Daymare: 1994 Sandcastle – Recensione

Sviluppatore: Invader Studios Publisher: Leonardo Interactive Piattaforma: PS5 Genere: Horror Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 39,99 € Italiano: Sottotitoli

Dopo un buon primo esperimento con Daymare: 1998, nato dalle ceneri di un remake non ufficiale di Resident Evil 2, i ragazzi di Invader Studios, in collaborazione con Leonardo Interactive, ci riprovano nuovamente con Daymare: 1994 Sandcastle. Si tratta di un prequel del primo capitolo, come si può intuire anche dal nome del gioco, quindi gli avvenimenti raccontati sono antecedenti a quelli narrati in Daymare: 1998. Se siete amanti del genere o se semplicemente siete curiosi di sapere cosa ne pensiamo di questo survival horror, vi invitiamo a leggere la nostra recensione.

daymare 1994 sandcastle

Come tutto ebbe inizio

Come abbiamo già detto, Daymare: 1994 Sandcastle è un prequel. Ambientato nel 1994, il gioco ci mette nei panni di Dalila Reyes, un agente della H.A.D.E.S. chiamata ad affrontare una missione di recupero insieme ad un suo compagno e al capitano della squadra. Quando il trio di agenti si reca sul posto, una base nella segretissima Area 51, subito si accorgono che qualcosa non quadra. L’intera struttura, infatti, è senza corrente e sembra essere abbandonata.

Nei panni dell’agente Reyes, una volta essere riusciti ad entrare nella struttura, resteremo bloccati al suo interno e dovremo trovare un’altra strada per raggiungere i nostri compagni. Ben presto, tuttavia, ci renderemo conto che il complesso non è abbandonato, ma al suo interno vi sono dei mostri decisamente particolari. Non si tratta infatti dei soliti mostri o zombie che abbiamo visto in altri giochi horror, bensì di mostri che prendono vita dai cadaveri delle persone grazie ad un impulso elettromagnetico.

Riusciti a ricongiungerci con uno dei nostri compagni, che però è ferito e quindi impossibilitato a continuare, ci imbatteremo in tanti misteri e nuovi soggetti: un individuo sconosciuto, uno scienziato in possesso della valigetta obiettivo della nostra missione e molto altro ancora. Una volta recuperata la valigetta, inizierà il nostro viaggio per riportarla in superficie: sarà in questo momento che gli ordini cambieranno. Ci verrà infatti intimato d’investigare sugli esperimenti che stavano conducendo nei laboratori più sotterranei della struttura.

Un gameplay vecchio stile

Che Daymare: 1994 Sandcastle sia un progetto derivativo da uno che a sua volta tra origine da un remake non ufficiale di Resident Evil 2 è più che ovvio. Le meccaniche di gioco richiamano molto quelle del classico di Capcom, anche per quanto riguarda la posizione della telecamera, i movimenti del personaggio e la gestione dell’inventario. Tuttavia, Daymare: 1994 Sandcastle aggiunge anche del suo, con delle novità dal punto di vista del combat system.

La nostra protagonista sarà equipaggiata con due armi, un fucile d’assalto e un fucile a pompa, entrambe disponibili da inizio gioco e che poi potranno essere potenziate nel corso dell’avventura. Ma la vera novità rispetto alla saga di Resident Evil sta nell’utilizzo del Frost Grip, una sorta di esoscheletro che fa uso dell’azoto liquido per congelare i nemici. È possibile potenziarlo con diversi power up che troverete nel gioco e sarà un’arma fondamentale se vorrete continuare la vostra avventura, in quanto alcuni nemici non possono essere sconfitti senza fare uso di questo macchinario.

Facciamo adesso un piccolo passo indietro e spendiamo due parole per quello che è il combat system in generale. In linea di massima, possiamo dire che è stato ben realizzato e che richiama molto i classici del genere. In alcune circostanze però, soprattutto nelle fasi in cui si è accerchiati da più nemici, è risultato essere un po’ legnoso. I movimenti di Dalila non sono molto scattanti e in alcuni frangenti si sono rivelati essere un limite per riuscire a scappare o ad avere la meglio sui nemici. D’altro canto, il resto delle meccaniche che il team di sviluppo ha ideato per Daymare funzionano bene e riescono ad amalgamarsi al meglio con il resto del gioco.

Vecchi, cari puzzle e backtracking

In un survival horror che si rispetti non possono di certo mancare i puzzle. Nel realizzarli, i ragazzi di Invader Studios si sono rivelati molto abili e ricchi d’inventiva. I puzzle in Daymare: 1994 Sandcastle sono diversi tra loro e, seppur non siano mai eccessivamente frustranti da portare a termine, necessitano comunque di un po’ di ingegno per essere risolti. Ci sono puzzle legati ai sistemi di ventilazione, all’attivazione di macchinari, all’apertura di porte o armadietti e molto altro ancora. Una grande varietà, con sfide che reincarnano alla perfezione quello che è lo spirito di un survival horror vecchia scuola.

Un’altra cosa che non può di certo mancare in un gioco del genere è il backtracking. Spesso saremo chiamati a ritornare sui nostri passi per aprire porte che prima erano chiuse, grazie al ritrovamento di chiavi, schede o interruttori. C’è da precisare, tuttavia, che questa operazione risulta sempre coinvolgente e mai forzata ed è stata ben pensata dagli sviluppatori che sono risuciti ad accomunare un tratto classico dei survival horror con le richieste di un qualcosa di più “diretto”, tipica del periodo storico in cui viviamo.

daymare 1994

Nell’oscurità dell’Area 51

Dal punto di vista tecnico, ci sono alcune piccole incertezze che riguardano la gestione delle luci e delle ombre. In alcuni frangenti del gioco, soprattutto negli spazzi più scuri ed angusti, il sistema d’illuminazione è venuto un po’ a mancare, creando delle situazione in cui era quasi impossibile vedere. In generale, tuttavia, fatte eccezione per quanto riguarda questi spazi ristretti (non molti, fortunatamente), nel resto del gioco il sistema d’illuminazione lavora alla perfezione, regalando peraltro alcuni scorci molto interessanti e piacevoli giochi di luce.

Nulla da dire, invece, per quanto riguarda l’audio e l’effettistica del gioco, che ci hanno regalato momenti molto tesi e coinvolgenti, in cui l’audio è riuscito davvero l’atmosfera giusta per quella specifica situazione. Anche i modelli e le espressioni dei personaggi sono migliorati molto rispetto al primo capitolo, con il lavoro del team ben visibile e che, quindi, contribuisce ad alzare il livello generale dell’opera.

Trofeisticamente parlando: un classico survival horror

L’elenco trofei di Daymare: 1994 Sandcastle comprende trentuno trofei, tra cui: un Platino, cinque ori, nove argenti e sedici bronzi. Per chi è un veterano del genere, aggiungere questa nuova coppa di Platino alla bacheca non sarà una sfida molto complessa. Il gioco, infatti, presenta i classici trofei dei giochi survival horror. Oltre a recuperare tutti i collezionabili, dovrete completare il gioco alla massima difficoltà, senza morire e ottenendo il grado S. Non mancano nemmeno una serie di coppe legate alla uccisioni dei nemici. Tutto come da prassi, per una coppa blu che non spaventerà gli appassionati.

VERDETTO

Daymare: 1994 Sandcastle è un passo in avanti rispetto al primo capitolo, soprattutto per quanto riguarda il lato tecnico del gioco. Questo prequel ci permette di avere una visione migliore di quello che è accaduto nell'universo creato dal team di Invader Studios e, grazie alle migliorie messe in campo, Daymare: 1994 Sandcastle risulta essere un titolo che nessun amante del genere dovrebbe farsi sfuggire. Se i survival horror sono il vostro pane quotidiano, in Daymare: 1994 Sandcastle troverete sicuramente di che sfamarvi. A patto di non restare imprigionati nell'Area 51, ovviamente...

Guida ai Voti

Diana D'Estefano
Amante dei videogiochi fin dalla tenera età, ha una grande passione per tutto ciò che li riguarda. Sebbene preferisca giocare a giochi horror, thriller o di fantascienza, le piace principalmente ogni tipo di gioco. Quando non gioca, probabilmente ascolta musica metal o studia.