Serial Cleaners – Recensione

Sviluppatore: Draw Distance Publisher: 505 Games Piattaforma: PS5 (Disponibile anche per PS4) Genere: Stealth Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 24,99€ Italiano:

Se serve pulire da cima a fondo una o più stanze e magari anche fare sparire certi pesi morti, potete rivolgervi ai Serial Cleaners. L’azienda lanciata nel 2017 è stata ora ripescata da Draw Distance e da 505 Games, volendo prendere le distanze dal predecessore in primis con il nome al plurale. Legandosi alla formula grezza e relativamente sperimentale di cinque anni fa, l’ultima fatica dello studio polacco propone un cocktail più raffinato di azioni furtive atte a rendere limpida tutta New York City e la fedina penale dei pulitori seriali.

Serial Cleaners

Cleaners, riuniti

New York City, 1999. Il nuovo millennio sta per irrompere, ma prima di festeggiare (o di spaventarsi per il Millennium bug) è necessario occuparsi di un’ultima questione in sospeso. Un lavoro da manuale per Mr. Bob “Il Ripulitore” e i suoi compari: trascinare un sacco nero pesante nel bagagliaio e togliere delle strisce rosse da un’abitazione. Stanco della giornata, il capo può finalmente tornare al covo per cenare con il suo gruppo. Hal “Psycho”, un folle con l’ossessione per lo smembramento dei cadaveri con la sua fedelissima motosega, Lati, una giovane afroamericana le cui capacità atletiche e artistiche spiccano sugli altri ed Erin “V1p3r”, una hacker specializzata nel creare diversivi e fissata con l’utilizzo di neologismi.

Sono passati molti anni dalle ultime disavventure di Bob, eppure il vizio di lustrare la scena di un crimine non è cambiato. Sono rimasti i medesimi anche la sua Ford Squire, i suoi baffi da manager anni ’70 e i suoi occhiali da sole. Mentre la Grande Mela si prepara per i fuochi d’artificio, il quartetto si concede una serata all’insegna dei ricordi. Si parla di come ognuno sia diventato membro della banda, tra inganni e qualche errore insanguinato di troppo. L’idea di porre il titolo al plurale è tanto semplice quanto indovinata, mantenendo al contempo un file rouge con il predecessore e differenziandosi per una trama maggiormente solida e matura. Lo svolgimento della storia non è in sé originale, però riesce nell’intento di calare il giocatore in un’atmosfera noir dal taglio cinematografico, complici dei giochi di camera funzionali a darle un buon ritmo.

Serial Cleaners

È un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo

Lontani dalla disco e dai pantaloni a zampa di elefante, i Serial Cleaners lavorano alla fine del vecchio millennio, tra istanze nostalgiche e tecnologie all’avanguardia via via più sorprendenti. Mentre il solo Bob sfacchinava in un mondo composto da due dimensioni, assieme al suo team si è lanciato nel 3D, con ovvie conseguenze sul gameplay. La telecamera isometrica consente solo una visione parziale del livello interessato, non concedendo quindi la possibilità di studiare la mappa come in un puro strategico. Solo il “Senso da ripulitore” – con la pressione continua di un tasto – mette una pezza a questo ultimo punto. Si avrà una panoramica generale, evidenziando ora le macchie di sangue, ora gli oggetti con cui interagire, ora le prove e i cadaveri da lasciare in un punto di smaltimento.

L’avvento di quattro comprimari al posto di un singolo protagonista dona un respiro più sfaccettato al sistema di gioco, anche se si limita a qualche differenza tra l’uno e l’altro. Per esempio, Viper può gattonare nei condotti dell’aria e raggiungere dei terminali da manomettere. Lati può sfruttare la sua fisicità per fare uno sgambetto a qualche passante troppo curioso (il quale rischierebbe di chiamare i piedipiatti e mandare tutto all’aria) e scavalcare delle recinzioni. Hal invece può fare svenire gli agenti mutilando un cadavere davanti ai loro occhi. Bisogna specificare che Serial Cleaners non permette di scegliere i personaggi a proprio piacimento. Si concentra piuttosto sul momento narrativo con uno specifico ripulitore. Una scelta comprensibile, visto il maggiore perno sul racconto, eppure mancante di una modalità arcade con cui spaziare da un livello a un altro senza paletti.

Serial Cleaners

Fuggire dai piedipiatti

La missione di Bob, Viper, Lati o Hal è facile a dirsi, lunga a farsi. Sfruttando gli elementi dello scenario, come la chiusura di certe porte e lo sblocco di altre – l’interazione ambientale è limitata e insieme coerente al gameplay – i movimenti furtivi alternati a quelli più veloci, i nostri dovranno lasciarlo nello stato in cui si trovava precedentemente al loro passaggio. Prima raccogliendo le prove e i corpi, poi usando un aspirapolvere per rimuovere le strisce rosse, i professionisti dovranno pulire tutto senza farsi beccare dalla polizia. L’ultima fatica di Draw Distance concede un tempo indeterminato per portare a casa la pelle. È possibile pertanto svolgere ogni mossa con una certa dose di attenzione.

Lo spirito calcolatore dell’esperto viene a mancare in presenza di un’intelligenza artificiale deficitaria. I percorsi abitudinari e ripetuti delle forze dell’ordine sono sì connaturati al sistema ludico impostato dagli autori. Passarla liscia, però, diventa troppo semplice quando s’impara la giusta distanza da mantenere per non essere visti, o quando basta chiudere una porta per mandarli in confusione.

Stile da nuovo millennio

La direzione artistica è un fattore di pregio per Serial Cleaners. Attraverso precise scelte, riesce a esaltare l’essenza pulp del gioco. Per esempio, azionando la motosega di Hal la visuale inizia a vibrare e si aggiungono dei testi che rappresentano il pensiero dello psicopatico. Le manovre di hacking con Viper invece fanno entrare in una dimensione viola-verde tra stringhe di codice e gergo leet. Questi e altri sono elementi che, combinati con delle pennellate dai toni prevalentemente freddi, contribuiscono a esaltare lo stile del titolo tutto.

Nel passaggio dall’estetica 2D stilizzata al 3D risulta evidente la presenza di un numero ridotto di poligoni e animazioni, assieme a delle texture non ben definite e pure di modelli posizionati con poca precisione durante le fasi narrative. Nonostante ciò, gli artisti polacchi hanno compiuto un buon lavoro, così come sul fronte musicale e sonoro in generale.

Trofeisticamente parlando: pulisci che ti passa

Per una pulizia più profonda, i cacciatori di trofei possono rifarsi con due trofei di bronzo, otto d’argento, otto d’oro e l’agognato Platino, per un totale di diciannove obiettivi per aggiungere Serial Cleaners alla propria collezione. Tolti quelli legati alla storia principale, il più ostico potrebbe essere quello legato alla pulizia perfetta di ogni livello. Si tratta di un compito faticoso, degno dei più bravi e sporchi ripulitori di New York City. Ulteriori informazioni nel nostro elenco trofei.

VERDETTO

Ci siamo calati nella New York City a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio per prendere scopa, aspirapolvere e cadaveri in mano e farne piazza pulita. Serial Cleaners riprende l'idea intrigante del predecessore datato 2017, modificandola a favore di una maggiore impronta narrativa e di un gameplay più vario. Se da un lato la trama riesce a conquistare gli amanti di un certo tipo di cinematografia, dall'altro il cast di personaggi non riesce a bucare lo schermo né a evolvere il sistema ludico in maniera profonda. Per i novizi del genere e per chi cerca un'esperienza più leggera e insieme ricca di stile, rimane una scelta consigliata.

Guida ai Voti

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.