Zero Escape: The Nonary Games – Recensione

Sviluppatore: Spike Chunsoft Publisher: Aksys Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 59,99 € Italiano:

The Nonary Games è una collection attraverso la quale è possibile giocare ai primi due titoli della trilogia sviluppata da Spike Chunsoft, trilogia che ha ottenuto un grandissimo successo con la sua prima uscita nel 2009 su Nintendo DS.

Essendo i due giochi molto differenti sotto molteplici aspetti, ci troviamo costretti a dividere brutalmente la recensione in due tronconi, per poi dare un voto unico.

999: Nine Hours, Nine Persons, Nine Doors

Il primo capitolo (autoconclusivo) della saga racconta di un ragazzo che si risveglia in una cabina di una nave e che scoprirà di essere stato rapito insieme ad altre otto persone per essere sottoposto a un “gioco”: uscire dalla nave entro nove ore (tempo limite oltre il quale la nave stessa affonderà) sfruttando delle porte che hanno numeri impressi. Ogni persona avrà un bracciale con annesso un numero identificativo e, sfruttando particolari somme, potranno attraversare delle porte anch’esse numerate.

Le regole del gioco sono molto restrittive e crudeli, e ben presto i nostri protagonisti se ne accorgeranno. 999 si sviluppa come una visual novel con sezioni di risoluzione di enigmi tipiche dei punta e clicca. Una delle particolarità è indiscutibilmente la possibilità di cambiare interfaccia, fra quella in tipico stile visual novel (ovvero con le nuvolette di testo e l’icona del personaggio) e la modalità narratore esterno dove, oltre alle frasi di dialogo fra virgolette, si potranno leggere anche le contestualizzazioni.

Una trama piuttosto intricata

Premetto subito che per capire la trama, anche solo per la sua metà, è necessario completare almeno due run (ci sono sei finali possibili, ognuno dei quali mostra aspetti fondamentali della trama).

Tutto ciò regala sì una grande rigiocabilità, ma rende anche l’esperienza della prima run sostanzialmente zoppa, fattore molto negativo per un genere che ha nella trama la colonna portante.

Altro elemento poco gradito è che il gioco non lascia trapelare quasi nessun indizio indicativo che possa permettere al videogiocatore anche solo di intuire chi sia il cattivo (chiamato misteriosamente, ma emblematicamente, Zero) o chi siano i suoi otto compagni di avventura e perché siano lì: quasi tutto verrà infatti smascherato solo durante le ultime fasi del gioco, per mezzo di un dialogo lunghissimo.

Questa particolare scelta di concept ammazza totalmente la filosofia dei thriller e non regala momenti di grande emotività o di ansia, poiché ci viene proverbialmente tutto spiattellato in faccia nello stesso istante.

Nonostante questo (grave) problema, la trama in sé, quando interamente scoperta, si rivela essere di altissimo spessore, inserendo al suo interno argomentazioni filosofiche, matematiche, mediche e storiche tutt’altro che banali, e riuscendo a collegare il tutto senza alcun buco di trama al contrario di molti altri titoli, compreso il sequel di cui parleremo più avanti.

Dal numero 1 al numero 9

Come già detto, a ogni persona è assegnato un numero e un nome in codice. Qui emergono i principali punti di forza del gioco: la caratterizzazione dei personaggi e il doppiaggio. Partiamo da quest’ultimo. Il doppiaggio è di pregevole fattura e trasmette quelle sensazioni che i personaggi provano, soprattutto durante i colpi di scena che loro percepiscono (ma che spesso noi ci aspettiamo). Per quanto concerne invece la personalizzazione, qui si tocca indiscutibilmente livelli olimpionici con personaggi molto carismatici e maturi (Ace, Seven e Snake), altri molto misteriosi (Santa, Lotus e Clover) e le loro relazioni che si evolvono in continuazione.

Mettiamo a bilancio il tutto

999 si rivela essere un titolo dal grande potenziale e con molte idee davvero geniali, a partire da due dei sei finali del gioco che si ritagliano un posto fra i top di queste ultime generazioni, fino a concludersi con un ottimo doppiaggio, una caratterizzazione dei personaggi di pregevole livello, una trama completa e arzigogolata al punto giusto e una rimasterizzazione grafica molto piacevole e con modelli ben disegnati, seppur semplici.

A controbilanciare il tutto e livellarlo leggermente in basso ci sono però una complessità degli enigmi in alcuni frangenti eccessiva, la mancanza della traduzione in italiano dei testi, una trama che esplode solo nel finale e che fino a quel momento non tende mai la mano al videogiocatore, una colonna sonora abbastanza superflua e, soprattutto, l’impossibilità vera e propria di incidere nel rapporto fra il protagonista e i suoi compagni con dialoghi interattivi.

Nonostante questi aspetti negativi, il gioco si fa ben volere e l’immersione del giocatore in questo misterioso gioco mortale, lo stupore che egli sicuramente proverà durante il finale e le difficili scelte su quali porte attraversare fanno salire molto il voto finale.

Virtue’s Last Reward

Il secondo capitolo del gioco ricalca come stile 999, apportando però modifiche sostanziali. La prima è la totale libertà della telecamera nella modalità a enigma, che ci permetterà di immergerci maggiormente negli spazi intorno a noi, ma allo stesso tempo rallenterà leggermente le operazioni, rendendole il più delle volte anche troppo dispersive.

Anche la colonna sonora ha subito un notevole miglioramento, accompagnando sia le fasi di lettura che di investigazione con delle melodie molto piacevoli. Ultima modifica di rilievo è il cambiamento dello stile grafico, con l’inserimento dei modelli 3D per i nostri personaggi, al contrario di 999 dove questi erano semplicemente dei disegni in 2D. Seppur dal punto di vista tecnologico questo sia un miglioramento, il passaggio al 3D non era richiesto per lo stile del gioco e ciò crea un notevole contrasto con lo sfondo, che di 3D ha solamente l’ispirazione.

Nuovi personaggi e nuovo Nonary Game

Anche in questo capitolo interpreteremo un giovane ragazzo che si ritroverà intrappolato in un edificio non identificato e dovrà sottoporsi a un Nonary Game Ambidex Edition (così viene definito dallo Zero di turno, o ciò che lo rappresenta) insieme ad altri otto partecipanti, di cui due in particolare molto misteriosi: l’affascinante Phi e il robotico K.

Non mancheranno neanche vecchie conoscenze e citazioni espresse a 999, ma, nonostante questo, riteniamo i personaggi inferiori rispetto a quelli del capitolo precedente. Rimane comunque un cast di pregevole fattura, soprattutto per merito di Tenmyouji, unica figura capace di spiccare per spessore psicologico, accompagnato parzialmente da Luna e K.

Molto importante sarà la fiducia nei confronti dei compagni, con il gioco che ci proporrà la possibilità di tradirli o di allearci con loro, sfruttando un famoso teorema chiamato Dilemma del Prigioniero, mandando in tilt il giocatore alla ricerca della cosa giusta da fare, per poi scoprire che, in realtà, non c’è mai una cosa giusta. Ecco che si giunge al vero tallone d’Achille del titolo; le scelte che noi effettueremo sono quasi tutte sostanzialmente inutili, se non formalmente.

Questo perché, a prescindere dalle scelte di lealtà da voi effettuate, l’altro personaggio prenderà sempre la scelta opposta (tolte rare eccezioni durante i finali, e due personaggi che sceglieranno sempre Alleanza o Tradimento), rendendo totalmente inutile l’approccio psicologico, l’immersione e la scoperta dei nostri compagni di avventura, che svolgono la semplice funzione di marionette. Questa carenza dell’algoritmo di scelta viene parzialmente risolta da un ingegnoso artificio di trama che, tuttavia, per quanto affascinante e senz’ombra di dubbio originale, risulta abbastanza forzato e non riesce a coprire tutti i piccoli (ma numerosi) buchi che rimarranno aperti fino ai due finali (raggiungibili solo dopo aver completato tutte le precedenti run del gioco), tramite il solito epilogo esplicativo, esattamente come in 999.

Nella seconda fatica di Chunsoft ci sono molti più finali (oltre 18) ma, nonostante ciò, la strutturazione della storia è meno fluida poiché ramificata come un tabellone tennistico. Tale aspetto ha reso il tutto troppo meccanico e meno appassionante rispetto a 999, il quale si svolgeva in maniera meno prevedibile.

Per concludere, un altro aspetto distruttivo del Virtue’s Last Reward, è l’impatto poco realistico che i nostri otto compagni di avventura avranno nei confronti di ogni situazione; nonostante il doppiaggio sia davvero pregevole, non traspare un’emotività credibile. In 999 si toccava con mano la paura, l’ansia, la preoccupazione, lo stress e ogni altra sensazione umana, mentre in questo capitolo l’unica cosa davvero tangibile è un ideatore di trama che ha messo troppa carne al fuoco, perdendo la bussola in numerosi frangenti.

Dunque?

Virtue’s Last Reward vola via leggero come una piuma, le run sono maggiori di numero ma complessivamente intrattengono per meno ore e, contestualmente, coinvolgono decisamente meno, anche perché il gioco ci obbliga a giocarne cinque-sei contemporaneamente, confondendo il rapporto causa-effetto e mettendo a dura prova la nostra capacità mnemonica, oltre ad aprire innumerevoli misteri che si intrecciano fra loro senza mai dare spazio a un accenno di indizio. Si tratta di un notevole passo indietro rispetto a 999 sotto quasi ogni aspetto.

Ambedue i titoli sono comunque consigliati sia ai neofiti del genere (con apposita guida per alcuni enigmi) sia ai navigati che cercano una trama complessa e in parte contorta, insieme a uno stile grafico animato ma maturo.

Trofeisticamente Parlando: platinum-9

Nella lista trofei di Zero Escape è presente un solo trofeo Platino in comune fra i due titoli. Si tratta di una caccia abbastanza semplice, poiché ci verrà richiesto di vedere tutti i finali in ambedue i giochi e raccogliere tutti gli extra in Virtue’s Last Reward. Niente di complicato, con la giusta guida.

VERDETTO

Zero Escape ci offre due avventure che uniscono il genere delle visual novel con quello dei punta e clicca, immerse in un contesto irreale ma verosimile con trame molto complesse (soprattutto dal punto di vista scientifico) e un cast di personaggi di altissimo spessore. Si tratta di titoli adatti a chiunque mastichi un po' di inglese e non si arrenda al primo enigma impegnativo. Nonostante questo, la differenza di qualità fra i due titoli è abissale; mentre nel primo (999) i pregi riescono a nascondere i numerosi difetti, il secondo (Virtue's Last Reward) vede i propri pregi, trascinati dal capitolo precedente, venire sommersi da difetti irrisolti e altri accumulati, che minano sensibilmente la qualità complessiva. Nel complesso assegniamo al gioco una valutazione più che sufficiente, considerando tuttavia la mediocrità del secondo capitolo, che si può ritenere senza problemi un'avventura dimenticabile. Dal punto di vista della trama il risultato finale è eccellente, ma ciò che gira intorno a essa e, nel Virtue's Last Reward, come questa viene strutturata e frammentata, compromettono ciò che di buono era stato scritto.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.