Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse – Recensione

Sviluppatore: Grasshopper Manufacture Publisher: Koei Tecmo Europe Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Horror Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 49,99 € Italiano: No

I giapponesi, si sa, hanno una sorta di propensione verso l’horror anche grazie al sapiente uso di folklore e tradizione. Dagli albori di racconti, teatro Nō e Kabuki, ma anche manga, anime e cinema, di prodotti di questo genere, il paese del Sol Levante è sempre un ottimo calderone da cui attingere quando si ha voglia di terrore. Fantasmi, yōkai, demoni e tanto altro, sono l’argomento principale, che grazie ad autori talentuosi riescono a prendere vita e tormentare le notti degli amanti dell’orrore.

E proprio i fantasmi sono il fulcro principale di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse, rimasterizzazione dell’omonimo titolo uscito nel lontano 2008 solo ed esclusivamente per il mercato nipponico su Nintendo Wii. Capitanato da Gōichi “Suda51” Suda, Grasshopper Manufacture tormentò per un bel po’ gli animi dei giapponesi con il titolo che passò alla storia come “il videogioco più terrificante di sempre”.

Ma oggi, ben quindici anni dopo, sarà ancora così? Spegnete le luci, preparate pellicole, flash e accessori vari, la Camera Obscura sarà la vostra unica alleata sull’isola di Rogetsu!

Storie di fantasmi giapponesi

La storia di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse, conosciuto anche come Project Zero 4, ruota attorno alle vicende di diversi protagonisti. In primis, il videogiocatore farà la conoscenza di due ragazze che, senza ricordi, si ritroveranno a tornare sulla loro isola natale alla ricerca delle loro memorie scomparse a seguito di uno strano rituale. Ciò che le protagoniste troveranno sul posto saranno ruderi abbandonati e popolati da spiriti maligni in cerca di vendetta contro chiunque metta piede in quei nefasti luoghi.

Curiosando in giro tra un filmato e l’altro, si scoprirà che l’isola è caratterizzata da un rito che gli abitanti tengono per celebrare le notti di luna piena in cui cinque bambine vengono utilizzate come collegamento tra il mondo dei vivi e dei morti. Di queste cinque bambine solo tre sopravvivranno, ovvero le protagoniste, Ruka, Misaki e Madoka, a cui si aggiungerà il detective Choshiro.

Le vicende del gioco saranno narrate tramite cutscene, che intrecceranno presente e passato, oltre che le trame ben distinte di tutti i protagonisti. I documenti trovati esplorando, le registrazioni e le interazioni con alcuni spettri, metteranno sempre più in chiaro la trama del gioco, che rivelerà non poche sorprese al pubblico giocante.

Gli amanti del cinema non potranno far altro che esultare davanti alle citazioni di pellicole come Ju-on di Takashi Shimizu, la serie Ring di Hideo Nakata, conosciuta da noi per il remake The Ring, e Onibaba di Kaneto Shindō. Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse raccoglie in sé tutto l’amore del team di sviluppo verso il genere horror, che grazie ad un sapiente uso di musiche, atmosfere e pacing, riesce a tenere incollato il giocatore allo schermo, facendogli prendere qualche colpo senza abusare di jumpscare. Da tenere ben in considerazione, però, l’assenza della lingua italiana anche nei testi.

Dite “cheese”!

La caratteristica di tutti i titolo della serie Project Zero, è indubbiamente quella della fotocamera utilizzata come arma contro i fantasmi. La Camera Obscura, simbolo cardine della serie, non mancherà in questo capitolo, e sarà ancora la compagna fidata dei videogiocatori. In questa versione del titolo utilizzabile anche in Snap Mode, ovvero la modalità foto, che vi permetterà di giocare con i personaggi, fantasmi compresi, e creare le vostre terrificanti scene originali. Ma procediamo con ordine riguardo il gameplay.

Il gameplay del titolo sarà caratterizzato da ricche fasi esplorative nei vari ambienti di gioco. Queste serviranno per superare i vari enigmi del titolo, come recuperare un codice per una porta o scoprire la posizione di un personaggio importante. Proprio come nei survival horror di vecchissima generazione, sarà importante controllare ogni angolo e nel caso appuntarsi delle note, poiché i puzzle spazieranno da enigmi veri e propri fino a codici da provare e riprovare seguendo gli indizi delle varie note trovate in giro. Ovviamente sarà possibile consultare internet, ma il nostro consiglio è quello di tentare tutto in solitaria.

Le esplorazioni saranno caratterizzate dagli incontri con i fantasmi, che potranno essere o meno ostili. In questo ultimo caso sarà possibile impugnare la fotocamera che ad ogni scatto li indebolirà. L’atipica arma potrà anche essere potenziata con gadget vari che permetteranno colpi più potenti o stordenti, capaci di far entrare gli spiriti nella fase Fatal Frame, rendendolo ancora più vulnerabili. Ad ogni foto, il giocatore riceverà dei punti che potranno essere utilizzati come valuta per acquistare oggetti consumabili o cosmetici.

Remaster da brivido

Come dicevamo all’inizio, Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è la versione rimasterizzata del titolo omonimo uscito originariamente solo su Nintendo Wii. Il lavoro fatto da Tecmo Koei è indubbiamente grandioso dal lato visivo, con texture ripulite o addirittura sostituite, calibrazioni di luminosità e un comparto audio in altissima definizione. Ma purtroppo dal lato tecnico non si sono visti miglioramenti di alcun tipo. O meglio, il gioco risulta ancora perfettamente giocabile ma su Wii.

Avere a portata di mano dei controller come i Nunchuk della console della grande N o, nel nostro caso, PlayStation Move, sarebbe potuta essere la soluzione migliore per giocare al titolo. Già dai primi minuti è impossibile non notare come i movimenti dei protagonisti siano ancora legati ai sensori della sopracitata console, rendendoli lenti, macchinosi ed estremamente imprecisi da ripetere con gli analogici del controller.

Aggiungendo la meccanica dell’illuminare una data zona per scoprirne gli oggetti nascosti, sulle attuali console risulta estremamente difficoltoso compiere questa semplice operazione muovendo la torcia con la levetta. Nei combattimenti, specialmente con fughe e schivate, si avrà la sensazione di controllare un mattone, data la lentezza delle movenze e della reazione.

Da far notare, inoltre, la totale assenza di feature legate al DualSense, che avrebbero potuto impreziosire l’esperienza di gioco. Per tutta la partita, il controller sarà totalmente morto, salvo vibrare in rare occasioni. Come già detto in precedenza, invece, il comparto audio sarà di altissimo livello, capace di farvi addentrare direttamente tra i luoghi nefasti dell’isola di Rogetsu.

Indubbiamente importante il lavoro di Tecmo Koei nel portare finalmente in Occidente un titolo passato estremamente in sordina e una vera perla per gli amanti del genere horror, ma sarebbe stato molto più opportuno, magari, lavorare un po’ meglio alla mappatura dei comandi e al feedback di essi.

Project Zero: un fantasmagorico Platino

Eccoci nella sezione più amata dai nostri lettori. L’elenco dei trofei di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse, sarà caratterizzato dai classici trofei della storia e delle difficoltà, oltre che da trofei di miscellanea legati ai potenziamenti e collezionabili. Innanzitutto, ci teniamo a precisare che è consigliabile iniziare dalla difficoltà Normale, poiché i trofei delle difficoltà non si sbloccheranno in automatico e questo costringerà il giocatore a dover finire il titolo almeno tre volte.

Superato ciò, è consigliabile raccogliere quanti più collezionabili possibili, tra cui documenti, registri vocali, fotografie dei fantasmi e bambole Hozuki. E’ importante tenere in considerazione che alcuni trofei richiederanno anche di potenziare al massimo la Camera Obscura e la Torcia Lunare per tutti i personaggi giocabili. Il Platino di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse vi terrà probabilmente impegnati per almeno quaranta ore, ma poi potrete sfoggiare un trofeo d’alta classe in bacheca. DING!

VERDETTO

Project Zero; Mask of the Lunar Eclipse ritorna dopo l'esclusiva pubblicazione per il mercato giapponese nel lontano 2008. Questa remaster, svecchiata nelle texture e nel comparto audio, è una perla horror tutta da scoprire, specialmente per gli amanti del genere e del cinema dell'orrore giapponese. Facendosi forza, sorvolando sui problemi legati ai comandi poco comodi, il titolo riesce a fare veramente la gioia di chi cerca un solido survival horror old school.

Guida ai Voti

Raffaele Verde
Anche se i videogiochi sono la sua passione, fin dalla tenera età, continua, ancora oggi a cercare di capirci qualcosa, ovviamente senza riuscirci.