Arcade Spirits – Recensione

Sviluppatore: Fiction Factory Games Publisher: PQube Piattaforma: PS4 Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 19,99 € Italiano:

E se la crisi dei videogiochi del 1983 non fosse mai avvenuta? Tutto il concept di Arcade Spirits ruota intorno a questa originale ipotesi, che consente di definire una società in un presente alternativo dove gli arcade non sono defunti e, anzi, continuano a regalare pomeriggi di sano divertimento spensierato agli appassionati di tutte le età. E’ in questa realtà che Fiction Factory Games ha definito una visual novel che, ci dispiace dirlo, ha fatto un buco nell’acqua. Scoprite il perché nella nostra recensione!

Arcade Spirits

Go with the flow

Il protagonista dell’avventura sarà un avatar di nostra creazione. L’editing è, per la verità, piuttosto spartano (possiamo scegliere solo fra tre tipi di capigliature, il colore degli occhi e dei capelli, la carnagione, il colore della felpa, il nome e il sesso), ma si tratta di un aspetto marginale che non impatta minimamente sull’esperienza. Il protagonista è un giovane che vive con la sua migliore amica in un piccolo appartamento e che passa da un lavoro a un altro per sopravvivenza, ormai rassegnato a una vita senza emozioni. “Go with the flow” è il suo motto, a dimostrazione della propria apatia.

Perso il suo ultimo lavoro, l’amica gli consiglierà una innovativa applicazione per cellulare capace di risolvere i problemi della vita di una persona, sia sul fronte lavorativo che sentimentale. La app mostrerà da subito un’intelligenza artificiale che sembra essere più umana ed empatica del normale, e lo inviterà a candidarsi a un lavoro in una piccola sala giochi di periferia, fissandogli un colloquio. Da qui inizia l’avventura di Arcade Spirits, che si diramerà prevalentemente dentro il Funplex (nome della sala giochi) con i colleghi di lavoro e i clienti assidui.

Arcade Spirits

Cast ricco mi ci ficco

I personaggi coinvolti nella breve storia di Arcade Spirits, che vi porterà via una decina di ore, sono numerosi. I personaggi principali, con i quali potrete concludere la romance (a prescindere dal sesso del vostro avatar), sono sette. Oltre a Juniper, amica d’infanzia di grande altruismo e spirito di sacrificio, si aggiungono i colleghi di lavoro e i clienti ordinari. Nella prima categoria ci sono Gavin, Naomi e Ashley. Il primo è un ragazzo pragmatico, elegante e piuttosto riservato ed è l’addetto alla contabilità e al decision making del Funplex. Ashley è la mascotte del team, una ragazza solare e socievole che sembra essere in buoni rapporti con tutti. Naomi è l’addetta alle manutenzioni tecniche delle macchinette ed è, al contrario di Ashley, una ragazza molto timida ossessionata dal retrogaming.

I clienti con i quali potrete legare sono Percy, QueenBee e Teo. Percy è un ragazzo inglese estremamente facoltoso che presenta fin da subito una forte dipendenza nei confronti di una macchinetta in particolare, su cui passa le intere giornate. QuennBee è il nickname di una donna prosperosa e volgare che fa la giocatrice professionista su un videogioco strategico. Infine, Teo è un ballerino prodigio che passa le giornate su un simil-Stepmania creando una combriccola di fan esaltati.

Il cast è ricco e variegato, sebbene risulti essere, a larghi tratti, alquanto stereotipato. La quasi totalità dei personaggi, a eccezione di Gavin e Teo, vantano un buon background che, purtroppo, non viene adeguatamente valorizzato dalle scene e dalla concentrazione narrativa a loro dedicata. Ne consegue una strutturazione delle romance debole e piatta che non riesce né a emozionare né a coinvolgere.

Non volevo dire questo!

Non è solo il cast ad avere potenziale inesploso, ma sostanzialmente l’intera esperienza. La trama stessa, abbastanza particolare nell’idea di fondo, non riesce mai ad acquisire quel brio creativo e identificativo che le premesse lasciavano invece presagire. Le situazioni sono tendenzialmente poco credibili, sia nei rapporti umani che soprattutto negli avvenimenti politici o economici che sono eccessivamente fiabeschi, ma fuori contesto. Apprezziamo invece il fanservice con il citazionismo ai prodotti videoludici della seconda generazione, sebbene si tratti nella maggior parte di semplici riferimenti testuali.

Ci troviamo invece costretti a bocciare in tronco la scrittura delle romance con tutti e sette i personaggi disponibili. Relazioni banali ed estremamente superficiali che nascono dal niente e si concludono nel nulla. Fidanzarsi con uno dei colleghi o dei clienti non sposta di una virgola gli equilibri comportamentali del gruppo. Inoltre, l’appuntamento da cui nasce l’amore fra i due piccioncini manca terribilmente di stress emotivo, di ansia e di coerenza con la definizione caratteriale dei personaggi. Gli unici due che ci sentiamo di salvare parzialmente nella definizione dell’appuntamento sono Ashley e Percy, sebbene anche loro manchino di spessore.

Arcade Spirits

Lo stesso discorso si ripercuote su una peculiare meccanica relativa al tono che il vostro avatar potrà assumere nelle conversazioni che lo vedranno coinvolto. Potrete essere empatici o aggressivi, sarcastici o pragmatici. Questo inciderà sull’apprezzamento che gli altri personaggi avranno di voi e, dunque, le vostre possibilità di successo in una eventuale romance. Potete decidere di vedere il simbolo che definisce il tono a ogni opzione di dialogo o di nasconderlo per non farvi condizionare. Fatto sta che, più di una volta, ci siamo trovati a scegliere un’opzione di dialogo pensando che questa portasse a determinate parole da parte del protagonista, salvo poi leggere dei voli pindarici completamente senza senso. Una situazione che indebolisce prepotentemente il nostro potere decisionale sulla storia. Inoltre, raramente l’assunzione di una tonalità anziché di un’altra impatta sull’esito della conversazione, così come questo non ci consente di plasmare la personalità del protagonista, rendendo l’intera meccanica del tutto fine a sé stessa.

Ho problemi di audio?

Sotto il profilo estetico e sonoro, Arcade Spirits è assai netto nelle scelte e coerente con la propria essenza. Esteticamente, si punta molto su un design nostalgico a linee spesse, con colori vivaci e la splendida interfaccia al neon che promuoviamo entusiasti. Discutibili invece gli ambienti, in particolar modo il Funplex, luogo principale dell’opera che ha delle proporzioni irreali e delle forme illogiche.

Arcade Spirits

La musica è rigorosamente synthwave, il genere per eccellenza da assegnare a questa tipologia di ambientazioni. La scelta è ricaduta su un synthwave piuttosto soft e d’atmosfera, evitando ritmi martellanti o tracce con numerosi suoni sovrapposti. Il risultato è una musica che non entrerà nei cuori di nessuno poiché poco incisiva. Si è preferito non rischiare, offrendo ad Arcade Spirits un contorno sonoro senza infamia e senza lode.

Il disastro completo è stato realizzato nei modelli dei personaggi e nel doppiaggio. Se nel primo caso ci sentiamo di giustificare gli sviluppatori per un budget visibilmente limitato e un prezzo al lancio contenuto, il secondo non ha scusanti. I modelli dei personaggi sono statici, non muovono neppure le labbra e, al massimo, cambiano posizione alternando le solite quattro, cinque. Indubbiamente i vincoli economici non hanno permesso di realizzare sprite animati o animazioni delle labbra seppur elementari, ma è altrettanto indubbio che l’esperienza ne esce penalizzata.

Non transigiamo invece sulla scarsissima cura dedicata al doppiaggio. I doppiatori ci sono e non sono neanche malvagi. Il problema è che hanno inspiegabilmente doppiato una linea di testo ogni venti. Assisteremo dunque a dialoghi perlopiù silenziosi con dei flash doppiati che, tra l’altro, abbassano il volume della musica. Così facendo non ci godiamo la musica e non veniamo coinvolti nel dialogo. In queste condizioni, avremmo seriamente preferito un videogioco senza doppiaggio che facesse leva su altri aspetti.

Arcade Spirits

Trofeisticamente parlando: insert coin

La lista trofei di Arcade Spirits è ricca e semplice. Per metter le mani sulla scintillante coppa blu dovrete completare otto run, una romance per ogni personaggio disponibile a cui aggiungerne una da asessuati. Nulla di ostico, essendo l’apprezzamento dei personaggi visibile dal menù.

VERDETTO

Arcade Spirits è una visual novel dalla forte personalità e dall'estetica marcata che, purtroppo, fallisce su tutti i fronti. Una storia poco credibile ed eccessivamente succinta fa da contorno a un cast di personaggi variegato ma sterile. Le romance route si distinguono solo per la superficialità, mentre risulta essere pressoché assente il nostro potere decisionale nei vari dialoghi e nella definizione della personalità del nostro avatar. Del tutto inaccettabile la gestione del doppiaggio a sprazzi. Ci dispiace dover bocciare bruscamente quest'avventura ambientata in un presente alternativo che ci aveva incuriosito molto dalle premesse. Consigliato solo ai novizi delle visual novel per l'estrema leggerezza e brevità del racconto (ma non è così che vi appassionerete al genere).

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.