Greak: Memories of Azur – Recensione

Sviluppatore: Navegante Entertainment Publisher: Team17 Piattaforma: PS5 Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 29,99 € Italiano:

Immaginate una fiaba per grandi e piccini che prenda spunto dalla dimensione popolare medievale, un libro animato della buonanotte molto speciale, poiché anche interattivo. Ecco, abbiamo pensato così a Greak: Memories of Azur, gioco di debutto di Navegante Entertainment. Il piccolo team messicano ha trovato manforte in Team17 per lanciarsi nell’industria con un misto fantasy di avventura, platform e action che, pur battendo terreni già consolidati del genere, riesce a distinguersi nel suo insieme. Dopo averci incantato con il suo stile delizioso, Greak e i suoi fratelli ci hanno accompagnato nel loro mondo, dimostrandoci che l’unione fa la forza, anche giocando in solitaria.

Greak - Memories of Azur

Una famiglia di eroi

In un momento perso nei meandri del tempo, nella regione lontana lontana di Alassya, la Piaga attaccò il territorio popolato dai Courine. L’infezione portò con sé gli Urlag, malvagia fazione intenzionata a distruggere ogni essere vivente. E proprio da quegli scontri, dalle macerie e dai pochi superstiti della luce prende il via la storia di Greak, Adara e Raydel. Inizialmente nelle sole vesti del primo, dopo un rocambolesco incipit il fratellino minore dei tre verrà tratto in salvo dai ricognitori e condotto a uno dei pochi villaggi base dei sopravvissuti. Qui si sta organizzando la resistenza degli ultimi Courine contro gli Urlag, da un lato attraverso delle spedizioni dei guerrieri più valorosi, dall’altro con il progetto di lasciare la regione di Azur in dirigibile.

Riprese le forze, il piccolo protagonista muove i suoi primi passi, interagendo con gli abitanti e prendendo poi la strada della foresta e dei luoghi più profondi alla ricerca dei suoi fratelli. Ricongiunti, questi si lanceranno alla salvezza dei loro simili, scoprendosi una perfetta famiglia di eroi. Da tali accenni si può già intuire come la trama di Greak: Memories of Azur metta in campo svariati topoi narrativi, dall’eroe umile alla sua crescita esponenziale, passando per l’eterna guerra fra specie. Alla storia principale si aggiungono diversi tasselli disseminati per la mappa, come libri e documenti, per dare maggiore solidità al world building. Pur nella sua semplicità insomma, il team è riuscito a tirarne fuori un racconto delicato sul coraggio e sull’amore tra fratelli capace d’intrattenere per svariate ore.

Greak - Memories of Azur

MetroidVaTrine

Spulciando le pagine ufficiali del gioco, troverete la dicitura di single player a scorrimento laterale. L’ultima fatica di Navegante Entertainment è questo e molto di più, al punto da incarnare bene l’idea che, nel panorama attuale dei videogiochi, la classificazione sia solo un punto di partenza. Come accennato in apertura, parliamo di una combinazione fra esplorazione e combattimenti in tempo reale: la prima segue i dettami del platform moderno, con mappe costruite su vari livelli e piattaforme da raggiungere con la giusta pressione del salto. Il level design palesa invero un respiro da metroidvania, offrendo zone segrete a cui accedere in un secondo tempo, senza tuttavia farne il cardine della produzione, al pari per esempio di Hollow Knight.

Rispetto a questo ultimo, manca pure una mappa dettagliata, rimpiazzata da una panoramica delle macro zone disponibili e di come si collegano fra loro. Una soluzione che potrebbe confondere in alcuni frangenti, ma che non ci sentiamo di portare sul banco delle criticità, viste le aree relativamente lineari. Se dovessimo riassumere quanto appena detto, prenderemmo in prestito il termine coniato dagli stessi autori, MetroidVaTrine: un pizzico di metroidvania e meccaniche cooperative come, per esempio, si vedono nella serie Trine. A condire il tutto una buona dose di brevi enigmi ambientali, semplici puzzle pensati per essere gestiti armoniosamente dai tre protagonisti.

Un party a portata di croce direzionale

Il vero perno del gameplay risiede infatti nelle sinergie che si creano tra Greak, Adara e Raydel. La particolarità sta nel fatto che la famiglia di paladini venga controllata da un singolo utente, ovvero senza prevedere una modalità cooperativa. Alle volte tale trovata risulta scomoda, dovendo muovere contemporaneamente due, poi tre personaggi, combattere con il timore di un game over per la sconfitta dei due gestiti dall’intelligenza artificiale più che per la difficoltà stessa dello scontro. Certo, uno dei tasti dorsali del DualSense permette di spostarsi in blocco, mentre R2 consente di richiamare chi rimane indietro, ma funziona solo sulle brevi distanze. Se quindi in fase di esplorazione questa scelta di design chiede un po’ di pazienza, nelle fasi action mostra il fianco a qualche elemento mal calibrato.

Nel nome della tradizione dei giochi di ruolo fantasy, Greak: Memories of Azur propone un concentrato di personalità archetipiche, quella del guerriero versatile, della maga e del possente soldato. Il primo è proprio Greak, abbastanza agile e minuto da raggiungere punti altrimenti non raggiungibili per gli altri nella mappa. Adara è invece dotata di poteri telecinetici che le permettono di sostituire il doppio salto del fratellino con una breve levitazione. Gli attacchi di spada sono sostituiti con dei colpi a lungo raggio di proiettili energetici, soggetti come i balzi a un breve cooldown. Raydel è infine il potente fratellone lento ma spesso letale, pronto a difendere con il suo possente scudo. Il sistema di combattimento non brilla per varietà né complessità, proponendo un attacco base con qualche variante. Ognuno ha un proprio inventario – curiosa la scelta di distinguere potenziamenti e oggetti piuttosto che raccoglierli per il gruppo – dove tenere erbe e piante da cucinare per ottenere gustosi piatti curativi.

Una fiaba di pura magia animata

Riteniamo quasi impossibile restare indifferenti di fronte allo spettacolo disegnato a mano dagli artisti messicani. Personaggi dai tratti morbidi e cartoon, architetture medievaleggianti intrise di fantasy fiabesco prendono vita grazie a un’abilità impressionante nell’ambito dell’animazione. Oltre alle scene d’intermezzo, sporadiche eppure ben congegnate, brillano in questo senso le movenze nel gioco vero e proprio. Gli ambienti, dalle paludi sporche alle foreste, alle cascate scroscianti, sono una gioia per gli occhi. Una maestria e un sapiente uso del motore grafico Unity che ci auguriamo possa essere solo l’inizio di una lunga carriera per il team di sviluppo.

Oltre a segnalare una precisa localizzazione di tutti i testi in lingua italiana, spendiamo qualche parola per il supporto al DualSense. Non solo il controller di PlayStation 5 conferisce una luce specifica per ognuno dei tre protagonisti, ma riesce a calibrare la vibrazione in maniera precisa, restituendo persino la sensazione da sconfitta imminente, simulando i battiti del personaggio.

Trofeisticamente parlando: un’esperienza da vivere, un Platino da cacciare

Greak: Memories of Azur per PlayStation 5 consta di venticinque trofei totali, distribuiti fra otto di bronzo, nove d’argento, sette d’oro e il tanto agognato Platino. Quest’ultimo non darà ai cacciatori troppi grattacapi, tolto l’obiettivo relativo a una partita completa da tre ore e quello che richiede un numero massimo di salvataggi. Un’occasione perfetta per combinare un’esperienza divertente e un nuovo platino per la propria collezione. Vi rimandiamo pertanto al nostro elenco trofei di Greak: Memories of Azur.

VERDETTO

Un libro fiabesco interattivo. Così si presenta Greak: Memories of Azur, opera di debutto di Navegante Entertainment. Collegare ogni sua caratteristica ai generi noti dei videogiochi comporterebbe fare una lunga lista, pertanto le riassumiamo con un termine coniato dagli autori stessi, MetroidVaTrine. Un pizzico di metroidvania, struttura platform senza particolari difficoltà e sistema di combattimento action GdR sono gli ingredienti di un titolo che chiede a un giocatore di giostrarsi fra i tre protagonisti. Qualche inciampo nella gestione di questo elemento centro della produzione e nelle fasi action in generale gli impediscono di raggiungere un voto superiore, arrivando a sfiorarlo. Non si esaurisce comunque la magia animata creata dal team messicano, una gioia per gli occhi e un acquisto consigliato agli amanti di tale formula.

Guida ai Voti

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.