Edge of Eternity – Recensione

Sviluppatore: Midgar Studio Publisher: Dear Villagers Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 39,99 € Italiano:

Edge of Eternity è un nome che appare e scompare a più riprese dalle scene da quasi un decennio. Era infatti il 2013 circa quando Midgar Studio lanciò la campagna Kickstarter del gioco di ruolo in stile giapponese che sarebbe dovuto uscire nel 2016. Sono occorsi tuttavia altri sei anni per fargli vedere definitivamente la luce su PlayStation 4 e PlayStation 5, un tempo lunghissimo che ha permesso agli sviluppatori di cambiare più volte l’identità della loro opera.

Da gioco strategico puro, l’ultima fatica del gruppo francese si è trasformata in un JRPG con forti richiami ai classici degli anni Novanta e non solo. Impossibile infatti non vedere rimandi alla serie Final Fantasy, così come il titolo stesso sembra volere rendere omaggio a Resonance Of Fate/End Of Eternity. Forgiatosi attraverso i titani del passato più o meno recente, Edge of Eternity cerca quindi di raccontare la sua storia, rischiando però di non riuscire a lasciare la mano sicura dei suoi modelli.

Fantascienza fantasy

È una commistione di più generi letterari il mondo di Edge of Eternity. Tempo addietro, una civiltà aliena avanzata entrò in contatto con gli abitanti di Heryon, apparentemente intenzionati a condividere le loro tecnologie attraverso una comunione pacifica. Quella che sembrava una collaborazione amichevole si tramutò però in una guerra tra un bramoso conquistatore e gli strenui difensori del pianeta. Come arma finale, il primo decise di rilasciare una sorta di virus, chiamato Corrosione, che uccide o trasforma tutte le forma di vita con cui entra in contatto in veri e propri abomini.

Quello che pare essere un incipit da avventura sci-fi, precede invero la conoscenza del protagonista Daryon e del suo gruppo di amici guerrieri, pronti a lanciarsi all’attacco di mech extra terrestri. Ben meno attrezzati del nemico, i Nostri agiscono prevalentemente all’arma bianca e con l’uso di magie varie, ma la forza straripante degli invasori sembra essergli superiore e non tutti riusciranno a sopravvivere. La trama si dipana lungo otto capitoli, ognuno dei quali contraddistinto da determinate ambientazioni e, senza scendere ulteriormente nei dettagli per evitare di rovinare qualche sorpresa, scorre con un ritmo altalenante che migliora in fase avanzata. Il contrasto tra i futuristici nemici e una Heryon fantasy dal sapore medievale di tipo occidentale è una buona trovata sulla carta, ma concretamente i due poli non si sposano mai in modo armonioso.

Heryon tutto da scoprire

Dopo un prologo piuttosto compassato, si passa al controllo del personaggio principale con una visuale in terza persona e la possibilità di esplorare le terre di Heryon. Da verdeggianti prati a pianure sconfinate, passando per luoghi montuosi e villaggi, il mondo di Edge of Eternity è abbastanza ricco e vario. Viaggiando con un massimo di quattro compagni, sarà possibile trovare creature ostili visibili direttamente nell’overworld – dando la libertà di scegliere tra il combattimento e la fuga – alcuni dungeon e degli insediamenti. Considerata l’assenza del salto e dell’arrampicata, il level design si sviluppa principalmente sul piano orizzontale, non offrendo mai alcuno spunto di costruzione complessa. Le grotte stesse, luoghi dove trovare oggetti rari e avversari pericolosi, possono essere equiparate a dei semplici corridoi più o meno strutturati.

Essendo la mappa molto vasta, gli autori hanno inserito due metodi per velocizzare gli spostamenti, ovvero una piattaforma di teletrasporto (omaggio degli alieni?) e i nakaroo, una sorta d’incrocio tra un gatto gigante e una volpe che si trasforma in una perfetta cavalcatura. A proposito dei villaggi sopra citati, qui i giocatori troveranno sempre un ostello dove recuperare le energie, un tavolo da lavoro e alcune missioni secondarie. Queste ultime rischiano di diluire il ritmo di gioco, non brillando mai né per scrittura né a livello di gameplay.

Anima strategica, esperienza action

L’anima strategica del primo canovaccio di Edge of Eternity non è stata accantonata, anzi, è diventata parte di un sistema di combattimento a turni che prende a piene mani da quello ATB. All’inizio di uno scontro infatti, la visuale si alza fino quasi a farsi isometrica, consentendo di dare uno sguardo allargato al campo di battaglia costituito da più esagoni chiamati Nexus. Il posizionamento dei componenti del party è fondamentale: le armi colpiscono solo i nemici adiacenti, mentre gli incantesimi anche alla distanza, lasciando però chi le utilizza in balia di un attacco; in questo come in altri casi può essere preferibile rinunciare a un’avanzata offensiva per difendere se stessi o l’alleato. A ciò si aggiunga la possibilità di danni bonus con un colpo alle spalle e quella di sfruttare alcuni elementi dello scenario – come delle potenti balestre – assieme alla presenza di potenti cariche speciali ottenibili dopo un numero di colpi base.

Ecco che, per esempio, vi ritroverete a gestire Daryon, un forte tank che con il suo spadone può dare dei fendenti ravvicinati, la sacerdotessa e l’esperta d’incantesimi elementali del gruppo, Selene e Myrna, più a loro agio nelle retrovie. Da precisare che i movimenti possono essere effettuati senza limiti durante uno scontro, donando una buona dinamicità alla componente strategica. La difficoltà “Normale” offre già una buona dose di sfide, anche se il rigenerarsi della salute e della barra della magia al termine di ogni scontro toglie dall’equazione un eventuale senso di timore per il game over. Uscendone vincitori, si guadagneranno dei punti esperienza tanto per il personaggio quanto per le sue armi. Spade, lance e altre possono aumentare di potenza anche grazie a uno o più slot nei quali inserire dei cristalli ora per modificare delle statistiche, ora per sbloccare nuove magie. La possibilità di costruire set completi di armi varie in base alle proprie esigenze e gusti rappresenta un punto a favore non da poco per gli amanti dei GDR.

Il peso artistico degli anni

Sul piano grafico e tecnico, Edge of Eternity sembra soffrire pesantemente il tempo passato prima di uscire dal guscio dello sviluppo. Le texture, in particolare dei paesaggi, sono molto esigue e cozzano con una resa dei paesaggi piuttosto rifinita e gradevole agli occhi. Da contare poi dei modelli poligonali legnosi e inespressivi che si accompagnano a un design dei personaggi ben poco originale e povero di dettagli. Oltre a una straniante alternanza tra scene animate e dialoghi statici – la lingua italiana non è presente nemmeno per i sottotitoli – stonano dei menù poco piacevoli così come l’HUD a schermo che a tratti risulta invasivo. Buona invece la colonna sonora, con tracce sontuose che traghetteranno il viaggio di ogni guerriero.

Trofeisticamente parlando: un lungo viaggio da JRPG

Togliendone uno che richiede di completare il gioco con una determinata difficoltà senza mai cambiarla, i trofei di Edge of Eternity comportano più un dispendio di pazienza e tempo che di abilità personali. Parliamo infatti di 59 coppe in totale, distribuite tra 54 di bronzo, 2 d’argento, 2 d’oro e l’agognato Platino. Oltre a quelli legati al completamento della trama, si richiede di esplorare il mondo in lungo e in largo scovando vari tesori e portando a termine molte missioni secondarie. Potete trovare la lista completa sul nostro forum PlayStation Bit.

VERDETTO

Con Edge of Eternity, Midgar Studio si è proposto un obiettivo ambizioso: creare un gioco di ruolo in stile giapponese, pensato da artisti occidentali, che con lo scudo di modelli altisonanti come Final Fantasy e altri franchise, possa sgomitare per assicurarsi un posto di rilievo nel novero delle produzioni fuori dal mercato dei tripla A. Il traguardo desiderato sembra essersi allontanato però verso il finale, complice anche il lungo tempo richiesto per completare il gioco. Dopo quasi un decennio dal primo annuncio, il titolo mostra un comparto tecnico non al passo con i tempi, una narrativa e un world building poco incisivi a fronte di un sistema di combattimento invece solido e abbastanza profondo.

Guida ai Voti

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.