Touhou Double Focus – Recensione

Sviluppatore: Aqua Style Publisher: NIS America Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Metroidvania Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Touhou Double Focus è un videogioco di avventura a scorrimento in 2D sviluppato da Aqua Style ed è uno degli spin-off della serie Touhou Project. Double Focus accompagna Touhou Genso Wanderer (di cui ce ne ha già parlato il nostro Nicola nella sua recensione), rilasciato gratuitamente in formato digitale all’acquisto di Wanderer, ma acquistabile anche singolarmente sul PlayStation Network.

Un giorno come un altro, Kosuzu Motoori si fa rapire da un libro visto in biblioteca. Seppur esperta in testi magici, non aveva mai visto un libro tanto particolare. Il libro, una volta aperto, risucchierà due eroine del gioco in un mondo chiamato, per l’appunto, Book World. In Touhou Double Focus controlleremo le due tengu Aya Shameimaru e Momiji Inubashiri, intente a uscire dal libro e salvare tutte le persone di Gensokyo (leggi anche: città fantasma) che sono state accidentalmente risucchiate al suo interno. Questo particolare mondo tuttavia priva Aya e Momiji delle loro abilità speciali. Un pretesto carino per cominciare “da zero”, accompagnato da una storia assai bizzarra.

Siediti e leggi

Touhou Double Focus non ha pretese, è un semplice titolo in 2D che ricorda per molti aspetti un Metroid o ancor di più Castlevania: Portrait of Ruin. I comandi sono per la maggior parte intuitivi, almeno per quanto riguarda le azioni. Il tasto X equivale a saltare, il pad direzionale e lo stick analogico sinistro muoveranno le fanciulle (anche se non consigliamo quest’ultimo per il movimento), mentre i tasti Quadrato, Triangolo e Cerchio eseguiranno le tecniche equipaggiate tramite il tasto Options, R2 cambierà personaggio istantaneamente ed L2 consentirà l’uso delle Skill (Schivata per Aya e Parata per Momiji), mentre con i tasti L1 ed R1 cambieremo i set di equipaggiamento. Con la pressione del touch pad del controller invece si potrà osservare la mappa e guardare dove ci troviamo e dove sono i punti di interesse. Per l’appunto, sembrerebbe essere una sorta di Castlevania al femminile.

Il gioco consiste nel vagare per il Book World, stanza dopo stanza, eliminando i nemici presenti e arrivare al boss di fine livello, che sarà sempre un altro abitante di Gensokyo, che ci darà la colpa per essere finiti nel libro. Ci toccherà trovare talismani, lastre di pietra con incisioni magiche e quant’altro per sbloccare la strada dinnanzi a noi, per non parlare del dover evitare spuntoni, resistere agli attacchi nemici e battere i boss. Le aree di gioco sono solo quattro, però: Il Castello, il Deserto, l’Area delle Favole e la Città d’Acqua.

Una delle più grandi pecche di questo gioco sta nella localizzazione strampalata: il menù, composto da tre voci, ossia Storia, Time Attack d Opzioni, è completamente in giapponese così come il filmato iniziale, tuttavia durante il gioco i dialoghi saranno in inglese, ma i nomi dei luoghi ancora in giapponese, per non parlare della descrizione di alcuni oggetti. Questo… casino rende la trama per nulla godibile, anche a causa dell’adattamento inglese nullo e dalla traduzione dal giapponese troppo letterale.

Le protagoniste Aya e Momiji hanno caratteristiche che le differenziano del tutto l’una dall’altra per quanto riguarda il gameplay. Mentre la tengu Corvo Aya è più adatta agli attacchi a distanza (anche se appena menzionata distanza è relativamente ridotta all’osso), il Lupo Bianco Momiji avrà dalla sua una spada e uno scudo per combattere in mischia. Aya avrà a disposizione delle (ben poco utili) ali per tenersi in volo, mentre Momiji potrà arrampicarsi sui muri, una meccanica che servirà per buona parte dell’esplorazione.

Un’abilità di Aya sbloccherà l’Album fotografico. Utilizzando, appunto, la sua macchina fotografica, potremo fotografare tutti gli NPC e i nemici possibili per completare l’Album, nonché causare inspiegabilmente più danni di un vero e proprio attacco (LOL NdD).

Le cose non migliorano parlando delle meccaniche di gioco. Il gameplay, che vuole essere il fulcro del titolo, è invece l’esperienza più frustrante di tutte. L’idea di base del cambio di personaggi è molto carina, ma è la realizzazione ad affossare il tutto. La differenza dei danni tra i due tipi di attacchi si nota ben poco. Quando un colpo di spada di Momiji dovrebbe essere molto più forte di un colpo a distanza di Aya, in realtà i danni hanno una differenza minima e ciò spingerà il giocatore raramente ad usare Momiji, tenendo in considerazione l’estrema lentezza dei suoi attacchi rispetto a quelli di Aya.

Agita la spada qua e là

Per quanto semplice possa sembrare il controllo a prima occhiata, esso risulta estremamente legnoso. Gli attacchi sono lenti e rigidi e i tempi di reazione sono brevissimi, difatti i nemici sono velocissimi, e le hitbox incredibilmente sfasate (verremo colpiti prima che le armi nemiche possano anche solo sfiorarci) riempiranno di frustrazione le nostre sessioni di gioco, nonostante l’intelligenza artificiale degli avversari non sia delle migliori.

Almeno a difficoltà normale e difficile, i danni che riceveremo da un singolo colpo nemico sono enormi, e ciò ci costringerà ad usare spesso i Cure Book, dei libri sparsi in giro per la mappa o rilasciati dai nemici sconfitti che fungeranno da pozioni curative. Giocando a queste modalità, armatevi di (molta) pazienza, in quanto anche solo la prima boss fight sarà infernale: one shot one kill, il tutto contornato da un moveset complesso. Oltre ai Cure Book, in giro per il mondo troveremo anche dei tomi delle tecniche, che una volta equipaggiate permetteranno di utilizzare le abilità particolari delle eroine, e dei Portal Book, libri che creeranno portali da posizionare a terra, che ci condurranno quasi istantaneamente alla “base”, dove potremo salvare la partita e garantirci il non dover ricominciare tutto da capo dopo un game over.

Il gioco risulterà molto frustrante fin quando non avrete il colpo di fortuna di leggere questa recensione (eh eh!) in cui diamo luce a uno dei comandi meglio nascosti dell’intero panorama videoludico. Scorrendo infatti con il dito verso l’alto sul touch pad sarà possibile scorgere una finestrella di impostazioni, dove sarà possibile attivare i respawn. Con questa opzione curarsi non servirà più a nulla, basterà infatti farsi uccidere se la salute è critica e ricominciare dalla stessa stanza della nostra morte, boss room inclusa. Tutto d’un tratto, addio al dolore.

Altra delusione. A differenza dei Metroidvania, Touhou Double Focus non presenta nessun sistema di potenziamento, nessun level up, e ciò renderà praticamente inutili tutti gli scontri del gioco, eccezion fatta per i boss, che rilasceranno una nuova tecnica. L’unico potenziamento possibile fuori dai boss sarà l’incrementare la barra della salute tramite i Book of Souls. La barra della salute è particolare: non avremo una barra per ogni personaggio, bensì una sorta di indicatore condiviso. Una volta esaurita l’energia di una delle protagoniste, sarà ancora possibile utilizzarla, ma i danni ricevuti toglieranno il doppio anche all’altro personaggio. Un concetto che abbiamo trovato abbastanza carino!

Un’altra barra di energia ci accompagnerà per tutta la durata del gioco, ed è appena sotto la barra della salute, cioè la stamina. La barra si scaricherà con qualsiasi azione ad eccezione del salto e del movimento normale, e lo farà troppo in fretta. Per dare un po’ di pepe al gioco si potrà cercare di ottimizzare la gestione delle due barre di stamina facendo uno switch costante dei personaggi e attaccare in modo alternato. Un altro tasto dolente del titolo sta nella sua longevità: circa 3-4 ore per finire il gioco, troppo poco per il prezzo.

La guerra dei chibi

I punti di forza di Touhou Double Focus stanno nel character design e nel comparto sonoro. Il design dei personaggi è “manghesco” e ben curato, ma una menzione d’onore va ai nemici: hanno quasi tutti un design molto divertente e ispirato, moltissimi sono delle citazioni di altre opere. Uno dei nemici (che sconfitto in meno di 40 secondi ci darà un trofeo) ricorderà Pyramid Head da Silent Hill, e altri ancora prenderanno le sembianze dei personaggi delle favole più famose, come Cappuccetto Rosso, Cenerentola e tanti ancora!

Molto bella la scelta delle immagini dei trofei, che viste una sopra l’altra creano un’altra immagine completa, con tanto di altri riferimenti a film e altre opere. Non si può dire lo stesso del level design, che pecca terribilmente: i livelli risultano poco ispirati, e molte aree hanno addirittura texture a bassissima risoluzione che ci sembrano inserite di fretta nei livelli, oltre ai fastidiosissimi ostacoli che compromettono la nostra visuale nei momenti chiave.

La musica è molto gradevole e azzeccata a ogni contesto, perfetta in ogni scenario. Riesce costantemente a dare l’idea di stare giocando in un universo di tipo anime, grazie anche all’aggiunta di suoni classici da momenti divertenti o goffi, che però non fanno perdere il tocco alle soundtrack nelle stanze dei boss.

Trofeisticamente parlando: sfogliamo il Book World

L’elenco di Touhou Double Focus conta 32 trofei, 1 Platino, 5 ori, 9 argenti e 17 bronzi. Il Platino di questo titolo non sarà affatto un’impresa facile: essenzialmente bisognerà finire il gioco e compiere determinate azioni soltanto alle difficoltà più elevate, come sconfiggere i boss senza ricevere danni oppure riempire l’album fotografico di Aya o ancora terminare il gioco senza mai curarsi.

VERDETTO

Touhou Double Focus è un titolo che reputiamo incompleto, un gioco che è nato come contenuto bonus e che sarebbe dovuto restare tale. 20 euro sono troppi per un gioco localizzato male persino in inglese e che non solo si discosta dagli altri titoli del Touhou Project, ma non riesce neanche a offrire qualcosa che valga effettivamente la pena provare. La grafica e la musica lo salvano dall'eterno abisso del 3, ma il gameplay terrificante, la storia approssimativa e le meccaniche scopiazzate (male) da Castlevania non riescono ad avvicinarlo alla sufficienza.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.