The Mooseman – Recensione

Sviluppatore: Vladimir Beletsky, Mikhail Shvachko Publisher: Sometimes You Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita, Mobile) Genere: Indie Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 7,99 € Italiano:

The Mooseman è un videogame concepito da Vladimir Beletsky e Mikhail Shvachko, fondatori di un piccolo gruppo di sviluppatori chiamato Morteshka, fondato nella città di Perm, in Russia, al centro di una regione popolata da una serie di minoranze culturali di discendenza ugro-finnica, i komi, le cui mitologie saranno alla base dell’esperienza con The Mooseman. Premesse interessanti, che richiamano Never Alone e non possono che spingerci a proseguire in questa recensione.

Un’avventura tribale

Il gioco inizia con questa figura, il Mooseman, una sorta di sciamano presente nelle antiche leggende dei ciudi, ossia gli antenati dei komi, insediatisi nella regione del Perm attorno al VI-VII secolo d.C., che si allontana dalla tribù per iniziare un viaggio spirituale che porta il protagonista a viaggiare in mondi paralleli. Infatti tanto, tanto tempo fa, un dio di nome Yen plasmò il mondo da un guscio a forma di uomo: si comincia dal Mondo di Mezzo, creato per far sì che l’uomo possa prosperare, si passa al Mondo Inferiore, caratterizzato da ambienti più oscuri e tenebrosi, con la presenza di boss di enormi dimensioni, e infine al Mondo Superiore, la patria degli dei e dove si termina l’avventura.

A scandire il lento incedere dello sciamano vi sono i totem, che rappresentano i checkpoint del gioco, ma anche un modo per spiegare tramite dei piccoli brani la mitologia degli antichi abitanti della regione di Perm, oltre alla presenza di spiriti malevoli e grandi animali tipici delle leggende dei ciudi, custodi di conoscenze che si perdono nella notte dei tempi.

Ad aiutarci nella comprensione del viaggio dell’uomo-alce vi sono particolari poteri magici, tra cui la possibilità di vedere oltre il normale orizzonte degli uomini, rivelandoci enigmi da risolvere, spiriti e glifi della cultura popolare degli antichi permiani; soprattutto i glifi faranno parte dei collezionabili, tra l’altro visibili nell’ambiente di gioco in quanto molto colorati. Interessante notare che questi simboli provengano tutti da scavi archeologici e musei della zona, concedendo una notevole credibilità storica al titolo.

Il gameplay è molto semplice, forse a volte troppo lineare, con il giocatore che dovrà utilizzare o la levetta analogica o le freccette per muovere lo sciamano e utilizzare ben pochi tasti per attivare i poteri dell’uomo-alce, i totem o raccogliere oggetti. Nonostante tutta l’essenzialità nella costruzione degli ambienti di gioco e delle sue dinamiche, vi sono alcune fasi (ovviamente non possiamo spoilerare nulla) basate sulla furtività e sulla risoluzione di alcuni enigmi atti a dare maggiore completezza nel videogame.

Un’interessante cultura riportata nel gioco

Graficamente il gioco possiede uno stile molto semplice, basato sulle due dimensioni; a risaltare nei livelli è il Mooseman, che risulta essere una figura incappucciata con un bastone che lo aiuta nel lungo cammino alla scoperta dei tre mondi creati dagli dei, mentre gli altri elementi risultano molto più stilizzati, quasi delle ombre, chiaramente ispirati a quella che è la cultura dei ciudi. A livello sonoro, i ragazzi di Morteshka sono riusciti a inserire l’essenza musicale della regione del Perm, introducendo sonorità e canti tipici degli antichi popoli presenti nella zona.

Per quanto riguarda la longevità, The Mooseman, se giocato con pazienza e con la voglia di indagare i miti e le leggende dei permiani, intratterrà il giocatore per circa due ore, una giusta durata per un single player limitato per via della esigua grandezza dello studio e delle capacità tecniche del suddetto.

Un gioco interessante

Personalmente ho trovato The Mooseman molto particolare: lento, rilassante, ideale dopo una giornata frenetica e per allontanarsi dai giochi un po’ troppo roboanti di questi tempi. Un’esperienza fuori dal comune, in quanto proveniente da una cultura differente dalla nostra per distanza geografica e per la sua storia, così intimamente rappresentata dallo sforzo del piccolo studio di Perm. Giocandoci ho avuto la sensazione di essere trasportato in un’altra epoca, in cui erano i miti a calamitare l’attenzione delle persone. Un lavoro, quello dei Morteshka, quasi artigianale, ma ben fatto. Dopo averlo completato, posso dire che il gioco è assolutamente godibile, anche se vi sono alcuni aspetti negativi, tra cui la lingua: nonostante i passi delle leggende dei ciudi, accessibili tramite l’attivazione dei totem, siano riportati in inglese (tutto sommato comprensibile), la narrazione della leggenda del Mooseman risulta essere in russo, con le scritte a video in cirillico.

Trofeisticamente parlando: occhio di falco

The Mooseman conta sedici trofei, legati al passaggio dello sciamano nei tre mondi che caratterizzano la sua avventura durante il gioco. Grande risalto sarà dato, per via della presenza dei collezionabili, al ritrovamento dei glifi dei ciudi.

VERDETTO

The Mooseman è un titolo del tutto particolare, che vuole raccontare una storia, piuttosto che divertire in maniera caciarona. Proprio per questo non si tratta di un titolo adatto a tutti, ma convincerà chi avrà la pazienza di "ascoltare".

Guida ai Voti

Mattia Casati
Laureato in Scienze Storiche, mi divido tra varie passioni tra cui la Storia (sono affascinato dal Medioevo), Videogame (in particolare simulatori), Cinema (sono un fiero fan di Star Wars), Lettura (leggo qualsiasi genere a parte l'horror), Aeronautica (sono appassionato di aerei) e Sport (sono tifosissimo dell'Inter). Sono felice di essere parte dello staff di PlayStationBit e di collaborare con altri appassionati di videogiochi.

1 commento

  1. Adoro gli indie rilassanti e perfetti per staccarsi dai ritmi frenetici dei giochi odierni! Devo assolutamente recuperarlo

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