A Little to the Left – Recensione

Sviluppatore: Max Inferno Publisher: Secret Mode Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Puzzle Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 19,99 € Italiano: Sottotitoli

Se siete dei maniaci dell’ordine, non potete perdervi la nostra recensione di A Little to the Left. Dopo aver raccolto consensi su PC, il divertente puzzle game di Max Inferno e Secret Mode sbarca anche su PlayStation. Tra libri da ordinare e quadri da raddrizzare, ce ne sarà per tutti i gusti.

Ordinatori compulsivi ne abbiamo?

A questo mondo, ci sono persone che non riescono a vivere senza l’ordine. Alcuni dimostrano fin da piccoli un innato desiderio di perfezione, traendo soddisfazione quando le cose vengono sistemate in maniera precisa. Che si tratti mettere in ordine alfabetico i propri giochi preferiti, dividere perfettamente le posate nel cassetto o posizionare fogli e oggetti paralleli ai lati della scrivania, sono tanti i “perfezionisti” dell’ordine.

Su questa categoria di persone fa affidamento A Little to the Left, un divertente puzzle game che si basa proprio sulla necessità di riordinare una serie di ambienti. Le dinamiche che regolano questa richiesta sono semplici: sfruttando un cursore dovremo interagire con gli elementi a schermo, cercando di capire quale sia il modo corretto di mettere ordine.

Sebbene possa sembrare un compito semplice, riuscire a risolvere gli enigmi di A Little to the Left sarà impresa tutt’altro che immediata. Nei 75 livelli che dovremo portare a termine (espansione esclusa), sarà necessario spremersi le meningi per capire cosa gli autori hanno ideato. Il tutto, condito da un “simpatico” gatto pronto a scombinare i nostri piani.

Il gameplay di A Little to the Left

Come abbiamo già anticipato, le meccaniche di A Little to the Left sono semplici e immediate, trattandosi di un titolo che di fatto potrebbe adattarsi anche a smartphone e tablet. Di base, i giocatori sono messi di fronte a una schermata fissa con fondale monocolore, su cui sono presenti una serie di elementi.

I primi schemi sono relativamente semplici: un quadro storto da raddrizzare, libri da mettere in ordine dal più grande al più piccolo e così via. Non fatevi ingannare però: si tratta di un modo per apprendere le meccaniche di A Little to the Left giocando. Basteranno pochi istanti per passare a enigmi decisamente più complessi, che coinvolgono mensole, francobolli e chi più ne ha più ne metta.

Come se non bastasse, a rendere tutto ancora più curioso e intrigante ci penseranno delle possibilità alternative offerte ai giocatori. La maggior parte dei livelli includerà un’unica soluzione, alcuni invece ne avranno due o tre diverse. Trovandosi davanti a un gruppo di matite potremo ad esempio metterle in ordine dalla più corta alla più lunga, ma anche dalla più temperata alla meno temperata. I ragionamenti da fare saranno tanti: bisognerà aguzzare la vista ed essere anche creativi.

Non dire gatto…

Ad eccezione della richiesta di sfruttare la propria materia grigia, A Little to the Left non presenta difficoltà di sorta né richiederà ai giocatori particolari abilità o riflessi. Seppur di grande qualità, quello che abbiamo di fronte è un puzzle game relativamente statico, che non metterà fretta ai giocatori. Un’esperienza per certi versi rilassante, quasi zen, condita da qualche simpatico intermezzo.

Di tanto in tanto infatti farà capolino un gatto, pronto a disturbare il nostro ordine o magari a sparigliare un livello appena completato. Niente che possa davvero turbare la calma del giocatore, ma si tratta comunque di un elemento “dinamico” aggiuntivo che dona simpatia a un gioco davvero piacevole anche sotto l’aspetto tecnico.

Le tonalità pastello, abbinate a una colonna sonora davvero calzante, sono infatti due armi in più di A Little to the Left, opera in cui il team di Max Inferno ha riversato una grande cura. Curata anche l’ottimizzazione su PlayStation, con la possibilità di muovere liberamente il cursore oppure di sfruttare la selezione rapida, a seconda dei gusti.

I contenuti extra di A Little to the Left

Ad aumentare la già buona longevità di A Little to the Left ci pensano alcuni contenuti aggiuntivi che il titolo eredita dalla versione PC. All’interno del gioco base è infatti presente una sezione denominata “Riordino Giornaliero”, che offre come è facile intuire un nuovo livello da affrontare ogni giorno.

Queste sfide offrono quindi un modo per continuare a divertirsi anche una volta terminata la campagna, sbloccando peraltro una serie di simpatiche ricompense. Nulla di trascendentale, ma sicuramente un’iniziativa che dovrebbe essere presa d’esempio da altri prodotti simili sul mercato.

Chi invece volesse qualcosa di più corposo può sfruttare il DLC “Cupboards & Drawers” che, come lascia intendere il nome, chiamerà i giocatori a riordinare una serie di credenze e di cassetti. Lo stile di A Little to the Left rimane invariato, offrendo però qualche ora aggiuntiva di relax. Un’ottima offerta, proposta peraltro a un prezzo relativamente contenuto.

Il Platino di A Little to the Left

Dopo esserci tanto impegnati a riordinare, sarebbe quasi crudele non darci anche una scintillante coppa di Platino da riporre nella nostra bacheca. A Little to the Left non delude i cacciatori, proponendo una serie di coppe relativamente semplici da ottenere, soprattutto sfruttando in caso di dubbi qualche guida online. I suggerimenti, inoltre, possono dare una mano a non impazzire durante il riordino. Un Platino tutt’altro che impossibile, dunque, da ottenere in totale relax.

VERDETTO

Se siete amanti dell'ordine, A Little to the Left vi conquisterà in pochi istanti. Il titolo di Max Inferno è un puzzle game brillante, con una spiccata tendenza allo zen. Sistemare cassetti e scrivanie, soprattutto per chi ama vedere ogni oggetto al suo posto, regala grandi soddisfazioni. Un comparto tecnico eccellente, con una grafica piacevole e una colonna sonora rilassante, e numerosi extra rendono A Little to the Left un titolo che non può mancare nella collezione degli amanti dei rompicapo.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.