Ratalaika Games ci ha abituato a titoli non convenzionali lanciati su PlayStation: Long Live The Queen non fa eccezione. Un regno incantato, una regina morta troppo presto e una serie infinita di difficoltà, intrighi e dietrologie da districare. Rapporti da mantenere, guerre da evitare, ma anche umore ballerino e mille dettagli da curare. Per la recensione di Long Live The Queen ci siamo catapultati nella difficile vita di corte, e ne siamo usciti incoronati.
La dura vita di una principessa
Il protagonista della nostra recensione è un ibrido tra RPG, strategico e visual novel, con elementi manga, che racconta la storia di una principessa. Dopo aver perso la madre, è infatti lei la diretta erede al trono. Servirà un bel po’ di allenamento per poter arrivare al momento dell’incoronazione senza essere umiliata, sbeffeggiata o, peggio, uccisa. La tattica, il saper parlare e la conoscenza degli intrighi di corte saranno fondamentali per la nostra strada verso il trono. Non tutto sarà facile né veloce, infatti ogni settimana comprenderà due sole possibilità di apprendere certe abilità.
Dovremo, come se non bastasse, fare i conti anche con l’umore, con le persone presenti a corte e con molte altre variabili non controllabili. È proprio grazie a questo che Long Live The Queen può definirsi un gioco di strategia in tempo (quasi) reale. Sarà anche possibile, in caso di risposta sbagliata a certi dialoghi, fare marcia indietro. Non tutto, come detto, è sempre facile e certe strade sembreranno obbligate. Ad esempio, se una persona di corte risulterà antipatica, pur avendo diversi modi per modi farglielo capire, la sua reazione sarà sempre negativa. Impossibile, o quasi, cambiare le prospettive.
Gioco statico, ma non troppo
Il gameplay di Long Live The Queen non è esageratamente complesso, dato che è sostanzialmente una visual novel basata su dialoghi. Ci sono delle scelte da fare, come le attività settimanali, tra un’amplia platea di disponibilità: strategia militare, economia, belle maniere e via dicendo. Non c’è però nessun tipo di movimento nel gameplay, tutto è statico.
Nonostante ciò, la sensazione è di non avere mai il totale controllo delle vicissitudini, anche a causa di una enorme varietà di eventi che possono essere messi in piedi a seconda del gusto personale. Inoltre, a causa di questa mancanza, ci si troverà quasi sempre a barcamenarsi tra il minore dei mali per evitare figuracce in questa o quella occasione.
Direzione artistica promossa
Il gioco è tecnicamente solido su PlayStation 5, complice la semplicità di fondo dell’opera. Long Live the Queen vanta schermate statiche, che non possono in nessun modo mettere alla prova un hardware di tale potenza. Anche la fluidità è perfetta, senza scatti o cali di frame rate. I disegni sono ben realizzati, lo stile generale del gioco è piacevole ed è difficile trovare difetti anche nei dialoghi o nelle situazioni che sono sempre coerenti con l’ambientazione. Discreta la colonna sonora, che risulta comunque piacevole e sempre ben calata nella situazione.
Trofeisticamente parlando: la regina è morta, lunga vita alla regina!
Per quanto questa frase possa sembrare assurda, nel gioco ci verrà chiesto di morire, di uccidere e anche di essere incoronate regina. Questo presuppone quindi, per la ricerca di tutti i trofei (Platino compreso) la necessità di affrontare il gioco più volte e di imparare a conoscere quali siano i pattern migliori. Data la sua natura randomica, servirà un po’ di tempo per poterne ottenere il trofeo più prezioso, ma sappiamo che i cacciatori duri e puri non avranno paura della sfida.