ChromaGun VR – Recensione

Sviluppatore: Pixel Maniacs Publisher: Pixel Maniacs Piattaforma: PS4 Genere: Puzzle Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 19,99 € Italiano:

State cercando una nuova esperienza VR? Possibilmente qualcosa di tranquillo, che metta alla prova il vostro intelletto più che i vostri riflessi? Allora potreste essere nel posto giusto. Oggi infatti parliamo di ChromaGun VR, adattamento in realtà virtuale dell’omonimo puzzle sparatutto disponibile già da agosto 2017 su PlayStation 4. Come è possibile intuire dal nome, in questo gioco sarà fondamentale l’utilizzo dei colori e la capacità di mescolarli nel modo giusto, per risolvere tutti gli enigmi disseminati lungo l’avventura. L’ispirazione principale arriva sicuramente da Portal, a cui ChromaGun cerca di somigliare mantenendo però la propria personalità, con tutti i pregi e i difetti del caso.

Una breve, ma fondamentale premessa prima di cominciare. Per utilizzare la versione VR di ChromaGun è, ovviamente, necessario un PlayStation VR; senza di esso non potrete neanche avviare il gioco, per cui se non ne siete in possesso dovrete obbligatoriamente acquistare la versione normale, disponibile allo stesso prezzo (o venduta in uno speciale bundle, assieme alla versione VR). L’edizione classica del titolo per PlayStation 4 è quasi identica a quella per realtà virtuale; se avete quindi già provato l’esperienza e volete fare vostra la versione VR, sappiate che ritroverete pressoché lo stesso gioco, a eccezione di alcune scelte di restyle per quanto concerne gli enigmi.

Un narratore cinico

In ChromaGun saremo né più né meno una cavia, intrappolati negli enormi laboratori della ChromaTec. Il nostro obiettivo sarà riuscire a fuggire da tutte le stanze presenti, utilizzando (o testando, per essere più precisi) la ChromaGun. Grazie a essa potremo sparare colori e risolvere i vari enigmi presenti, di cui però parleremo nel dettaglio più avanti. Nella nostra avventura non saremo soli; ad accompagnarci ci sarà un narratore esterno, tutt’altro che gentile nei nostri confronti. Infatti, il narratore spesso ci inviterà a compiere azioni (al fine di sperimentare) che ci porteranno a morte certa.

L’ironia della voce fuori campo, comunque, non basta da sola a mettere in piedi una trama. Se state cercando un puzzle game con un intreccio interessante, anche accettando di scendere a compromessi, non troverete alcun contenuto degno di nota. Background a parte. quindi, gli sviluppatori non hanno dato peso a questo aspetto, focalizzandosi unicamente sul gameplay.

Colora il mondo

Vista l’inesistenza del comparto narrativo, è ancora più importante capire e valutare la qualità e anche la quantità (visto che spesso i giochi VR durano giusto un paio d’ore) del gameplay. Non siamo di fronte a un capolavoro dei puzzle game, ma neanche davanti all’ultimo arrivato. Se cercate un livello di sfida alto, sicuramente dovete guardare altrove, se invece siete interessati più all’intrattenimento e quindi a enigmi non impossibili, ChromaGun potrebbe davvero regalarvi delle belle soddisfazioni.

Portare a termine tutte le stanze è infatti piuttosto coinvolgente, con rompicapo che abbiamo apprezzato soprattutto per la loro varietà. Difficilmente dovrete ragionare allo stesso modo in ogni livello e, anche se all’inizio è tutto un po’ troppo facile, proseguendo vi ritroverete a ripetere alcune sezioni più volte e sperimentare diversi approcci per superare ogni ostacolo. Giocando con l’Aim Controller, la sensazione di essere all’interno del gioco aumenta esponenzialmente, così come migliora il gameplay, ancor più fruibile e piacevole.

Ma in ChromaGun, come si risolvono gli enigmi? Ogni stanza avrà degli interruttori che, per aprire le porte, avranno bisogno di qualcuno o qualcosa che ci sia fisicamente sopra. Potremo quindi attivarli posizionando il nostro avatar, oppure sfruttando a nostro vantaggio i WorkerDroid. Sparando i tre colori della ChromaGun (rosso, giallo e blu) e mescolandoli, quando necessario, sarà possibile tingere i muri, facendo sì che i droidi dalla forma sferica dello stesso colore vengano attirati. In questo modo potremo spostarli sugli interruttori a seconda delle nostre esigenze, per passare alle stanze successive.

Laboratori ostili

Naturalmente la strada verso la salvezza sarà piena di ostacoli. Sparando troppo colore, ad esempio, pareti e droidi diventeranno neri, annullando il potere magnetico, costringendovi a riavviare il livello. Un’altra variabile che influenzerà la difficoltà dell’avventura è l’ostilità di alcuni WorkerDroid; tra bordi elettrificati e ricoperti di punte acuminate, non avrete troppo tempo per ragionare sulle vostre mosse, mentre questi letali droidi vi inseguiranno.

Tutto ciò, più che influenzare la difficoltà, che rimane sempre alla portata di tutti, aumenta ulteriormente la varietà di ogni piano. ChromaGun VR, ci teniamo a sottolinearlo, non è una delle tante tech demo o esperienze spacciate per giochi presenti nel catalogo dedicato alla realtà virtuale, ma un vero puzzle game sparatutto in prima persona, il cui merito più grande è quello di intrattenere con i suoi rompicapo pensati per un pubblico variegato di utenti.

Perché giocarlo in VR?

Questa è una domanda fondamentale perché, se fino a questo punto della recensione pensate di aver trovato il gioco adatto a voi, ora dovrete decidere (nel caso abbiate il visore) se acquistare o meno la versione compatibile con PlayStation VR. Avere la sensazione di imbracciare la ChromaGun e di imbrattare i muri a nostro piacimento è senza dubbio molto gradevole, ma, d’altra parte, gli ambienti, essendo molto asettici e poco variegati, potrebbero stancarvi presto, nonostante l’enorme coinvolgimento dato dalla realtà virtuale.

Questo lato negativo, unito a un comparto tecnico non eccezionale e alle musiche, ripetitive e poco originali, sicuramente fa perdere qualche punto alla versione VR. Ci sentiamo comunque di consigliare ChromaGun VR agli appassionati del genere, ma non a chi ha già provato il gioco in edizione normale oppure a chi sta cercando qualcosa più d’impatto a livello grafico, capace di sfruttare al meglio le potenzialità del visore Sony. Per concludere, nonostante sia possibile muoversi liberamente all’interno degli scenari, non abbiamo mai avvertito motion sickness, fattore da tenere in considerazione per chi soffre di questo disturbo con la realtà virtuale.

Trofeisticamente parlando: impiegato dell’anno

La versione VR di ChromaGun offre diciannove trofei (due in meno rispetto ai ventuno dell’edizione classica), Platino compreso. Ottenere tutte le coppe sarà piuttosto semplice e, nel caso doveste mancarne qualcuna, potrete scegliere di ripetere qualsiasi livello in qualsiasi momento. I trofei, quindi, sono quasi tutti legati al completamento della storia o ad azioni molto semplici che compierete senza neanche accorgervene. Le uniche due coppe che potreste saltare sono quelle legate al ritrovamento della torta segreta e al completamento di un livello senza sparare nemmeno un colpo. In ogni caso, seguendo la nostra guida ai trofei, non dovreste avere nessun problema.

VERDETTO

ChromaGun VR è un ottimo puzzle game in prima persona e ha la capacità di coinvolgere i giocatori grazie alla varietà dei suoi enigmi. La versione per realtà virtuale, pur accrescendo l'immersione e dando la sensazione di essere all'interno dei laboratori ChromaTec, non riesce a essere un must have per i possessori della periferica, a causa di un level design scarno e molto ripetitivo. Nonostante non sia quindi tra i titoli top di PlayStation VR, ChromaGun potrebbe regalarvi delle belle soddisfazioni, visti tutti i suoi pregi, soprattutto se siete in possesso di un Aim Controller.

Guida ai Voti

Gennaro Favatà
Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.