A Plague Tale: Innocence – Recensione

Sviluppatore: Asobo Studio Publisher: Focus Home Interactive Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 49,99 € Italiano:

Al netto di qualche travisamento e idealizzazione supportata da libri e film o da semplice, giustificata ignoranza, il Medioevo è una delle epoche storiche più affascinanti e cariche di attrattiva per molti. Pensare a feudi e castelli, dame e cavalieri, epiche battaglie all’arma bianca e sontuosi banchetti alla corte di re e regine accende tutto un immaginario irresistibile e invidiabile anche di fronte alle comodità e all’evoluzione dei giorni nostri. Peccato che spesso si dimentichi quanto il Medioevo fosse anche e soprattutto povertà, fame, paura, debolezza, mancato rispetto della vita umana, precarietà, incertezza e impotenza di fronte a guerre, calamità naturali ed epidemie. A Plague Tale: Innocence, che dalla suggestiva ambientazione medievale ha ottenuto gran parte dell’attenzione pre-lancio, ci porta proprio in questo periodo oscuro e per certi versi contraddittorio, tra l’emozione di scenari mozzafiato e l’angoscia della Guerra dei Cent’anni e della peste che decimò la popolazione europea del quattordicesimo secolo. Se siete pronti a calarvi in un’avventura diversa dal solito, la nostra recensione è qui per accompagnarvi.

plague tale review

Nessun idillio

La storia di Amicia De Rune, la protagonista, non ha nulla di magico e fiabesco. La sua quotidianità, ben rappresentata introducendoci al gioco mentre la giovane si allena insieme al padre e al suo cane, viene spezzata drasticamente da un incidente che ha il sapore di un funesto presagio. Non a caso, poco più tardi, di ritorno alla tenuta di famiglia, lo sconvolgimento e l’orrore piombano nella sua vita nelle vesti di alcuni membri dell’Inquisizione. Privi di alcuno scrupolo e decisi a raggiungere a ogni costo Hugo, il fratello di Amicia, gli estranei uccidono a sangue freddo i suoi familiari. Amicia riesce a fuggire insieme a Hugo, aiutata dalla madre e dall’abilità nell’uso della fionda, prima che la lama dell’Inquisizione affondi mortalmente, spezzando (a quanto pare) l’ultimo dei suoi legami famigliari.

Inizia così, senza accondiscendenza e nel modo più crudo possibile, il viaggio dei due fratelli che è in parte fuga e in parte ricerca, ma soprattutto crescita personale per entrambi. Alle spalle, l’orrore della strage famigliare e la paura dell’Inquisizione costantemente sulle loro tracce; davanti, la speranza di rintracciare il medico Laurentius, come suggerito dalla madre prima di essere uccisa, e trovare accoglienza, aiuto e supporto per la misteriosa malattia di Hugo. Ma il mondo là fuori è pieno di pericoli, diffidenza e trappole e la terribile minaccia rappresentata dai famelici ratti portatori della peste rischia di impallidire di fronte all’insensato odio e alla sete di sangue degli altri esseri umani. In tutto ciò si inseriscono il mistero della malattia di Hugo e la necessità, per Amicia, di abbandonarsi a scelte difficili che cambieranno la sua vita e quella del fratello e che influenzeranno il loro rapporto.

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La storia al centro

A Plague Tale: Innocence è un’avventura con una fortissima componente narrativa ed elementi stealth e action. Controlliamo la protagonista, ma avremo sempre con noi il piccolo Hugo, da condurre mano nella mano attraverso l’orrore di un mondo devastato dall’epidemia e dalla superstizione. Suddivisa in diciassette capitoli della durata media di una mezz’oretta o poco più ognuno, la storia ci condurrà in un viaggio opprimente e doloroso, tenendoci costantemente sotto pressione e iniettandoci scariche di adrenalina e piacevoli brividi d’immedesimazione con fughe frequenti e ancor più frequenti sezioni furtive.

La struttura del mondo di gioco è prevalentemente lineare, anche se alcune aree più estese si prestano all’esplorazione. Questa è fondamentale per reperire materiali utili a migliorare la fionda e la bisaccia, o per trovare i collezionabili, ma ha senso anche indipendentemente da ciò perché ci porta a scoprire i dettagli nascosti di un’ambientazione creata a regola d’arte. Dagli affreschi sulle pareti di un convento alle casupole di un borgo medievale, dai cadaveri accumulati su un campo di battaglia all’orripilante montagna di carcasse di animali morti circondati da fiumi di sangue, il terzo protagonista dell’opera di Asobo Studio è proprio l’angolo di Francia medievale in cui ci muoviamo.

Uomini, ratti, morte

Il terzo protagonista, dicevamo, perché il secondo è senza dubbio il Male. Un termine generico che ben si adatta ai due principali antagonisti che incontriamo nel viaggio di Amicia e Hugo. Ci sono gli uomini, prima di tutto: sia gli Inquisitori che hanno dato il via all’incubo dei due ragazzi e che si frappongono di continuo sul loro cammino, sia le persone normali, quel popolo sempliciotto e ignorante che, con poche eccezioni, non guarda oltre i confini del proprio cortile ed è pronto ad addossare alla prima malcapitata l’accusa di stregoneria e la responsabilità dell’epidemia di peste. E poi ci sono i ratti, introdotti nei primissimi capitoli e destinati a diventare uno degli elementi centrali del gameplay. Orde fameliche di ratti neri con gli occhi rossi, pronti a divorare in pochi istanti qualunque cosa si trovi malauguratamente accanto a loro.

Il gameplay vero e proprio è guidato da questi due poli di opposizione all’innocenza rappresentata dai due fratelli. Lungo i corridoi ben mascherati dietro alle splendide fattezze di ogni capitolo dovremo superare ronde nemiche nascondendoci nell’erba alta, lanciando pietre o vasi come diversivi e fuggendo a perdifiato tra stretti vicoli e sentieri boschivi. Superati gli uomini, però, potremmo trovarci minacciati dai ratti, che solo la luce di un fuoco può tenere alla larga. Recuperare rami e incendiarli, usarli per superare il fiume mortale dei topi e per accendere un braciere, produrre munizioni incendiarie o esche per la nostra fionda o anche usare una pietra per far cadere un prosciutto e distrarre gli animali saranno le armi a nostra disposizione.

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Non mancano fasi di vera e propria azione, ma sono tutto fuorché centrali, inserite forse perché si temeva di non accontentare una certa fetta di pubblico e sottovalutando le potenzialità di una storia interessante e di un’ambientazione storico-geografica così potente. Ci troveremo, dunque, a usare la fionda per colpire direttamente un nemico con una pietra in testa, o per distruggere la sua torcia e lasciarlo in pasto ai ratti. Troveremo anche enigmi ambientali, di facilissima risoluzione, e persino mini-boss, davvero all’acqua di rose e per questo deleteri, più che arricchenti, ai fini di una trama per il resto credibile, pregna e coinvolgente.

Un piatto raffinato

La natura che potremmo definire “doppia A” del titolo pubblicato da Focus Home Interactive emerge in qualche dettaglio che riportiamo, per completezza, tra i difetti. Parliamo in particolare di un sistema di deambulazione non sempre immediato e talvolta meccanico, soprattutto quando si cammina piuttosto che correre. Anche le meccaniche di gioco, alla fine, si ripetono uguali a sé stesse, con variazioni sul tema che non rappresentano mai una vera e propria progressione rispetto a quanto appreso e applicato fin dall’inizio. Occorre poi una certa flessibilità mentale per accettare che una ragazzina riesca davvero a sfuggire all’Inquisizione, e che lo faccia semplicemente distraendo i soldati con una pietra contro a una pentola e passando loro alle spalle; oppure per credere che un cavaliere protetto da un’armatura completa possa essere ucciso a colpi di fionda. Personalmente, per perdonare queste leggerezze ci basta pensare alle intense sensazioni provate in ogni momento trascorso con il controller in mano.

A Plague Tale: Innocence ci convince su tutti i fronti, perché mantiene le promesse fatte nel periodo promozionale. La storia è intensa, i personaggi sono credibili, la durata è adeguata e l’ambientazione è sbalorditiva. In un mercato dominato da open world dai budget multimilionari e con una miriade di attività da completare e luoghi da esplorare, un gioco del genere merita i soldi che costa e la nostra fiducia come un piatto ricercato in un ristorantino nascosto dopo l’ennesima scorpacciata, più quantitativa che qualitativa, all’all-you-can-eat di turno.

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Testato su PlayStation 4 Slim, il gioco si difende più che bene dal punto di vista grafico. Impossibile non perdersi ad ammirare i paesaggi intorno a noi: alberi dalle tinte autunnali e raggi di luce che si fanno largo tra le chiome, stretti cunicoli infestati dai nidi dei ratti, edifici di un mondo medievale vivo e credibile fanno da sfondo ai modelli di Amicia, Hugo e co-protagonisti, realizzati con delicatezza e realismo. Qualcosa da segnalare a livello di espressività e animazioni facciali, soprattutto nelle fasi in-game, ma niente di grave. Magistrale anche il comparto audio, con melodie medievaleggianti incentrate su strumenti ad arco che accompagnano l’avventura e un doppiaggio impeccabile, anche se solo in inglese (ma con una piacevole inflessione francese), francese e tedesco.

Trofeisticamente parlando: esplora, ne vale la pena

I trentasei trofei di A Plague Tale: Innocence, che includono il Platino, ruotano per metà intorno al completamento dei capitoli e per un’altra buona parte sull’esplorazione. Ci sono infatti trofei per i collezionabili e per il potenziamento dell’equipaggiamento, ottenibile solo raccogliendo materiali e recuperabile con una seconda run parziale, nel caso non si stia sufficientemente attenti. Il resto delle coppe richiede azioni specifiche, mai mancabili grazie alla selezione capitoli e alla nostra guida ai trofei.

VERDETTO

Non è forse un nove pieno, considerate alcune imperfezioni tecniche e un gameplay non certo innovativo, ma la recensione e il voto vogliono premiare un titolo che trasuda passione, precisione e rispetto per i videogiocatori. A Plague Tale: Innocence vuole raccontare una storia interessante e coinvolgente e ambientazioni, nemici, gameplay, enigmi e comparto audiovisivo sono gli artifici narrativi con cui l'obiettivo è portato a termine in modo encomiabile. Dare fiducia ad Asobo Studio acquistando il gioco significa dire al mercato videoludico che abbiamo ancora fame di titoli unici, ricercati e non dispersivi, che forse fanno poco, ma lo fanno benissimo.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.