Wurroom – Recensione

Sviluppatore: Michael Rfdshir Publisher: Sometimes You Piattaforma: PS Vita Genere: Indie Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 0,99 € Italiano:

Un gioco su PlayStation Vita nel 2020. Già questo basterebbe per farsi un’idea su un videogioco che non può accettare compromessi, che si getta in un’impresa scriteriata il cui scopo è offrire un’esperienza peculiare che costringe l’utenza e la critica a fornire un giudizio estremo, sia esso positivo o negativo. Michael Rfdshir e Serge Bulat hanno proposto sul PlayStation Store Wurroom, dalla longevità di dieci minuti, che vuole essere un’esperienza artistica introspettiva interamente da giocarsi con i comandi touch. Croce o delizia? Scopritelo nella nostra recensione!

Wurroom

Fra Dalí e Kafka

Questo curioso incrocio ci è sorto naturale giocando a Wurroom. L’estetica sembra ispirarsi molto alle realizzazioni del pittore spagnolo. L’impatto visivo è surrealista e onirico, reso possibile anche grazie a un’animazione stop-frame in claymation che permette la modellazione di forme tridimensionali in plastilina (alcune mobili, altre in attesa di essere toccate da noi per avviare brevi animazioni). Siamo noi i pittori di Wurroom, siamo noi “i grandi masturbatori”.

Il gioco è privo di dialoghi o di narrazione scritta. Anche in questo caso siamo noi che dobbiamo interpretare ciò che contempliamo con i nostri occhi che, apparentemente (o evidentemente), non ha alcun senso. Il kafkiano sta proprio in questa inconsistenza narrativa che cela al suo interno inquietudine, angoscia esistenziale e alienazione. Ci teniamo a sottolineare che questa lettura corrisponde unicamente alla nostra personale interpretazione dei dieci minuti che Rfdshir e Bulat ci hanno offerto. La vostra esperienza potrebbe essere radicalmente diversa e trasmettervi emozioni differenti.

Wurroom

Dammi il cinque (o forse il tre…)

A livello di gameplay Wurroom è completamente guidato. Controllerete una mano attraverso il touch screen frontale di PlayStation Vita e dovrete interagire con i vari elementi non identificati che compariranno a schermo. Il gameplay è mal pensato, mal realizzato e mal proposto. I “click” che saremo chiamati a effettuare sono del tutto privi di senso; ci ritroveremo il più delle volte a premere a caso su tutto lo schermo o a individuare l’unica cosa che si muove, senza veramente dare un senso al perché lo stiamo facendo.

Questo approccio deflagra l’intero castello di carte e di sogni costruito dal dinamico duo ideatore di Wurroom che, se si legge la descrizione fatta da questi ultimi sullo store, si poneva come obiettivo quello di “rivelare cose riguardanti noi stessi e la misurazione dell’immaginazione”. Dunque se il videogiocatore, o meglio dire il fruitore, non riesce né a comprendere l’opera né tanto meno come egli stesso si rapporti a essa, questa perde completamente di senso.

Obiettivo mancato

Il tutto viene ulteriormente appesantito da una soundtrack e da un’effettistica sonora prive di carattere, piatte e addirittura incoerenti. Warner Bros., in particolar modo con la serie di Willy il Coyote e Beep Beep, ci ha insegnato come una scena muta può intrattenere (e trasmettere) anche solo con l’ausilio della musica. Purtroppo Wurroom fallisce anche su questo versante, proponendo un comparto sonoro che mai, e sottolineiamo mai, riesce a fungere da accompagnamento alle strane contorsioni che le figure su schermo subiranno.

Persino la regia è assente. Eccezion fatta per qualche zoom forzato, la visuale di gioco rimane il più delle volte immobile e frontale. Mai un cambio d’inquadratura, men che mai un abbozzo di piano sequenza. Non abbiamo intravisto neanche il tentativo di offrire un’esperienza accettabile a livello contenutistico.

Wurroom

In conclusione Wurroom è un fallimento totale, secondo il nostro punto di vista. Questo perché se un progetto si pone un obiettivo e questo non viene centrato, la valutazione non può, in automatico, essere sufficiente. Ad aggravare la situazione si aggiungono la longevità ridicola e la totale assenza di contenuti concreti che il gioco propone.

Inoltre la rigidità delle azioni da compiere, che solo apparentemente sembrano libere ma che in realtà sono tutte concatenate e obbligate, annulla completamente la rigiocabilità, rinnegata dagli sviluppatori stessi con la schermata finale del gioco che recita, testuali parole, “grazie per aver completato il viaggio, adesso potete uscire dal gioco”. Sarà infatti il gioco medesimo a invitarvi alla sua chiusura, impedendovi di ricominciare una nuova partita o di tornare a un qualsiasi tipo di menù principale.

Wurroom

Come anticipato nell’incipit della recensione, Wurroom non si espone a giudizi neutrali o passivi ma, per conformità, obbliga il fruitore a darne uno netto. Il nostro è, alla luce di quanto detto finora, fortemente negativo. Ci teniamo a sottolineare che questa non vuol essere una condanna degli sviluppatori per aver proposto una loro idea (sincera e innocua) a un prezzo simbolico (0,99 euro).

Questa è innegabilmente arte, ma si tratta di arte giusta nel posto sbagliato e nel modo sbagliato. Un grosso peccato perché la tecnica del claymotion è poco sfruttata nel mercato del gaming e ci avrebbe fatto piacere esaltarla. Non chiediamo la testa degli sviluppatori, ma issiamo una lapide su questo “videogioco” che ci ha rubato dieci minuti del nostro tempo e, permetteteci di dirlo, non ci ha neanche permesso di mettere le mani su un trofeo di Platino. E questo da Sometimes You non ce lo aspettavamo!

Trofeisticamente parlando: sometimes not!

Come anticipato, la esigua lista trofei di Wurroom conta solamente quattro trofei d’argento e due d’oro. Per farli vostri sarà sufficiente completare il viaggio, dalla durata di dieci minuti. Nessun mancabile, nessun Platino.

VERDETTO

Wurroom vorrebbe essere un'esperienza interiore volta a esaltare l'arte visiva e significativa per permettere al fruitore di viaggiare all'interno di sé stesso. Un'ambizione esagerata che non trova neanche lontanamente coerenza nella realizzazione di un prodotto confusionario, rigido e privo di contenuti. Musiche pessime e rigiocabilità inesistente non ci permettono di salvare Wurroom dall'abisso del voto assegnato. Qualche mente più esotica della nostra potrebbe scovare in quest'opera un senso e viverla nel modo auspicato dagli sviluppatori. Al prezzo di un euro, può anche valere il tentativo.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.

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