Deadcraft – Recensione

Sviluppatore: First Studio Publisher: Marvelous Europe Limited Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Azione Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 24,99 € Italiano:

Deadcraft è il nuovo titolo di First Studio, studio indipendente che fa parte del gruppo editoriale Marvelous, distintosi in passato per alcuni giochi tra cui Daemon X Machina. Questo nuovo titolo punta a mixare una serie di generi ben conosciuti con una storia a base di zombie e colpi di scena. Secondo voi saranno riusciti a conquistarci? Scopritelo nella nostra recensione.

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Gli zombie non erano passati di moda?

I giochi con i non morti sono un numero pari alle stelle del cielo che si vede dalla cima di una montagna. Nonostante la grande popolarità della tematica, Deadcraft riesce a inserire elementi innovativi e distinguersi dalla massa. Partiamo dal protagonista della storia, Reid, che per sfortuna sua è un mezzo zombie. Come è possibile che sussista questa particolare condizione? Si dà il caso che sua madre abbia contratto il virus zombificatore quando era in dolce attesa e una parte di questo ha infettato anche il feto. Quindi Reid ha una duplice identità, da un lato umano e dall’altra zombie.

Proprio per questa sua particolarità, all’inizio del gioco troviamo Reid sdraiato su un lettino e sottoposto a strani esperimenti da parte di Nebron (il cattivone di turno) e i suoi sgherri. Fortunatamente Reid riesce a scappare e si ritrova a vagare per terre ostili e piene di zombie. Il nostro eroe però non andrà molto lontano, rimanendo nei dintorni dell’Arca, uno degli ultimi rifugi degli uomini, il luogo da cui è fuggito. Vicino a quest’insediamento più grande ne sorge uno minore, in cui il protagonista riuscirà a entrare e intrecciare una serie di rapporti con vari personaggi che gli vengono in aiuto. In tutto questo, lo scopo dell’avventura è ritrovare l’amico fidato di Reid e portare a termine la sua vendetta nei confronti di Nebron. Ma si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo, come i cervelli degli zombie.

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Uccidere o essere uccisi?

Deadcraft è un mix di varie tipologie di gioco: survival, action, crafting e alcuni elementi RPG. In questa miscellanea di meccaniche non ce n’è una che spicca sulle altre: sono tutte molto equilibrate e ognuna ha la sua importanza nell’economia del gioco. In ogni momento dovremo stare attenti ai nostri parametri vitali, influenzati dal cibo e dall’idratazione. Tutto questo senza dimenticarsi di tenere sotto controllo l’energia per compiere le varie azioni, fondamentale per sopravvivere. Patire la fame avrà come conseguenza non riuscire a muoversi velocemente, mentre essere assetati creerà problemi alla visuale, che risulterà annebbiata. Se invece finiremo l’energia verranno intaccati direttamente i nostri punti vita, che caleranno velocemente. Le fonti di cibo e acqua sono numerose, mentre quelle che ripristinano l’energia molte meno. Per tornare in forze dovremo infatti dormire in un comodo letto. La duplice essenza del nostro protagonista permette di scegliere di usare anche cibo e acqua contaminata dal virus zombie. Questi alimenti, chiaramente, avranno conseguenze diverse rispetto a quelli normali.

Oltre alle classiche statistiche in Deadcraft dovremo anche porre attenzione a mantenere il giusto equilibrio tra la nostra parte umana e quella zombie. Sconfinare in una o nell’altra ci porterà sia malus che benefici. Nello specifico, se diventeremo zombie a tutti gli effetti i nostri punti vita diminuiranno drasticamente, però i colpi che sferreremo saranno micidiali. Al contrario, se diventeremo completamente umani saremo in grado di difenderci meglio però non potremo usare le abilità da morto vivente. Queste ultime sono molto utili in combattimento, in quanto ci permettono di usare uno scudo speciale o di sferrare un devastante attacco ad area, tutte queste azioni sfruttano un’apposita barra dell’energia zombie. Per ritrovare l’equilibrio tra queste due metà potremo dormire, resettando perfettamente l’ago della bilancia, oppure consumare alimenti e bevande contaminate o meno a seconda di quale parte vorremo nutrire.

I mostri stanno coi mostri

Essenziale per sopravvivere all’apocalisse zombie sarà migliorare il nostro campo base e creare oggetti utili sia alla sopravvivenza che al combattimento. Deadcraft dà ampio spazio alla personalizzazione, permettendo di scegliere quali oggetti imparare a costruire tramite un albero variegato, ripartito in due sezioni principali. Una è riservata a tutti i manufatti umani, un’altra a quelli “zombeschi”. Una cosa molto divertente e originale è la possibilità di coltivare ortaggi e non solo. Con un po’ di dedizione, potremo anche far crescere degli zombie. Raccogliendo dei corpi senza vita e preparandoli a dovere, una volta sotterrati ricresceranno forti e rigogliosi creando uno zombie tutto nuovo. Questo compagno combatterà al nostro fianco e sarà molto utile negli scontri più impegnativi.

Questi aiuti saranno utili negli svariati combattimenti che porteranno Reid sulla strada della vendetta, ed è qui che Deadcraft mostra il suo lato action. I combattimenti sono però la parte meno sviluppata del titolo: una volta imparati i tempi e le poche mosse eseguibili, saranno piuttosto semplici. Nonostante questo, ci sarà da fare attenzione: alcuni nemici potrebbero riservare qualche sorpresa.

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Tante cose da fare, ma come farle?

Tutte le meccaniche e le cose da fare nel mondo apocalittico di Deadcraft sono state ben pensate e sviluppate, a livello di gameplay. Dove invece purtroppo il gioco pecca è sul lato artistico. La grafica e le animazioni sembrano risalire a un paio di generazioni precedenti a quella della PlayStation 5, cioè la versione da noi provata. Le cutscene lasciano piuttosto interdetti in quanto a qualità, mentre il mitico DualSense non è stato minimamente implementato. Persino i caricamenti potevano essere ottimizzati con maggiore cura da parte degli sviluppatori. Non si salva il reparto sonoro che non brilla, complici delle musiche troppo semplici e che non lasciano il segno.

Per quanto riguarda la gestione delle missioni e dei salvataggi, anche in questo caso notiamo come gli sviluppatori siano rimasti alle generazioni passate. La ripetitività e la linearità delle quest è palese e piuttosto tediosa, rendendo l’avventura fin troppo monotona. Ultima nota per la localizzazione, completamente in inglese. Chi non ha la voglia o la capacità di leggere una buona mole di testo in lingua anglosassone potrebbe scartare a priori il titolo.

Trofeisticamente parlando: è proprio l’apocalisse!

Se l’apocalisse è un vero inferno, anche prendere il trofeo di Platino di Deadcraft non è una passeggiata. Numerose insidie si nascondo nella lista trofei, che conta ben trentatré coppe. Oltre a finire il gioco, sarà necessario sbloccare tutte le ricette di creazione, creare tutti gli oggetti presenti e completare altre imprese. Tra queste sottolineiamo la necessità di terminare tutte le missioni secondarie e imparare tutte le skill presenti. Non esattamente una passeggiata nel bosco.

VERDETTO

Deadcraft è un gioco che mischia abilmente meccaniche survival, crafting e action. Un'interessante storia ci porterà nel mondo devastato dagli zombie con colpi di scena e una storia di vendetta. Peccato per il lato tecnico che mostra il fianco a numerosi compromessi tipici di un piccolo studio indipendente. Comunque se l'ambientazione vi aggrada vi consigliamo sicuramente di dargli una chance.

Guida ai Voti

Daniele Citerio
Lo zio "citte", avete presente quello zio strano che fa cose strane in posti strani? Arrampica pareti di roccia su alte montagne, scala le cascate di ghiaccio, fa yoga in mezzo alla spiaggia e poi, ve lo trovate in salotto attaccato alla play a giocare senza manco considerarvi? Ecco, sono io!