Machinarium – Recensione

Sviluppatore: Amanita Design Publisher: Amanita Design Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS3, PS Vita, Mobile) Genere: Punta e Clicca Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 8,99 € Italiano:

Non c’è bisogno di troppe parole per raccontare una storia, se si parla di videogiochi o film. A volte bastano i gesti. E’ il caso di Wall-E, ad esempio, ma anche quello di molti titoli (tra i pochi che ha realizzato) firmati Fumito Ueda. E’ anche il caso di Machinarium, piccolo gioiello che è stato tra i primi a portare alla ribalta i cosiddetti indie.

Marrone e grigio

Dopo avere visto la luce su PC per la prima volta (pensate, nel lontano 2009), su mobile, su PlayStation 3 e Vita, la perla firmata Amanita Design è approdata anche sull’attuale console Sony, e abbiamo deciso di omaggiarla con una recensione, visto che questa mancava nel nostro archivio.

Machinarium è la storia di un piccolo robottino, pure un po’ imbranato, esiliato dalla plumbea Machinarium, città nella quale dovrà rientrare per salvare la sua ragazza e la città stessa da alcuni brutti ceffi provenienti dalla confraternita del Black Cap. Come detto, tutto questo è dedotto dal giocatore senza che gli sia spiegato nulla, attraverso delle illustrazioni.

E’ anche grazie a questo che gli sviluppatori sono riusciti a creare, soprassedendo sulla storia banalotta, un’atmosfera superba, che unisce il fragore (non percepito) di una città interamente formata da macchine, al silenzio eterno che si instaura tra gioco e giocatore, quasi una strada per immedesimarsi quanto più possibile nel nostro piccolo, ma grande eroe.

Il gameplay di Machinarium è quanto di più classico ci possa essere per il genere dei punta e clicca; sostanzialmente andremo avanti a enigmi ambientali da risolvere, facendo affidamento sulle nostre capacità logiche (poche). Potremo contare anche sulla peculiarità del robottino, capace di alzarsi o appiattirsi, così da raggiungere oggetti altrimenti inaccessibili; non poteva mancare un inventario, grazie al quale potremo conservare oggetti e unirli tra loro. Insomma, niente di nuovo sul fronte dei punta e clicca, se non fosse che qualche volta saranno chiamati in causa i nostri riflessi attraverso simpatici minigiochi, che ben spezzano il ritmo di gioco.

A fronte di una solidità di gameplay notevole, la differenza sta tutta negli enigmi di gioco. Amanita Design, sotto questo profilo, convince appieno, e certamente questo è uno dei pregi che hanno consentito a Machinarium di conquistare una così larga popolarità. A differenza di The Inner World, per non andare troppo lontani, il gioco non risulta praticamente mai frustrante e allo stesso tempo metterà in moto la vostra materia grigia; un equilibrio perfetto che distingue il titolo mediocre dal capolavoro. Perché, diciamocelo, nel 2017, quando i videogiochi ormai sono sulla bocca (e sotto i polpastrelli) di tutti, non ha senso fare ammattire il giocatore con richieste improbabili, a meno che non sia quest’ultimo a volerlo.

Consci di questo fatto, gli sviluppatori hanno inserito nel proprio titolo due gradi diversi di aiuto possibile. Il primo è una sorta di intuizione, grazie alla quale attraverso un’illustrazione ci verrà suggerito cosa fare per procedere; il secondo livello è più estremo, nel senso che, previo completamento di un minigioco, avremo accesso a un libro in cui saranno disegnati, passo dopo passo, gli step che dovremo realizzare per procedere.

Vite e bulloni

Machinarium è completabile in circa tre ore, se siete particolarmente acuti e/o fortunati e/o state spulciando qualche guida mentre giocate. Non molto, considerando che la rigiocabilità è praticamente assente; va comunque tenuto conto che se deciderete di non ricorrere ad alcun aiuto, la longevità potrebbe aumentare, anche se di non moltissimo.

Ben diverso è il discorso per quanto riguarda e il comparto grafico e quello sonoro, per cui Machinarium è universalmente apprezzato. La colonna sonora è tutta da ascoltare, perché ogni brano riesce a essere di una delicatezza e di una intensità sorprendente, allo stesso tempo. Considerazioni più o meno analoghe vanno fatte sull’aspetto tecnico; interamente disegnato a mano, Machiarum è uno spettacolo per gli occhi, e un po’ come tutto il gioco vive di contrasti, tra la durezza dei colori (non dimentichiamoci che stiamo parlando di una città costruita da macchine, per le macchine) e la morbidezza del tratto, in perfetta aderenza rispetto al protagonista. Controlleremo, infatti, un robot dalla pelle d’acciaio, ma da un grande cuore. Non è un caso, insomma, se alcuni membri dello studio di sviluppo ceco abbiano portato a termine i loro studi presso l’Accademia delle Arti di Praga.

Trofeisticamente parlando: dritto per dritto

Machinarium è un piccolo sogno per i cacciatori di trofei. Offre solo dodici coppe virtuali, è vero, ma tutte queste sono legate alla storia principale e immancabili. Completando il gioco sarà vostro anche il 100%, senza dovere stare attenti ad alcunché e godendovi semplicemente questa fantastica esperienza. Per ogni dubbio potete consultare la relativa guida ai trofei disponibile sul nostro forum.

VERDETTO

Siete rimasti delusi dal voto, in seguito al roboante testo della recensione? Beh, allora sappiate che nel caso, difficile, in cui non abbiate mai sentito parlare di Machinarium, allora potete anche alzare di un punto il voto. Rimane però il fatto che il titolo Amanita Design sia di fatto uscito un po' ovunque, e questa versione PlayStation 4 non offre nessun motivo valido per acquistarlo rispetto a chi già lo ha completato.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.