Orbit.industries – Recensione

Sviluppatore: LAB132 Publisher: Klabater Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Simulazione Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 16,99 € Italiano:

“Se fossimo soli l’immensità sarebbe davvero uno spreco.”
Isaac Asimov

Grazie a orbit.industries, analizzato nella nostra recensione, è possibile conquistare le profondità dello spazio. Il team di LAB132, in collaborazione con Klabater, ha infatti realizzato un simulatore spaziale in cui dar vita alla propria stazione orbitante, con tutte le gioie e i dolori del caso.

Connessione stabilita

L’ultimo periodo ha visto la pubblicazione di giochi che, in un modo o nell’altro, affrontano il tema dei viaggi spaziali. Oltre al pluripremiato Returnal, esclusiva PlayStation 5 sviluppata da Housemarque, ci sono infatti produzioni minori come il divertente Heavenly Bodies oppure il ben più serioso Deliver Us the Moon. Tanti videogiochi, che hanno cavalcato l’onda lunga generata da capolavori cinematografici come Interstellar e The Martian per portare gli appassionati nello spazio, immersi in tanta fantascienza e molto spesso una buona dose di realismo.

Proprio da qui vogliamo partire per analizzare Orbit Industries, un mix di gestione alla The Martian e di realismo. I ragazzi di LAB132 hanno infatti deciso di sfruttare tutte le potenzialità dell’Unreal Engine 4 per realizzare un simulatore di stazione spaziale. I giocatori si trovano, senza troppi preamboli, a dover gestire infatti una complessa struttura che orbita intorno alla Terra, gestendo al meglio il budget per far prosperare il proprio ecosistema. Proprio come avviene in giochi come Two Point Hospital oppure Planet Coaster, ci si trova tra le mani una serie di strumenti per dar vita alla stazione perfetta.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo però un mare lunare: la sfida offerta da Orbit Industries è di quelle toste, ben lontana dallo stile amichevole e canzonatorio delle opere sopra citate. Una volta avviata la campagna è comunque possibile seguire un breve tutorial, che spiega le basi del gioco. Vi preannunciamo però che, anche così, realizzare i propri sogni galattici sarà impresa ardua.

Huston, abbiamo un problema

La celebre frase trasmessa dall’Apollo 13, “Huston, abbiamo un problema”, calza a pennello anche su Orbit Industries. Il simulatore di LAB132 è infatti un’opera incredibilmente realistica, che si porta però dietro tutti i problemi derivanti da una così grande fedeltà alla reale gestione di una stazione spaziale. I giocatori possono optare per una modalità campagna, in cui affrontare una serie di livelli con obiettivi specifici, o giocare in modalità libera.

Qualche sia la scelta, ci si trova davanti a uno scheletro di stazione da gestire, creando nuove infrastrutture e collegandole a quelle esistenti mediante un apposito circuito. I giocatori possono muoversi liberamente tra la visuale esterna, che consente di osservare la struttura e aggiungere nuove parti, e quella astratta. Da qui è possibile controllare, come in un foglio di calcolo, le connessioni dei vari elementi, gestendo le interazioni e cercando di trovare il posizionamento più efficace.

A differenza della maggior parte dei gestionali, in cui è sufficiente piazzare un elemento per metterlo in moto, in Orbit Industries è quindi indispensabile trovargli una collocazione anche a livello energetico e funzionale. Questa descrizione decisamente complicata risulta un po’ più semplice (ma non troppo) all’atto pratico. I giocatori, man mano che acquisiranno manualità, potranno quindi gestire ogni aspetto della propria stazione spaziale.

Is there life on Mars?

Una stazione di successo non vive però di sole creazioni. Per riuscire infatti a sopravvivere nel crudele mondo dell’esplorazione spaziale è necessario creare un vero e proprio sistema economico, in cui sia possibile completare missioni e ottenere denaro per finanziare migliorie e nuove aree. Le richieste esterne diventano quindi il modo migliore per fare soldi, con tanto di missioni principali nel caso in cui si stia affrontando la campagna. Con il denaro ottenuto diventa possibile inoltre effettuare ricerche, per migliorare i componenti della nave o trovarne di nuovi con cui accedere al altre missioni in un lungo circolo vizioso.

Ovviamente chi non dovesse riuscire a reggersi sulle sue gambe potrà fare affidamento sui prestiti, rischiando però di cadere in un buco nero finanziario pronto a risucchiarlo. Orbit Industries si rivela quindi un gestionale senza fronzoli, pronto a colpire duro in caso di errore da parte dei giocatori. La campagna risulta comunque piuttosto accessibile, pur richiedendo al giocatore la pazienza di acquisire una buona dimestichezza coi comandi. Non disperatevi quindi se le prime partite si riveleranno un fallimento catastrofico, perché è indispensabile imparare dai propri errori.

Chi poi volesse provare un’esperienza più rilassata può dedicarsi alle due modalità “secondarie” di Orbit Industries. La modalità Illimitata, come lascia presagire il termine, consente di gestire la propria stazione cercando di farla durare più a lungo possibile. La modalità Creativa invece libera la fantasia degli architetti spaziali, senza imbrigliarla con vincoli di denaro. Una vera e propria tavolozza, quindi, per dar sfogo alla propria voglia d’ingegneria galattica.

Guarda che panorama

Uno degli aspetti più sorprendenti di Orbit Industries è la cura che il team di LAB132 ha riversato nella realizzazione della stazione spaziale. Lo diciamo da storici fan del mitico SimCity: quest’opera vi lascerà letteralmente a bocca aperta. Ritrovarsi per la prima volta a osservare la propria stazione orbitante e, girando la telecamera, scorgere le stelle e il pianeta Terra è una sensazione fenomenale. La stessa cura per i dettagli è stata riposta in ogni componente e anche nella plancia di controllo. Tutto è incredibilmente pertinente e “spaziale”, con tanto di effetti animati dedicati a parabole e simili.

Azzeccatissima anche la colonna sonora, quasi assente per la maggior parte del tempo e perfetta per contemplare le vastità del cosmo in totale tranquillità. Se non fosse per i problemi imminenti, le crisi monetarie e la necessità di completare missioni a nastro, Orbit Industries sarebbe l’opera perfetta per sessioni di gioco all’insegna del relax. Quello che purtroppo spezza questo idillio sono le voci fuori campo, molto spesso sgraziate e invadenti, nonché rigorosamente in inglese.

Ciò che invece è stato interamente tradotto, per la gioia dei meno anglofoni, sono i testi del gioco. Orbit Industries è totalmente in italiano, dunque comprensibile da qualsiasi giocatore nostrano. Il vero problema, in questo senso, è la dimensione dei testi. Il titolo di LAB132 è probabilmente perfetto su PC, ma su console soffre il problema di tanti altri gestionali. La distanza dal televisore rende infatti difficile leggere ogni riga di testo presente a schermo, danneggiando l’esperienza generale. Avvicinando un poco la propria sedia da gaming (e sacrificando le proprie retine) è comunque possibile giocare senza troppi patemi.

Ultimo accenno per la fluidità del gioco, eccellente sulla versione PlayStation 5 da noi testata, e per una longevità pressoché infinita. Manco a dirlo, il completamento della campagna principale è solo l’inizio delle avventure da ingegneri spaziali: Orbit Industries è di fatto un gioco potenzialmente infinito.

Trofeisticamente parlando: nello spazio nessuno può sentirti sbloccare trofei

Dopo tanti elogi, veniamo alle dolenti note, ossia i trofei presenti nell’elenco di orbit.industries. La sfida è di quelle toste, tanto che solo chi mangia pane e gestionali tutti i giorni potrà avere l’ardore di puntare al Platino. Oltre a costruire tutti i moduli e realizzare varie infrastrutture più e più volte, ci saranno tante sfide di miscellanea da completare. Dalle connessioni ai moduli, preparatevi a passare svariate ore nello spazio.

VERDETTO

Se state cercando un simulatore spaziale degno di questo nome, allora orbit.industries è il gioco che fa per voi. Il titolo di Klabater e LAB132 è realizzato con una cura maniacale dei dettagli e con tantissime funzioni che gli appassionati dell'ingegneria spaziale adoreranno. Per questo motivo, però, siamo di fronte a un'opera riservata a una ristretta nicchia di fan, che abbiano voglia d'investire una quantità industriale di ore nella realizzazione della stazione perfetta. Pur considerato tutto questo, orbit.industries rimane uno dei simulatori spaziali migliori sul mercato, che ci sentiamo di consigliare a tutti senza remore. Se riuscirete a superare il trauma dell'assenza di gravità, vi troverete a volteggiare tra circuiti e infrastrutture in men che non si dica.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.