Lost Epic – Recensione

Sviluppatore: Team Earth Wars Publisher: OneorEight Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 23,99 € Italiano:

Lo studio Team Earth Wars e la startup giapponese OneorEight portano su PlayStation Lost Epic, protagonista della nostra recensione. Il titolo si presenta come un soulslike in salsa orientale, con tanti elementi peculiari. Senza esitazioni ci lanciamo quindi in questo mondo fantasy. Vestite con noi i panni di un cavaliere misterioso, pronto a combattere contro gli dei.

Dall’ombra alla luce

L’incipit di Lost Epic rispecchia esattamente la traduzione letterale del titolo. Il giocatore si ritrova perso in un mondo epico. Inizialmente infatti ci si trova intrappolati in un’ombra che, seguendo il suono di una voce femminile, supererà aree oscure per arrivare fino all’abitazione di una strega. Una molta messo piede nella casa, la fattucchiera ci permetterà di dare un aspetto al nostro eroe scegliendo tra una serie di pattern predefiniti. Sfortunatamente, non sarà possibile personalizzare ulteriormente l’aspetto del proprio guerriero, ma solo modificarne la voce.

Scelto il nostro “corpo”, la strega ci illustrerà la missione da compiere: nel mondo in cui ci troviamo sono infatti presenti sei divinità da sconfiggere in combattimento. Una volta abbattute, diventerà possibile ricostruire il mondo dalle sue fondamenta. L’ambizioso progetto, in cui ci troviamo nostro malgrado coinvolti, comporta esplorare una serie di aree infarcite di nemici, abbattendo a colpi di spada ogni cosa si muova. Niente quindi di diverso da qualsiasi altro titolo RPG sul mercato, se non appunto per l’ambientazione scelta.

Lost Epic si presenta fin da subito come un gioco di ruolo action bidimensionale, in cui ci si sposta in una serie di zone realizzate con uno stile tipico degli anime. Scordatevi dunque ambienti cupi e costruzioni gotiche tipiche di opere come Dark Souls e Bloodborne, ma preparatevi piuttosto a un gioco che si avvicina per stile a Disgaea o, andando più indietro negli anni, a Odin Sphere. Sfortunatamente ci si accorgerà presto che non è tutto oro quello che luccica e che alcuni paragoni (soprattutto quelli importanti) possono risultare scomodi.

Chosen Undead o quasi

Come è facile dedurre, la trama di Lost Epic non è niente d’innovativo o realmente epico. Un personaggio senza nome e senza passato si trova a combattere per un bene supremo. Tutto molto ordinario, reso peraltro ancora meno coinvolgente da una narrazione che nasconde fin troppo la lore. Le spiegazioni che ci vengono fornite sono quasi sempre sommarie, giustificando solo in parte i nostri immensi sforzi. Se a questo aggiungiamo che la narrazione avviene con dialoghi in giapponese sottotitolati in inglese, diventa facile perdere il filo degli eventi.

Fortunatamente conoscere vita morte e miracoli dei personaggi che popolano il mondo di gioco non è fondamentale. Dopo un breve tutorial si capisce infatti che il cuore di Lost Epic sono i combattimenti, composti da battaglie contro una serie di servitori che si concludono fronteggiando enormi boss pronti a farci la pelle. Se state pensando che si tratta dello schema della maggior parte dei giochi di ruolo, non vi sbagliate. Lost Epic infatti non propone nessuna particolare variante sul tema, né tanto meno mette sul piatto idee innovative.

I comandi sono estremamente basilari: si salta, si usano attacchi leggeri e pesanti e si sfruttano varie skill, qui chiamate Divine. Interessante (ma comunque non inedita) la scelta di aggiungere un tasto per scambiare due set di equipaggiamenti predefiniti. Questo consente, soprattutto ai livelli avanzati, di modificare istantaneamente il proprio stile di combattimento e le abilità. Inutile però dire che durante le prime ore si rivela pressoché inutile, complice anche il ridotto numero di skill e l’impossibilità di equipaggiarle su entrambe le build. Non mancano infine una sorta di parry e un tasto dedicato alla schivata, utili per evitare gli attacchi dei nemici.

L’uccisore di dei

Nonostante un ridotto set di mosse, inizialmente Lost Epic riesce a catturare il giocatore. Gli scontri sono rapidi e intensi, con una buona resa delle mosse speciali. Non mancano anche combo per infliggere più danni e una dinamica di stordimento dei nemici per malmenarli. Nonostante questo, il titolo di Team Earth Wars cade rapidamente nel banale e nel monotono, complice una quasi totale assenza di varietà nei mostri che affronteremo. Tolti i boss, infatti, i modelli proposti si ripetono ciclicamente, salvo qualche sporadica aggiunta. Esplorare le aree, peraltro tutte simili tra loro, diventa quindi una sorta di tedioso ciclo. A poco serve anche l’aggiunta di missioni secondarie che richiedono di pescare, cucinare, abbattere specifici nemici e molto altro.

Un vero spreco, considerato che l’ambientazione di Lost Epic poteva essere la giusta rampa di lancio per un viaggio interessante e diverso dal solito. In tutto questo l’unica vera variabile sono i boss di fine livello, enormi e sempre pronti a punire i nostri errori. Ancora una volta, però non siamo di fronte nel bene e nel male a un Souls: una volta imparati i pattern d’attacco, sarà facile avere la meglio sulle divinità. La morte comporta comunque la perdita dei propri averi e la rinascita con sole tre pozioni di cura. Un numero questo che, soprattutto nelle fasi avanzate, è davvero ridotto e causa di grande frustrazione.

A poco serve anche modificare il proprio equipaggiamento, dato che le armi sono molto simili tra loro. Tolto il cambio di peso degli oggetti, che modifica il pattern d’attacco, e la presenza di guanti per colpi a distanza, tutto si mantiene invariato per la durata dell’avventura. Anche l’immancabile sistema di crafting, molto confusionario e spesso affidato al caso, non riesce a dare la giusta spinta. Discreto ma comunque molto ordinario invece il meccanismo di level up, basato sulle Anime raccolte (vi ricorda qualcosa?). Potenziando il proprio eroe si potranno migliorare i parametri come salute e stamina, oltre a sbloccare nuove abilità.

Epicamente mediocre

Tutti gli elementi di Lost Epic, dalla storia al gameplay, sono incredibilmente mediocri e scontati. Ciò che avrebbe potuto dare la giusta spinta al titolo di Team Earth Wars è il comparto tecnico. Il condizionale però è d’obbligo, perché la missione non è riuscita. Le ambientazioni, inizialmente appaganti per l’occhio, diventano presto ripetitive. A parte una zona acquatica in grado di avere un sussulto, tutto viene presto a noia. I modelli poligonali creati dallo studio, peraltro, non aiutano: come abbiamo detto i nemici andranno via via ripetendosi, così come gli elementi che contraddistinguono le aree esplorate.

A poco serve l’impegno profuso per realizzare i singoli personaggi e i boss, che si perdono in un mare magnum di mediocrità che annoia presto lo sguardo del giocatore. A dare il colpo di grazia ci pensano una serie di animazioni tutte uguali, che sembrano risalire alla vecchia generazione di console. Proprio parlando di generazioni, Lost Epic arriva in versione cross platform con PlayStation 5. Il supporto dato alla next-gen è però pressoché nullo, con assenza totale di sfruttamento del DualSense e in generale poca differenza rispetto alla versione PlayStation 4.

In tutto questo, la longevità di Lost Epic è decisamente buona, complice la necessità di ripetere varie aree in caso di morte. Una decina di ore è il tempo stimato per portare a termine l’avventura, allungabile in caso ci si dedichi alle varie missioni secondarie presenti. Discreta anche la colonna sonora, che accompagna in maniera abbastanza anemica l’azione. Da rivedere il volume degli effetti speciali, fortunatamente modificabile dal menu delle opzioni. Ottimo invece il doppiaggio, che come detto è però solo in giapponese.

Trofeisticamente parlando: un Platino animato

Se siete divoratori di soulslike e le sfide non vi fanno paura, probabilmente non avrete problemi a completare la lista trofei di Lost Epic. Tra i quarantuno trofei disponibili si nascondono comunque varie insidie, prima su tutti il raggiungimento dei vari finali disponibili. Non mancano nemmeno richieste legate alle missioni secondarie e al potenziamento del proprio personaggio. Doveroso segnalare che le sfide sono tutte chiare e lineari, senza necessità di eccessivo farming, se non per raggiungere dieci milioni di Anime raccolte. Se puntate a questo Platino, mettete comunque in conto un po’ di sforzi e una discreta quantità di ore.

VERDETTO

Le premesse di Lost Epic erano ottime: un soulslike in stile giapponese, con una lore basata sulle divinità e combattimenti 2D sfruttando anche dei poteri divini. Tutto però fallisce all'atto pratico, quando ci si trova tra le mani un titolo privo d'innovazione e di mordente, in cui la trama non decolla mai e molti elementi si ripetono pigramente. I mostri, salvo qualche variazione sul tema e gli interessanti boss, sono tutti uguali tra loro, così come ambientazioni sì colorate ma dal design rivedibile. A tutto questo si aggiunge una generale monotonia nel gameplay, che propone combattimenti bidimensionali in sequenza e qualche piccola sezione platform. Il sistema di crafting, le numerose missioni secondarie e la presenza di più finali non giustificano comunque l'acquisto di un prodotto mediocre, che si perde in mezzo a tanti altri esponenti del genere. Se comunque siete appassionati di soulslike e volete provare un'ambientazione diversa, Lost Epic offre comunque qualche spunto interessante, segno che il prossimo progetto del team potrebbe, con il giusto impegno, essere davvero epico.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.