Metropolis: Lux Obscura – Recensione

Sviluppato dalla software house indipendente Ktulhu Solution, Metropolis: Lux Obscura è un particolare indie che mescola il genere della visual novel a un classico gameplay cosiddetto match 3. Trattandosi di un gioco non adatto a tutti, riuscirà questo particolare connubio dai tratti noir ed erotici a ritagliarsi spazio sulle nostre PlayStation 4?

Tra vendette e corruzione

La storia è incentrata su John Lockhart, uomo uscito di prigione dopo essere stato accusato ingiustamente dell’omicidio del suo migliore amico. Il protagonista, spinto dalla sete di vendetta, si trova dunque immerso nuovamente nella marcia città di Metropolis, dove a comandare sono i soldi e la malvagità. Si tratta di una missione ardua, visto che il testimone chiave è stato ucciso, ma questo non ferma John, che è intenzionato a scovare ogni ratto che si nasconde in città. Tra gangster brutali e femme fatale senza scrupoli, il suo destino si evolve in quattro differenti finali, in dipendenza delle scelte effettuate e dei luoghi visitati. Un fattore che sicuramente ne aumenta la rigiocabilità, a discapito però di una storia che fatica a ingranare.

Semplice ma efficace

La schermata principale del gioco è la mappa del quartiere dove si svolgono le vicende. Attraverso questa mappa è possibile scegliere il luogo da visitare per procedere con la storia e iniziare gli scontri. Proprio negli scontri entra in gioco l’unico vero elemento di gameplay. Si tratta di combattimenti a turni, basati sul classico match 3 (per i profani: allineare tre simboli uguali in una griglia di dimensioni variabili), con graditissimi elementi RPG. La scacchiera presenta vari elementi di combattimento, che se allineati permettono di infliggere danno all’avversario, recuperare punti vita o perderli.

Al termine di uno scontro vinto si ha la possibilità di scegliere uno tra i quattro bonus proposti, utili nei combattimenti successivi, ad esempio una maggiore percentuale di danni inflitti. Sebbene le dinamiche di questo genere non sorprendano più, Metropolis: Lux Obscura riesce a sfruttarle nella maniera più consona allo stile cercato, anche perché stiamo pur sempre parlando di un genere saturo e difficile da innovare. Nel loro piccolo gli scontri funzionano a dovere e l’aumento graduale della difficoltà rende il gioco una esperienza abbastanza soddisfacente.

Luci e ombre, non solo nello stile

Bianco e nero, vari schizzi di colore, sesso e violenza. Questo è tutto ciò che hanno da offrirci le illustrazioni di Metropolis: Lux Obscura. Ispirato fortemente a Sin City, quest’opera rende ogni personaggio unico, grazie a un stile artistico particolare. Particolarità data sicuramente dallo stile fumettistico e dal registro linguistico utilizzato, che permettono di esprimere al meglio la tendenza noir ed erotica della narrazione. Il punto forte del gioco però è la colonna sonora, nulla di indimenticabile, ma ben amalgamata alle tavole.

Tuttavia la magia si spezza quando i personaggi iniziano a parlare. Sembra che i doppiatori non avessero idea di chi stessero interpretando e della situazione in cui si trovassero i personaggi. La cosa peggiore del gioco però non è il doppiaggio, ma il razzismo e il sessismo presenti. Utilizzate nella giusta maniera, sarebbero state tematiche interessanti, con cui realizzare una storia davvero matura. Sembra però che sia tutto un pretesto per mostrare sessualità esplicita, per pubblicizzarla come punto forte della narrazione.