Nel maggio dello scorso anno arrivò su PlayStation 4 Stardew Valley, un misto tra gestionale e gioco di ruolo che riuscì ad avere un successo così clamoroso da spingere altri produttori a creare titoli simili, come ad esempio Graveyard Keeper di Lazy Bear Games.
Finché morte non ti dia da lavorare
Quante volte vi capita di avere la testa tra le nuvole e di non accorgervi magari di potenziali pericoli in arrivo? Graveyard Keeper ci mette di fronte a una fantasiosa conseguenza della distrazione di un uomo intento a guardare il suo smartphone. Investito da un’auto, si risveglierà infatti nel Medioevo. Con l’unico intento di tornare nel suo tempo per ricongiungersi con i suoi cari, il nostro eroe seguirà le istruzioni di un misterioso uomo vestito di nero e cercherà Gerardo, un teschio parlante che gli darà ragguagli sulla sua nuova mansione di becchino del villaggio.
Senza svelarvi troppo di una trama che diventerà più delirante e intrigante man mano che il gioco entrerà nel vivo, il protagonista si ritroverà presto obbligato a portare a termine i suoi compiti per tentare di avvicinarsi a quella Città che, a detta di molti, potrebbe offrirgli un modo per tornare nel suo tempo. La vita nel villaggio porterà anche a stringere relazioni con una serie di personaggi più o meno affidabili, come ad esempio il proprietario della locanda Cavallo Morto, il fabbro e persino un inquisitore, il tutto condito da badilate (termine azzeccatissimo in questo caso) di humour nero e di neanche troppo velati rimandi religiosi.
Scavafosse in erba
Dopo i convenevoli di rito, Graveyard Keeper colpirà i giocatori con tutta la sua violenza e crudeltà. Quasi a ricordare un’epoca medievale dei videogiochi in cui il concetto di user friendly non esisteva, l’opera di Lazy Bear Games non esiterà a lasciare gli aspiranti becchini in balia del loro destino. Pochissimi tutorial, molti dei quali di dubbia utilità, spiegheranno le meccaniche più basilari del gioco, come ad esempio interagire con alcuni oggetti o utilizzare i piani da lavoro per creare nuove strutture. Per il resto sarà tutto nelle mani del singolo giocatore. Per quanto la sfida di apprendere da sé i rudimenti del lavoro di becchino risulti soddisfacente, soprattutto quando verranno raggiunti determinati risultati, in certi frangenti l’assenza di spiegazioni su come arrivare a un obiettivo sarà decisamente frustrante.
Le meccaniche di Graveyard Keeper saranno comunque quelle classiche dei gestionali. Sarà necessario recuperare una serie di risorse dal territorio circostante, come legna o pietra, e utilizzarle per creare croci e lapidi per il cimitero, strumenti di lavoro o rimuovere ostacoli per sbloccare nuove parti di mappa. Ogni azione che faremo consumerà energia del protagonista che, una volta terminata, non potrà fare altro che rifocillarsi con cibi e bevande oppure andare a dormire per recuperarla e tornate attivo.
Io ti ho già incontrato prima
Altra parte fondamentale della nostra vita tombale sarà la socializzazione con gli abitanti del villaggio, i quali ci affideranno missioni e ci permetteranno di commerciare, scambiando i nostri beni con altri più utili per i nostri scopi. Molti di questi NPC saranno sempre disponibili, mentre altri compariranno solo in determinati giorni, indicati da un apposito calendario in pieno stile medievale, costringendo il giocatore a entrare in una sorta di routine per fare determinate azioni in determinati giorni. Tra una chiacchierata e l’altra sarà poi necessario occuparsi del cimitero. Verranno recapitati a casa nostra cadaveri su cui sarà possibile eseguire autopsie per estrarre carne e materiali, e che dovranno poi essere seppelliti nel cimitero, abbellendo le tombe per aumentarne il prestigio.
Queste meccaniche, per quanto all’apparenza diverse, saranno tutte legate tra loro in maniera intelligente e dinamica, così come la possibilità di combattere mostri che appariranno nel mondo di gioco. Ogni azione che eseguiremo ci fornirà punti conoscenza divisi in tre colori (rosso, verde e blu) che ci permetteranno di sbloccare nuovi progetti, abilità e molto altro ancora, in una sorta di progressione ibrida tra gioco di ruolo e gestionale.
Che voce profonda che hai
Al netto delle molte possibilità offerte al giocatore, Graveyard Keeper ridurrà le sue meccaniche a una semplice routine: ottenere risorse, creare oggetti, completare missioni e ricominciare da capo, il tutto purtroppo con una discreta lentezza, complice la necessità di ricaricare un po’ troppo spesso la nostra energia. Il vero elemento in grado di tenere il giocatore incollato allo schermo sarà la narrazione. Pur non offrendo una progressione della storia stratificata come Stardew Valley, le strisce di dialogo saranno impregnate di humour e strapperanno ben più di un sorriso in maniera molto spesso intelligente, senza mai scadere nel becero.
Ad accentuare la comicità ci penseranno gli effetti audio dei personaggi, biascichi in stile The Sims diversificati però in base agli interlocutori, in grado di non farci mai prendere troppo sul serio le situazioni, nemmeno quando toccheranno argomenti delicati. Ottimo anche il comparto audio, che proporrà motivetti orecchiabili e mai fastidiosi, così come la grafica che offrirà al giocatore una pixel art fluida e funzionale, perfetta per lo stile non troppo serioso di Graveyard Digger.
Trofeisticamente parlando: Meglio morire
La lunghissima lista trofei di Graveyard Keeper vanta un numero impressionante di coppe; sono ben sessantatré, alcune delle quali decisamente semplici da sbloccare, altre invece molto più lunghe. Ottenere il Platino del gioco sarà un’impresa per veri becchini che richiederà svariate ore di gioco.