Death end re;Quest – Recensione

Sviluppatore: Compile Heart Publisher: Idea Factory Piattaforma: PS4 Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 49,99 € Italiano:

Buttarsi a capofitto verso la produzione di un nuovo JRPG non è mai cosa semplice, soprattutto se ti chiami Compile Heart o Idea Factory. La fanbase di questo duo si è sempre più fidelizzata a particolari brand, come le diverse incarnazioni di Hyperdimension Neptunia, caratterizzati per la maggior parte da una storia poco profonda e da una buona dose di fanservice. Pensare anche solo di rinnovare le meccaniche che queste tipologie di titoli si portano dietro da diversi anni, potrebbe produrre preoccupanti conseguenze soprattutto in ottica vendite. Non avendo molte possibilità di innovazione, l’obiettivo è diventato quello di mettere in piedi una serie di trame più mature e profonde, capaci di unire curve femminili a concetti filosofici.

Questo esperimento ha dato i suoi primi frutti con l’ottimo Mary Skelter: Nightmares, ma eravamo solo all’inizio. Ecco quindi che le due software house, rispettando sempre quelle che sono le linee guida dei loro giochi passati, hanno lavorato senza sosta per regalare al mondo videoludico il loro titolo più ambizioso: Death end re;Quest. Questo gioco di ruolo non si è certo presentato al pubblico come portatore di novità rivoluzionarie, ma è riuscito lo stesso a convincerci grazie a una storia matura fatta di morte, esistenzialismo e amicizia. Non perdiamoci però in inutili chiacchiere perché di carne sul fuoco ce n’è tanta e merita di essere assaporata tutta.

Death end re;Quest recensione

Benvenuti a World’s Odyssey

Fin dalle prime ore di gioco, è chiarissimo come Death end re;Quest voglia creare una certa distanza da quei titoli caratterizzati da gridolini e nonsense, così da poter abbracciare una trama più matura costituita da un mix di atmosfere al limite tra il thriller e l’avventura. Il gioco ci farà vestire i panni di due personaggi molto carismatici che hanno però la sfortuna di trovarsi in due mondi diversi. Arata Mizunashi è un giovane programmatore che vive le proprie giornate spostandosi solo tra il letto e la sua postazione di lavoro. Niente hobby particolari, niente amicizie esterne al proprio ufficio. Tutto sembra procedere come di consueto, fino a quando il giovane riceverà sul suo computer una mail proveniente da un account di World’s Odyssey, un vecchio videogioco in realtà virtuale cancellato in seguito alla sparizione di una giovane ragazza di nome Shina.

Death end re;Quest recensione

Provate quindi a indovinare chi sarà mai il mittente del messaggio virtuale? Proprio la giovane scomparsa. Shina si è risvegliata all’interno del videogioco dopo circa un anno dalla propria sparizione. Afflitta da una pesante forma di amnesia, la nostra alter ego sarà costretta a partire con la speranza di riacquistare la memoria perduta e fare ritorno nel mondo reale. Il viaggio sarà però tutt’altro che facile, poiché questo mondo virtuale in cui si ritrova è stato pesantemente corrotto da glitch e bug capaci di rendere anche l’essere più innocuo, un nemico temibile. Per fortuna la nostra Shina verrà affiancata da alcune procaci combattenti che la assisteranno, insieme allo stesso Arata, durante il completamento del gioco. In mancanza di una qualunque possibilità di logout, questa sarà l’unica speranza per Shina di fare ritorno nel mondo reale.

Death end re;Quest recensione

Tutta la storyline verrà narrata sia da Shina che dallo stesso Arata, adottando però due metodologie ben distinte che contribuiranno a rendere Death end re;Quest unico nel suo genere. Se la parte della giovane combattente verrà raccontata rispettando i canoni di un qualunque gioco di ruolo di stampo nipponico, la parte di Arata assumerà le connotazioni di una vera e propria visual novel. Oltre quindi ad avere un gameplay che può variare tra diversi generi (ma questo lo vedremo più avanti), Death end re;Quest è a conti fatti un JRPG che contiene al suo interno un’intera visual novel. Nonostante sia fondamentale procedere pari passo nelle due narrazioni, le storie raccontate assumeranno connotati ben diversi. Arata si troverà al centro di un complotto organizzato da alcuni cyberterroristi, mentre Shina vivrà le angosce e le paure di un mondo privo ormai da tempo della speranza e minacciato da un numero sempre maggiore di glitch e strani individui.

Un gameplay camaleontico

Durante le trenta ore necessarie per portare a termine gli undici capitoli proposti, ci siamo imbattuti in alcune meccaniche piuttosto interessanti che contribuiscono a loro modo ad assottigliare la distanza tra mondo reale e mondo virtuale di World’s Odyssey. Essendo una visual novel, non ci addentreremo troppo nell’analisi della parte di Arata poiché questa si limiterà al solo spostarsi tra le zone in evidenza e assistere all’evento di turno. Ci teniamo però a segnalare che durante tutta la narrazione verranno proposte alcune scelte. Effettuando quella corretta si procederà con il normale proseguimento della storia, mentre l’opzione sbagliata farà andare incontro a un tanto temibile quanto ingiusto game over. Il titolo dispone di un discreto numero di finali che potranno però essere sbloccati solo rispettando particolari condizioni durante l’ultimo capitolo.

Death end re;Quest recensione

Dal punto di vista del gameplay, la parte più consistente di Death end re;Quest risulterà quindi essere proprio quella di Shina. Anche se molto simile a quanto visto in alcune precedenti produzioni targate Compile Heart e Idea Factory, dobbiamo però segnalarvi alcune feature che meritano la vostra attenzione. Al primo impatto tutto può infatti ricordare un qualsiasi capitolo di Hyperdimension Neptunia, con la vostra alter ego impegnata a scorrazzare per il mondo di gioco balzando tra uno scontro turn based e l’altro. Proprio il combat system però regalerà le principali soddisfazioni, merito soprattutto di un’interfaccia intuitiva e di alcune abilità direttamente collegate ad Arata. Nel proprio turno ogni personaggio potrà effettuare la bellezza di tre azioni, muovendosi inoltre in maniera libera per tutto il campo di battaglia. L’apprendimento di nuove abilità sarà slegato dal classico level up e dipenderà esclusivamente da un particolare trittico di abilità selezionate.

Death end re;Quest recensione

Arriviamo ora alla parte più innovativa di questo JRPG: il sistema di Knockback e le abilità di Arata. Una volta effettuati particolari attacchi, il nemico potrà essere lanciato verso le sponde del campo di battaglia o verso un nostro alleato, iniziando così una combo di attacchi e urti che garantirà un bel po’ di danno extra. Essendo invece Arata un abile programmatore, questi metterà direttamente mano al codice sorgente del VRMMO permettendo di accedere a particolari feature. Rimuovendo i glitch dal terreno, oltre ad aumentare la percentuale di corruzione utile per raggiungere la trasformazione tramite la Glitch Mode, si potrà accedere ad alcune abilità speciali. Queste permetteranno di modificare alcuni parametri della battaglia, avviare alcuni minigiochi che cambieranno totalmente il genere (picchiaduro, puzzle game, sparatutto e così via) ed evocare sul campo di battaglia i boss sconfitti precedentemente. Insomma, nulla di troppo banale!

Death end re;Quest recensione

Mancando infine completamente il crafting, i vari oggetti equipaggiabili si limiteranno a fare il loro compitino e verranno velocemente sostituiti una volta acquisito un pezzo con statistiche più alte. Questo non farà altro che ridurre al minimo le possibilità di ogni personaggio, il quale si limiterà a specializzarsi seguendo la vocazione suggerita dal gioco. Le missioni secondarie non sono riuscite a convincerci, sia per colpa del loro numero risicato sia per la loro limitata complessità. Anche se caratterizzate solo dalla raccolta di particolari materiali, il loro completamento sarà stranamente determinante per accedere al finale vero del gioco. Le stesse problematiche affliggono purtroppo anche la difficoltà. Al livello più basso il gioco si completerà letteralmente da solo, anche ignorando l’abbozzato sistema di debolezze/resistenze. Andando invece a selezionare i livelli più alti di difficoltà, si andrà incontro a un’esperienza senza dubbio più appagante, ma non esente da alcuni picchi senza alcun senso.

Un lato tecnico fin troppo limitato

La tematica della realtà virtuale e dei giochi a essa associata è stata nell’ultimo decennio usata e abusata. Titoli come Sword Art Online e .hack hanno infatti involontariamente creato una serie di cliché sull’argomento dal quale purtroppo alcuni titoli affini hanno faticato ad allontanarsi. Lo stesso discorso vale anche per Death end re;Quest che, al netto di una trama profonda e convincente, non riesce a staccarsi totalmente da alcuni stereotipi. La poca originalità si rispecchia involontariamente anche sul lato artistico, incapace di ricreare luoghi o ambientazioni del medesimo livello della storyline proposta. Ci troveremo a percorrere vaste aree arricchite solo da alcuni elementi di decoro e dagli sprite dei nemici di zona. Anche il level design non brillerà di inventiva, con alcuni enigmi ambientali fin troppo banali e una gestione dell’esplorazione estremamente labirintica in alcuni casi.

Death end re;Quest recensione

Dal punto di vista tecnico, come già avvenuto con Cyberdimension Neptunia: 4 Goddesses Online, il gioco funziona a dovere, lasciando da parte bug e rallentamenti vari, per abbracciare una stabilità totale. Anche nelle sezioni più complesse, il motore grafico non ha mostrato la minima incertezza, regalando un’esperienza fluida e colorata. Il comparto sonoro, come consuetudine ormai per questo genere di produzioni, non può non essere promosso a pieni voti, grazie a una colonna sonora originale d’effetto. Purtroppo, per i meno anglofoni di voi, Death end re;Quest non risulta essere proprio il titolo adatto. Il vasto numero di scene da seguire in lingua inglese, accompagnate come sempre dall’ottimo doppiaggio inglese/giapponese, non vi lascerà molte possibilità. O vi adatterete alla lingua della regina, o vi perderete una gran bella storia!

Death end re;Quest recensione

Death end re;Quest risulta essere la testimonianza diretta di come il fanservice, unito a una trama matura e complessa, possa produrre anche prodotti di qualità. La presenza di una visual novel all’interno di un gioco di ruolo dovrebbe già da sola riuscire a dimostrare il livello di profondità della trama, che sarà sicuramente in grado di convincere anche l’otaku più esigente. Le poche, ma non meno importanti, innovazioni apportate al gameplay riescono a dare comunque quella freschezza alle meccaniche di gioco di un genere purtroppo ancora troppo ancorato alle solite linee guida. La bassa difficoltà e la breve durata rendono il JRPG un perfetto entry level per qualunque giocatore si voglia avvicinarvi. Speriamo dunque che i ragazzi di Compile Heart e Idea Factory mantengano questo livello perché, se così sarà, bisognerà tenere sottocchio la loro prossima produzione.

Trofeisticamente parlando: no-Death end re;Platinum

Contrariamente ad altri esponenti del genere, la caccia al Platino di Death end re;Quest sarà più che altro una formalità, come potete dedurre anche dalla guida ai trofei già disponibile sul nostro forum. Il titolo ha accantonato tutti quegli obiettivi che richiedevano una buona dose di grinding, per abbracciare obiettivi utili a stimolare il giocatore a scrutare ogni aspetto della storyline principale. Oltre la metà dei trofei è proprio inerente alla storia, con un true end da raggiungere soddisfacendo particolari condizioni. Tolti questi, il resto sarà più che altro una questione di tempo dato che la possibilità di giocare interamente in modalità facile renderà praticamente nullo il fattore difficoltà. Se siete amanti dei JRPG, o semplicemente siete alla ricerca di un Platino veloce, il titolo potrebbe essere esattamente quello che fa per voi. Buona caccia!

VERDETTO

Death end re;Quest è senza dubbio il progetto più ambizioso targato Compile Heart e Idea Factory. L’improbabile unione tra JRPG e visual novel funziona perfettamente, riuscendo così a regalare una storia ricca sì di fanservice, ma al contempo matura e carica di diverse tematiche tutt’altro che scontate. Il gameplay basato su combattimenti a turni, benché si mantenga sostanzialmente in linea con alcune produzioni precedenti, riesce comunque a regalare una boccata d’aria fresca grazie al sistema di Knockback e alle abilità di Arata. Il titolo però non è esente da difetti. Il sistema di crescita del personaggio risulta fin troppo limitato e il lato artistico non va oltre a enormi scenari vuoti. Tolti questi fatti, Death end re;Quest riesce a confermarsi come uno dei migliori esponenti del genere e fatichiamo veramente tanto a non consigliarlo a tutti gli amanti di questi titoli.

Guida ai Voti

Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!