione Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 14,99€ Italiano:

Sviluppato dai ragazzi di Painted Black Games, The Long Reach punta a essere un’avventura “esplora e clicca”, caratterizzata da un miscuglio di atmosfere horror e puzzle game ambientali. Avventure grafiche di questo tipo sono rare e apprezzate da un numero di giocatori relativamente ridotto. Numeri sicuramente esigui, almeno, se paragonati a quelli degli anni Novanta. Tuttavia è un genere che riserva spesso piccole perle e che, a oggi, può contare quasi esclusivamente su produzioni indipendenti.

Follia ovunque

The Long Reach si concentra soprattutto sulla narrazione che, partendo da un inizio più o meno normale, precipita velocemente in una spirale di mistero, dissuetudine e orrore. Dopo un breve prologo, ci troviamo nei panni di un personaggio che deve fare la spesa in un negozio di una piccola cittadina americana, ma dopo qualche interazione e conversazione le cose prendono improvvisamente una svolta inaspettata, vedendoci subito dopo impersonare il vero protagonista del gioco, Stewart, aiutante in un laboratorio in cui si svolgono studi di scienza alternativa.

Prendiamo il controllo di Stewart proprio in questo laboratorio poco prima di un esperimento legato alla musica nel quale lui stesso funge da cavia. Nel corso dell’esperimento qualcosa va evidentemente male e, dopo un breve blackout, Stewart si ritrova nel laboratorio improvvisamente deserto. Scoprirà in seguito che gli scienziati del posto sono morti in maniere brutali oppure completamente impazziti, assumendo comportamenti animaleschi e omicidi. Il precipitare degli eventi ci porterà fuori dal laboratorio, in situazioni paradossali tra realtà e allucinazione.

La storia giunge alla conclusione in poche ore di gioco, in un’avventura a scorrimento 2D dalla grafica in stile 16 bit che, se nell’aspetto può ricordare le avventure LucasArts, si differenzia da queste per le meccaniche d’interazione con il mondo di gioco. Invece di avere un puntatore da muovere sopra vari oggetti dello scenario, infatti, controlliamo direttamente il protagonista, che passando davanti a oggetti e personaggi interattivi fa comparire su di essi un contorno luminoso. Basterà solo premere un tasto del controller per interagire con persone al fine di conversare, o con oggetti, per raccoglierli oppure per provare a usarli con uno degli arnesi precedentemente raccolti e finiti nell’inventario.

Si tratta dunque di un’esperienza differente rispetto ai tradizionali punta e clicca, anche se ne conserva alcuni aspetti, come ad esempio la risoluzione di enigmi, legata agli oggetti raccolti, con cui si tende a provare tutto con tutto quando non si sa realmente come procedere. Spesso questi enigmi prevedono soluzioni inusuali, che i nostalgici di titoli come Monkey Island non potranno non apprezzare. Tuttavia per i novizi del genere potrebbe essere noioso e a tratti frustante trovarsi a ripercorrere in continuazione i vari ambienti, interagendo con tutti gli elementi per capire come procedere.

Retrò ma non troppo

La storia di The Long Reach è dunque ricca di elementi misteriosi, ma non tutti trovano una chiara spiegazione o un giustificato inserimento nella trama del gioco. Si ha spesso la sensazione che gli sviluppatori abbiano voluto inserire soluzioni strane e misteriose solo per stupire, senza preoccuparsi di raccordarle in un filo logico. Il risultato di questi espedienti è una storia che, seppur contenga molti elementi positivi, non riesce a soddisfare al massimo delle sue potenzialità.

Per quanto riguarda i dialoghi con altri personaggi, completamente in inglese come il resto del titolo, si tratta di conversazioni divertenti e a volte anche profonde, condite da un sistema di risposte multiple che però non influiscono sull’andamento della trama del gioco. I dialoghi si sviluppano come nei titoli di coda di un film. Le frasi appaiono una sotto l’altra nella parte inferiore dello schermo mentre tutto il testo scorre verso l’alto. Una soluzione originale che ha permesso agli sviluppatori di realizzare delle combinazioni grafiche particolari in dipendenza di frasi di diverse lunghezze, creando particolari forme come rombi e onde nei bordi del testo.

Quando non saremo occupati a esplorare e interagire con personaggi e oggetti di The Long Reach, dovremo stare attenti alla presenza di misteriose creature che, in caso di mancata fuga, ci toglieranno la vita con un colpo solo, obbligandoci a ricominciare dal precedente checkpoint. Gli sviluppatori hanno inserito determinate aree dove nascondersi da questi mostri, come bagni o condotti d’areazione, che saranno fondamentali per ingannare gli avversari, seminarli e proseguire nella nostra avventura. Nulla di particolarmente complesso, ma il sapiente equilibrio di queste meccaniche di gameplay è eccellente.

The Long Reach è caratterizzato da un interessante gioco di luci e ombre che unito a ottime animazioni, dà vita a un mondo estremamente coinvolgente, ottenendo quella che è probabilmente una delle migliori atmosfere horror mai realizzate con questo genere di grafica. Si segnala anche un eccellente comparto artistico, accompagnato inoltre da musiche e suoni ambientali azzeccati.

Trofeisticamente parlando: un Platino semplice

The Long Reach conta una lista con sedici trofei, in cui è incluso il ricercato trofeo Platino.
Nulla di complicato, i trofei sono basati su azioni da effettuare durante il proseguimento della storia e sulla raccolta di pochi collezionabili.

VERDETTO

The Long Reach è un'affascinante avventura dai tratti retrò, i cui maggior pregi sono l’eccellente comparto artistico e le splendide atmosfere horror. Manca però un pizzico di coerenza narrativa, e la scelta durante i dialoghi avrebbe potuto dare differenti sfumature alla trama. Il titolo dei ragazzi di Painted Black Games è consigliato soprattutto agli amanti delle avventure punta e clicca vecchio stampo, purché mastichino un buon inglese.

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