Nei panni di un adolescente, ci siamo avventurati in un mondo in rovina per la recensione Speedrun di Full Void. Sviluppato dai ragazzi italiani di OutOfTheBit, questo puzzle platformer richiama i fasti del passato, offrendo tanti elementi interattivi e una trama intrigante. Saremo sopravvissuti alla minaccia delle macchine? Continuate a leggere per scoprirlo.
Malvagità artificiale
Se c’è una cosa che i film di fantascienza mi ha insegnato è che le intelligenze artificiali sono destinate a impazzire, pronte a creare scompiglio tra gli esseri umani. Da Io, Robot fino a Terminator, la tecnologia ha sempre dato grandi spunti a registi e scrittori. Per questo non sono rimasto stupido dalle premesse di Full Void, che mette al centro della storia proprio un’IA fuori controllo.
In un futuro distopico, vestiamo i panni di un adolescente: dovremo avventurarci in un mondo ostile schivando creature robotiche intenzionate a eliminarci. Qua e là, nelle case, gli umani sopravvissuti sono collegati a strani caschi che li rendono schiavi dell’IA. Solo noi, per motivi che apprenderemo, potremo fermare i robot e ripristinare l’equilibrio.
Se vi sembra di aver già visto o letto da qualche parte questo incipit narrativo, non vi sbagliate: Full Void non fa nulla per nascondere alcuni cliché del genere ma anzi, li esalta e li propone come tributo. Le stesse meccaniche, come vedremo, richiamano classici platformer puzzle cinematografici come Prince of Persia e Another World (Out of This World).
I ragazzi di OutOfTheBit hanno puntato su una struttura semplice, uno scheletro rivestito da una grafica in pixel art decisamente affascinante e accompagnata da una colonna sonora di tutto rispetto. Elementi, questi, non certo scontati per una produzione indipendente. Scopriamo però cosa potremo fare di concreto per salvare l’umanità.
Il gameplay di Full Void
Trattandosi di un puzzle platformer di stampo classico, avevamo già un’idea di cosa Full Void ci avrebbe riservato. Le nostre aspettative non sono state deluse, trovandoci di fronte a un gioco prettamente bidimensionale, in cui saltare con precisione e risolvere alcuni enigmi ambientali. Il titolo di OutOfTheBit non disdegna però anche di sfruttare una tridimensionalità “artificiale”, spingendoci a interagire con elementi del fondale.
Il risultato finale è un puzzle platformer con sfide mai troppo complesse da gestire, in cui capiterà comunque di morire a causa dell’imprevedibilità di certi elementi. Una pedana pronta a collassare, un mostro che apparirà dal nulla e via discorrendo. Non che questo sia mai un problema, anche grazie a una gestione ottimale dei checkpoint. I comandi sono altrettanto semplici: un tasto per saltare, uno per interagire con l’ambiente e la levetta per muoverci.
Full Void non cerca la complicatezza tecnica, ma si limita a offrire al giocatore quello che promette, inserendo però anche momenti più dinamici in cui fuggiremo dall’IA malvagia. Qui dovremo abbinare rapidità di pensiero e di riflessi, senza però mai cadere in una difficoltà ingestibile. La forza del gioco è proprio quella di essere accessibile a qualsiasi tipologia di giocatore.
Un po’ risicata a nostro avviso la longevità, dato che la storia potrà essere completata in un’ora circa. Il meglio invece il gioco lo dà sotto l’aspetto tecnico, con una buona fluidità e ambientazioni che sembrano uscite da Stranger Things e che appagheranno l’occhio. Totalmente nulla, se non per ottenere tutti i trofei, la rigiocabilità: non ci sono percorsi alternativi o sfide secondarie, tutto si limita alla breve campagna.
Il Platino di Full Void
Ottenere tutti i trofei di Full Void non sarà impresa ardua, a patto di fare attenzione alle numerose coppe mancabili. Alcune azioni ci verranno automatiche, mentre per altre dovremo leggere attentamente la descrizione ed eseguirle durante la campagna. Data la brevità del gioco, comunque, se anche doveste mancare qualche trofeo basterà iniziare una nuova partita e rimediare alle dimenticanze.