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Marvel’s Spider-Man – Recensione

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A volte, di innovare a tutti i costi, non frega proprio niente a nessuno. Lo abbiamo già visto con Horizon Zero Dawn, il cui risultato finale è stato pregevole, pur dovendo costatare le immancabili ombre che allontanano un prodotto dalla perfezione. Spider-Man ha in effetti più che qualcosa da spartire con il titolo Guerrilla, al di là dell’inequivocabile bontà del prodotto.

Notti insonni

Il curriculum di Insomniac Games è un qualcosa di straripante, impossibile da mettere in discussione. Spyro the Dragon, Ratchet & Clank, Resistance, Sunset Overdrive sono tutte loro creature. Ecco perché, fin dal principio, le riserve che si potevano avere su questo Spider-Man erano davvero poche, anche prima di testarlo con mano. Ci ha fatto però molto piacere constatare come i talentuosi sviluppatori abbiano voluto azzardare qualcosa in più del previsto, almeno a livello di trama. Vestiremo infatti i panni di un Peter Parker ben più maturo e completamente differente rispetto a quello che, ogni volta, dobbiamo sorbirci all’ennesimo reboot dell’iconico arrampicamuri.

Peter è infatti un ventitrenne assistente di ricerca alle dipendenze di Otto Octavius, con alle spalle una dolorosa separazione dalla sua Mary Jane. Mentre veste la sua identità segreta è impegnato a combattere il crimine in compagnia di preziosi alleati, spalleggiato dalla schietta Yuri Watanabe, a capo del NYPD; al contrario, nella vita di tutti i giorni, può fare affidamento sull’immancabile supporto dell’instacabile zia May, volontaria presso il F.E.A.S.T., centro di accoglienza per senzatetto guidato dal filantropo Martin Li. A questo già ricco roster si aggiungo alcuni personaggi secondari capaci di cambiare a loro volta le carte in tavola, e qui ci riferiamo al sindaco Norman Osborn e a Silver Sablinova, a capo della Sable International.

E ci fermiamo qui con la descrizione delle pedine pronte a fare le loro mosse sulla scacchiera, perché rischieremmo di dirvi troppo. Preferiamo lasciare a voi il piacere della scoperta. Per carità: non è che la trama di Spider-Man abbia grandi colpi di scena. Ma è certamente ben raccontata, e i personaggi sono così credibili, ben concepiti, continuamente in trasformazione che sarà difficile mollare il DualShock prima di vedere il (per certi versi sorprendente, e di sicuro doloroso) finale. Finale che non termina quando partono i titoli di coda, ma prosegue con ben due sequenze aggiuntive che lasciano tutti i presupposti per un atteso seguito, grazie ad almeno un due-tre situazioni in sospeso. Il finale è comunque autoconclusivo, e non sarà necessario né acquistare i DLC né attendere il sequel per godere di una bella storia.

Si è detto che Insomniac, a livello di peripezie, ha osato. Bene, per il gameplay, invece, capovolgete interamente il discorso. Gameplay che è solido, fantastico e capace di suscitare dipendenza. Non fraintendete. Ma, pad alla mano, in Spider-Man non troverete davvero nulla che non abbiate già visto altrove almeno una volta. Su tutti l’ennesima riproposizione del battle system coniato da Rocksteady con i Batman Arkham, ai tempi rivoluzionario e poi copiato un po’ da tutti. Certo, c’è qualche variazione sul tema. Spidey può usare gli oggetti dello scenario in maniera molto più dinamica rispetto a tanti altri, grazie alla possibilità di acchiapparli con la ragnatela, farli roteare e poi sganciarli. O ancora: Peter Parker è un ricercatore molto valido, e ha potuto sfornare gadget che, ad esempio, il ramingo Talion non si sarebbe potuto nemmeno sognare (niente dispositivi antigravità, droni o bombe intrise di ragnatela, per il nostro, proprio no).

Repetita iuvant?

Però la struttura di fondo è indubitabilmente la stessa, con una storia principale da seguire, delle missioni secondarie che approfondiscono certi aspetti e danno la giusta varietà al tutto e una manciata di collezionabili pronti a stimolarci, ancora una volta, a dondolare per quel di New York. Poi, a livello di mappatura dei tasti, un attacco semplice assegnato al tasto Quadrato, la contromossa a quello Triangolo e alcune raffinatezze ulteriori in grado di farci sentire davvero nel corpo di Spider-Man, acrobazia dopo acrobazia. A questo punto potreste pensare che, nel gioco di Insomniac, la noia e la monotonia siano dietro l’angolo. Niente di più sbagliato. Non esageriamo quando diciamo che Spider-Man non innovi praticamente in niente. Ma sapete quale è il punto? Chissenefrega. Tutto, dalla struttura di gioco alla varietà delle sequenze, dai compiti primari a quelli del tutto collaterali, è così armonizzato, concepito e sviluppato che, davvero, si fa fatica a staccarsi dal pad. C’è un’intelligenza di fondo, in Spider-Man, che non si può non evidenziare e di cui non ci si può non complimentare con i ragazzi di Insomniac.

Hanno suscitato alcune critiche delle sequenze in cui impersoneremo personaggi non necessariamente secondari, ma certamente meno prestanti del nostro Peter. Ci sentiamo di concordare con Insomniac, quando, rispondendo al polverone sollevato, ha sostenuto che queste sequenze smorzino un po’ i ritmi infuocati degli scontri e siano anzi utili, per contrasto, ad apprezzarli quando in atto. E’ anche bello, sempre parafrasando gli sviluppatori, capire un po’ come ci si senta a essere nel mondo di un supereroe senza per forza ricoprirne il ruolo. I nemici non mancheranno, in ogni caso, anzi; affronteremo diverse boss fight impossibili da definire in altra maniera, se non “epiche”. Senza incorrere in spoiler, alcuni scontri ci vedranno in inferiorità numerica oppure costretti a salvare la città da un disastro di proporzioni macroscopiche; poco ma sicuro, ce le ricorderemo per un bel pezzo.

Nonostante l’incredibile scandalo della sparizione di alcune pozzanghere che ha tenuto sulle spine pubblico e critica videoludici (e la cui intelligenza media, da ambo le parti, è facilmente deducibile da questa considerazione), il comparto tecnico di Spider-Man è promosso a pieni voti. Fluidità, impatto grafico e cura per i dettagli sono ai livelli massimi raggiunti in questa generazione di console, che non a caso volge al tramonto. Ci ha convinto appieno anche il doppiaggio italiano (nonostante alcuni interventi di passanti e poliziotti siano rimasti in lingua inglese), anche, ma non solo, per la chicca dedicata a Max Pezzali. Convincenti e di atmosfera anche i diversi brani, anche se non memorabili. Menzione speciale, almeno da parte del sottoscritto, alla longevità: la campagna dura quasi quindici ore, le missioni secondarie un’altra decina. Il numero perfetto per chi deve conciliare videogiochi con tutto il resto. E dulcis in fundo, la versione del gioco è arrivata già alla numero 1.10, segno che la creatura è ancora viva e sempre migliore (tanto per dire: la modalità Nuova partita +, al lancio, non c’era) , anche in prospettiva dei DLC già annunciati.

Trofeisticamente parlando: platinare è un piacere

La guida ai trofei di Spider-Man che abbiamo sul forum rispecchia bene l’essenza del titolo Insomniac Games. Intelligente, divertente e assemblata per fare esplorare tutti gli anfratti del gioco. I nostri complimenti agli sviluppatori e l’invito, a tutti i loro colleghi, di fare altrettanto con le proprie creazioni. Esemplari.

4 Commenti

  1. […] Non è la prima volta che i fumetti si avvicinano allo Spider-Man di Insomniac Games, come quando, al lancio, Panini dedicò la copertina del numero #705 di Amazing Spider-Man all’esclusiva PlayStation 4. Un bel traguardo per Insomniac, che ha di fatto creato uno dei videogiochi più fedeli al personaggio dando vita alla trasposizione videoludica definitiva. Se ancora avete qualche minuto libero, non perdetevi la fantastica recensione di Marvel’s Spider-Man. […]

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