Behind Closed Doors: A Developer’s Tale – Recensione Speedrun

Sviluppatore: Polygonal Wolf Games Publisher: Sometimes You Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 4,99 € Italiano:

La recensione Speedrun di Behind Closed Doors: A Developer’s Tale vi porta in un mondo molto particolare. I ragazzi di Polygonal Wolf Games e Sometimes You mettono infatti nei panni di uno sviluppatore di videogiochi che in qualche modo mischia l’esperienza virtuale con quella reale. Se siete curiosi di sapere cosa si prova a vivere con l’ansia di un progetto da ultimare (e non solo) vestite con noi i panni di Ethan. Uomo avvisato, mezzo salvato.

Porte chiuse

La trama di Behind Closed Doors: A Developer’s Tale è molto semplice. Come abbiamo anticipato, i giocatori vestono i panni di Ethan. Il giovane è un progettista di videogiochi che si trova in mezzo a due fuochi. Da una parte c’è il suo nuovo progetto da terminare, che dovrà essere ovviamente testato prima di essere lanciato sul mercato. Dall’altro invece abbiamo Emily, la figlia non ancora nata del protagonista. La moglie, incinta e in procinto di partorire, richiederà le nostre costanti attenzioni. All’interno del gioco, questo dualismo si traduce nella gestione della vita di Ethan, divisa tra la realtà, il mondo virtuale e persino una terza dimensione quasi onirica.

La parte di vita vissuta è anche (con triste realismo) la più noiosa vissuta dal nostro protagonista. Le azioni da compiere sono sempre le stesse: ci si sveglia, si parla con la propria moglie e si va a lavoro. Qui l’attività principale di Ethan è rispondere a una serie di mail minatorie, piene di lamentele per il gioco e per i ritardi accumulati. Momenti di ordinaria follia, attenuati da qualche tuffo in Dungeon Crush. Questo è il videogioco che Ethan sta sviluppando, che dovremo giocare in prima persona per trovarne i vari difetti e scoprire se tutto funziona a dovere. Da un walking simulator si passa così a un altro tipo di gioco, una sorta di platform con alcune piccole sezioni platform. Tutto è però molto abbozzato, con comandi imprecisi e scivolosi che rendono l’intera esperienza frustrante e a tratti difficile da sopportare.

Papà o sviluppatore?

Come abbiamo detto, il mondo di Ethan è ripartito in tre sezioni. L’ultima, quella più particolare, offre una serie di sfide di miscellanea che ricadono però molto di più nello stile da videogioco piuttosto che in quello di life simulator. Niente di eclatante anche sotto questo aspetto, tanto che Behind Closed Doors si trascinerà pigramente fino alla sua conclusione, senza mai regalare troppi sussulti. La longevità, fortunatamente, è davvero risicata: si parla infatti di un paio d’ore complessive per vedere la fine del peregrinare del protagonista e sapere cosa ne sarà di Dungeon Crush e di Emily. Sfortunatamente, la breve durata della narrazione e un’alternarsi spesso caotico dei tre mondi non permettono di creare un legame empatico con Ethan. Tutto diventa quindi una sorta di macchietta della vita di uno sviluppatore, più una sorta di parodia quindi piuttosto che uno spaccato drammatico.

In tutto questo, il comparto tecnico non viene in soccorso, anzi, fa da pietra che porta a fondo il gioco. La grafica è quella vista in un numero ormai incalcolabile di titoli indipendenti, da Fez a Hyper Light Drifter, diventata ormai sinonimo di ripetitività piuttosto che di qualità. Alcune scelte e gli abbinamenti cromatici risultano comunque piacevoli, ma scadono comunque nel banale e si allineano alla mediocrità generale. Lo stesso discorso può essere fatto per una colonna sonora con tracce sì adatte ai vari momenti, ma totalmente trascurabili e probabilmente adattabili a qualsiasi altro gioco in pixel art sul mercato. Niente che possa davvero dare la spinta giusta a un gioco che non riesce a spiccare sulla massa di avventure grafiche in commercio.

Trofeisticamente parlando: ricompense per Ethan

Il fatto che più del 90% dei giocatori che hanno comprato Behind Closed Doors: A Developer’s Tale abbiano sbloccato il Platino del gioco, ne fa capire al meglio la difficoltà. Ottenere tutte le ventidue coppe presenti nella lista è una sfida alla portata di qualsiasi cacciatore: le richieste sono quelle di completare la storia osservando i due finali (è comunque possibile continuare dall’ultimo capitolo) e completare un paio di semplici richieste di miscellanea. Ordinaria amministrazione: se siete alla ricerca di un Platino facile da aggiungere alla vostra bacheca, questo fa decisamente al caso vostro.

VERDETTO

Il voto di Behind Closed Doors: A Developer’s Tale è precisamente a metà tra lo 0 e il 10: lo specchio perfetto della mediocrità. I ragazzi di Polygonal Wolf Games erano intenzionati a raccontare una storia intensa e drammatica, in grado di offrirci uno spaccato della vita di uno sviluppatore. Sfortunatamente le due ore scarse necessarie a completare il gioco restituiscono la sensazione di una parodia, neanche particolarmente ispirata, in cui ci si alterna tra tre mondi realizzati in maniera solo abbozzata. Anche sforzandosi, difficilmente i giocatori riusciranno a provare empatia per il povero Ethan, strizzato in mondi piatti e in una grafica in pixel art fin troppo banale. Se a questo aggiungiamo sezioni platform tutt'altro che perfette e una colonna sonora dimenticabile, è facile avere il quadro della triste vita di questo programmatore.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.