Apocalipsis: The Tree of the Knowledge of Good and Evil – Recensione

Sviluppatore: Punch Punk Games Publisher: Klabater Piattaforma: PS4 Genere: Punta e Clicca Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 5,99 € Italiano:

Più lungo da leggere che da completare, Apocalipsis: The Tree of the Knowledge of Good and Evil (da qui in poi solo Apocalipsis) è un punta e clicca in 2D con una totale assenza di dialoghi arrivato su PlayStation 4 dopo la gavetta sorbita su Steam. L’idea del team di sviluppo polacco era quella di proporre un viaggio demoniaco ispirandosi esteticamente alle xilografie medievali. La versione che abbiamo giocato noi su PlayStation 4 è leggermente ampliata rispetto all’originale, offrendo una seconda run molto più breve in cui si giocherà nei panni dell’amata di Harry in un prequel della storia principale. A queste due si aggiunge un altro episodio singolo raffigurante “il peccato originale”, di chiara ispirazione biblica. Ecco la nostra recensione.

Apocalipsis: The Tree of the Knowledge of Good and Evil

Nel mezzo del cammin di nostra vita…

Apocalipsis è ambientato in un Medioevo generico e noi impersoneremo Harry, un ragazzo umile che vive insieme alla sua amata in una piccola casa vicino al bosco. Purtroppo, negli eventi pre-game la ragazza si dice essere stata incolpata di stregoneria e per questo condannata a morte. Tuttavia il nostro protagonista non crede che la sua dolce metà fosse realmente una strega, e perciò si incammina in un pellegrinaggio malinconico e oscuro alla ricerca della sua anima gemella, cercando di scoprire la verità e salvarla dall’aldilà. Molti, prima di noi, hanno intravisto nel viaggio di Harry delle similitudini con il viaggio dantesco. Non siamo di questo avviso. Il viaggio di Harry è rassegnato, truce e surreale, con richiami alla mitologia e ai dipinti di Hans Holbein e Albrecht Dürer, su tutti.

In questa versione, sarà possibile vivere una interessante run alternativa in cui vestiremo i panni della presunta strega, scoprendo ciò che è realmente avvenuto prima della sua morte (e che vi consigliamo di giocare solamente dopo aver concluso la run di Harry). La trama ha il suo fascino e cela delle potenzialità inesplose, rivelandosi alla fine come una sequenza di livelli slegati fra loro e interconnessi da una sottilissima linea narrativa. La run di Harry si completerà in non più di tre ore, non riuscendo quindi a ingranare e concludendosi con un finale un po’ tirato via ma che, nel complesso, non abbiamo disprezzato. Peccato la rigiocabilità sia pressoché assente.

Apocalipsis: The Tree of the Knowledge of Good and Evil

Gameplay… medievale

Apocalipsis è un punta e clicca in stile Runaway dove non ci sono né dialoghi, né pensieri, né descrizioni di oggetti. Ci sono però almeno questi ultimi, gli oggetti, che dovremo raccogliere e utilizzare in maniera intelligente così da superare gli ostacoli ambientali che ci ostruiranno il cammino. A questi si aggiungono alcuni puzzle molto rudimentali ma a loro modo efficaci.

Siamo onesti, apprezziamo la bontà d’animo di Punch Punk Games di voler riesumare uno stile di gioco oramai dimenticato ma non per questo scadente o inutilizzabile, ma pensiamo anche che riproporlo in una formula così particolare sia un’arma a doppio taglio. Escludere la descrizione degli oggetti, i pensieri del protagonista o i dialoghi non ci consente di capire cosa dobbiamo fare o quali oggetti abbiamo nell’inventario (non sempre il design ci consente di capirlo). Se a ciò aggiungiamo una struttura degli enigmi che pecca in coerenza e logicità, la ricetta per un puzzle game punta e clicca non del tutto ideale è completa.

Apocalipsis: The Tree of the Knowledge of Good and Evil

L’occhio vuole la sua parte

Tipica frase profanata dai videogiocatori moderni nell’attaccare i titoli indipendenti tenendosi ben stretti i loro tripla A. Siamo d’accordo, ma ad ampio raggio: l’occhio può esser sorpreso e affascinato non solo dalla mera potenza grafica realistica, ma anche da un design artistico. Punch Punk Games, consapevole sia dei propri limiti tecnici (i quali emergono prepotentemente nelle animazioni) che delle esigenze estetiche del mercato, ha fatto leva su uno stile grafico similmente a quanto visto in Apotheon. In quest’ultimo prendevano vita i dipinti delle ceramiche greche, in Apocalipsis prendono vita le xilografie medievali.

Questo è il vero punto di forza di Apocalipsis, che vi proietta in oltre venti livelli che uniscono il reale, il fantastico e il mitologico in una miscela esplosiva e soprattutto suggestiva. Il collante fra queste tre metodologie è l’inquietudine degli scenari e dei messaggi. Ci imbatteremo in cadaveri, mostri mitologici orripilanti e ambienti devastati dall’uomo, dalla magia o dagli dei. Purtroppo, come già accennato, le animazioni rompono parzialmente questa alchimia (come in Apotheon, tra l’altro). Ci teniamo a precisare che il difetto non è la mancata scioltezza delle animazioni che, essendo xilografie, potrebbe anche essere voluta o comunque coerente, bensì il pessimo collocamento spaziale dei modelli. Spesso ci capiterà di impugnare arnesi che si trovano un metro in lontananza rispetto alla mano di Harry.

Abbassate il metronomo, per favore…

Altra leva che spesso viene sfruttata dagli sviluppatori indipendenti è la colonna sonora. Alla composizione di quest’ultima, in Apocalipsis, ha collaborato una death metal band polacca fra le migliori al mondo, i Behemoth. Non a caso, il main theme del gioco ricorda vagamente le atmosfere di Alas, Lord Is Upon Me, meravigliosa traccia in quel di Evangelion, album dell’ormai lontano 2009. A questo si aggiunge l’ispirazione a Danse Macabre di Camille Saint-Saëns. Le premesse per una soundtrack da urlo ci sono tutte, eppure Apocalipsis ci ha profondamente deluso. Le tracce disponibili sono poche, brevi e anche piuttosto vuote, tanto da risultare assenti durante la nostra avventura. Forse aver impedito al trio metal di proporre il proprio sound brutale ma melodico, imponendone uno maggiormente solenne e cupo, non ha permesso loro di tirar fuori qualcosa di idoneo a un videogioco.

Anche gli effetti sonori lasciano decisamente a desiderare. Alcuni di questi, in alcuni frangenti, sfigurerebbero persino su Amiga. Meravigliosa invece la voce narrante (ottimamente tradotta in italiano nei sottotitoli) che apre ad alcuni livelli. Il narratore è Nergal, cantante e fondatore dei Behemoth, la cui profondissima voce riecheggia ancora nelle nostre orecchie. Stupenda.

Apocalipsis: The Tree of the Knowledge of Good and Evil

Suo figlio è bravo ma non si applica

Ho sempre odiato questa frase, perché inserisce in un unico calderone sia i talentuosi sfaticati , sia i talentuosi che hanno voluto esagerare fallendo, sia gli incompetenti che, a prescindere da quanto si possano applicare o meno, non raggiungeranno mai traguardi di un certo spessore. Non sappiamo dove collocare Punch Punk Games. Eccellere in un aspetto (il design) non fa del tuo gioco un prodotto eccelso, soprattutto se in quasi tutti gli altri scricchioli in maniera anche piuttosto preoccupante. Ma perché questo? Vogliamo essere generosi e pensare che il team sia talentuoso ma abbia sbagliato qualche scelta strutturale che, affiancata a un budget con evidenti limiti, ha provocato una catena di difetti che non ha permesso ad Apocalipsis di spiccare il volo.

Non possiamo tuttavia escludere che il team polacco sia in realtà un’accozzaglia di elementi con idee carenti ed esigue capacità, che è riuscito a gettare alle ortiche un potenziale artisticamente enorme (Holbein, Dürer, Behemoth e così via) che da solo ha permesso al gioco di non sprofondare nell’abisso del 4/10. Solo il tempo ci dirà quale sarà la verità; per ora attribuiamo ad Apocalipsis una sufficienza comunque meritata.

Apocalipsis: The Tree of the Knowledge of Good and Evil

Trofeisticamente parlando: hai vinto il Geova de i sacerdoti

La lista trofei di Apocalipsis è piuttosto vasta, considerata la brevità e la semplicità del titolo. Per mettere in tasca il Platino dovrete svolgere tre azioni: completare tutte le run, svolgere alcune sezioni di gioco in maniera esemplare ed effettuare alcune azioni particolari. Niente di assolutamente difficile, potete servirvi di una qualsiasi videoguida su YouTube che vi indicherà le azioni da compiere volta volta. Tenete di conto che è disponibile la selezione dei capitoli.

VERDETTO

Apocalipsis è, a conti fatti, un punta e clicca obsoleto dal punto di vista strutturale e concettuale che si fa ben volere dal punto di vista estetico. Difatti, sebbene il design ispirato alle xilografie medievali possa far sembrare questo titolo una chicca del panorama indipendente, la qualità dell'opera è altalenante. In particolar modo fanno storcere il naso la totale mancanza di dialoghi e descrizioni durante le fasi di gameplay, i puzzle a volte troppo rudimentali, un comparto sonoro deludente e una rigiocabilità pressoché assente. Non è oro tutto quel che luccica, ma non bocciamo l'opera di Punch Punk Games il cui prezzo vi consente di dargli una chance se attratti dalle splendide atmosfere.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.