Omen of Sorrow – Recensione

Sviluppatore: AOne Games Publisher: SOEDESCO Piattaforma: PS4 Genere: Picchiaduro Giocatori: 1-2 (Online: 1-2) PEGI: 16 Prezzo: 49,99 € Italiano:

Immaginate una brutale sfida tra un lupo mannaro e un vampiro assetato di sangue. O tra mummia del semi-dio Imhotep e un nephilim, una creatura a metà tra un demone e un angelo. Infine, immaginate un furente scontro tra un folle dottore e la malsana creatura del dottor Frankenstein. AOne Games, piccolo team di sviluppo cileno, in collaborazione con SOEDESCO (publisher ormai affermato), ha reso tutto ciò possibile, a portata di pad. Ma, nonostante una premessa decisamente allettante, tale roster di personaggi può facilmente trasformare queste innocue fantasie in un diabolico incubo.

Fortuna o Fato?

Omen of Sorrow è un picchiaduro tra i più classici del genere. Quattro tasti per pugni e calci, combo dettate da sequenze di tasti precisi e un sistema di prese e mosse speciali. Il gameplay si basa su due fattori, Fortuna e Fato, determinati dallo stile di gioco del giocatore: se ci si muoverà in maniera attiva e aggressiva, la Fortuna sarà dalla vostra parte, permettendovi di entrare nello status Benedetto, mentre un atteggiamento passivo e dedito alla difesa o all’evasione permetterà al Fato di avere la meglio su di voi, rendendovi Condannato.

Il primo status vi permetterà non solo di ricevere un recupero della vita più rapido, ma soprattutto di inanellare combo su combo grazie alla cancellazione in corsa delle stesse, mentre il secondo vi toglierà la possibilità di effettuare determinate mosse. Tali status non sono permanenti, durano giusto qualche secondo, ma possono stravolgere le sorti di una battaglia. Inoltre lo status Benedetto vi permetterà di ottenere il Sigillo, strumento atto a effettuare mosse speciali e di decimazione. Per quanto semplicistica, questa struttura funziona in maniera discreta e, soprattutto, costringe i giocatori a essere aggressivi, rendendo gli scontri sempre entusiasmanti. Alcuni moveset (Iphomet e dottor Hyde su tutti) risultano buoni e complessi, così come le differenze morfologiche dei personaggi (statura o presenza di ali) possono creare una sorta di sistema di counter abbastanza positivo. Il grande problema di Omen of Sorrow è, però, che questo è praticamente l’unico vero pregio del titolo.

Il roster è composto da undici personaggi (nove disponibili da subito, due da sbloccare), scelti all’interno dell’universo horror, dalla letteratura al più classico folklore: troviamo classici personaggi come Caleb, il lupo mannaro (chiara citazione a Sabrewulf di Killer Instinct), il vampiro simil-Dracula Vladislav III e l’angelo Zafkiel, oltre che particolarità come il dottor Hyde (ciò che è rimasto dell’eterno scontro tra il dottor. Jekyll e mister Hyde) o il gobbo Quasimodo. Nonostante il carisma di personaggi così iconici, il design di molti risulta però dannatamente anonimo: Zafkiel e il nephilim Gabriel, in particolare, così come lo stesso Caleb. Al contrario, personaggi come l’oscura succube Thalessa, l’arpia Radegonda o l’armatura vuota Arctorious risultano efficaci.

Omen of Sorrow propone ben tre modalità di gioco (più il classico versus sia in locale che online), accomunate da un solo comune denominatore: la vuotezza. La modalità storia è divisa inizialmente in tre atti, tutti ugualmente poveri. I dialoghi sono, come spesso nei picchiaduro anche di calibro maggiore, pomposi al punto da risultare pacchiani, le trame banali e sopratutto vi sono scelte di game design dannose, come aspettare che un nemico dall’IA discutibile vi uccida perché questo deve succedere per progredire nella storia. La scelta di introdurre il gioco tramite questa modalità, risulta essere il modo più sbagliato per far appassionare un giocatore. Troviamo poi la classica modalità Arcade, dove dovremo sfidare dieci sfide di difficoltà crescente; il grosso problema sta nel fatto che terminare queste dieci sfide non porterà assolutamente a nulla (neanche a un video finale), rendendola di fatto inutile se non per sbloccare i due personaggi segreti (a determinate condizioni). Stesso discorso, purtroppo, per la Survival Mode, dove dovremo sfidare un numero specifico di combattimenti (fino a centoventi) per ottenere… assolutamente nulla.

Paura del vuoto

Il titolo quindi decide di puntare sulla quantità piuttosto che sulla qualità, ma il risultato è vuoto al punto da sembrare un titolo in versione alpha. Se aggiungiamo a tutto ciò un’IA davvero terribile, tutta la componente offline del titolo risulta semplicemente insulsa. Per ciò che riguarda l’online, invece, il problema sta nel fatto che il titolo è passato decisamente in sordina e i server sono vuoti, distruggendo quindi le buone possibilità legate allo sviluppo di scontri classificati e competizioni (dettate dai propri risultati).

Infine, il team di sviluppo ha optato per un approccio davvero troppo poco user-friendly; l’accessibilità di un titolo non è sinonimo di profondità, motivo per il quale un gioco dalle meccaniche profonde e complicate deve risultare comunque comprensibile al giocatore. Il tutorial è una lista di immagini con la spiegazione, scritta, di alcune particolarità del gameplay (mosse speciali, evasioni, status Condannato e Benedetto). Davvero troppo poco, specie considerando che un aspetto spettacolare come le mosse EX potevano essere semplicemente implementate e spiegate all’interno della Story Mode.

Tecnicamente da paura

Omen of Sorrow, anche sotto il punto di vista tecnico, mostra piccoli lati positivi sotterrati da molti, troppi difetti. Le ambientazioni di background degli scontri sono quasi tutte buone e adatte alle tinte horror (donando anche una sorta di alone da B-movie quantomeno apprezzabile), ma nessuna eccelle particolarmente. I modelli dei personaggi sono sufficienti ma le animazioni sono, per la maggior parte, davvero negative, e alcune legnose al punto da non capire quali combo siano effettivamente fattibili, altre semplicemente goffe e ridicole. Anche l’HUD delle battaglie risulta grossolano e non particolarmente ispirato.

Una nota positiva è data dal comparto musicale, che presenta numerose buone traccie che sottolineano e accompagnano gli scontri su schermo. Infine è da sottolineare come, specie durante la Story Mode, ci siano diversi momenti in cui la sincronia audio-video risulti decisamente imperfetta, un ulteriore aspetto che rende meno digeribile la modalità stessa. In conclusione, l’intero lato visivo sottolinea la natura abbozzata e imprecisa del titolo, amplificando la sensazione di trovarsi di fronte non a un gioco finito.

Trofeisticamente parlando: una lunga discesa all’inferno

Omen of Sorrow rappresenta una semplice, ma lunga agonia. I trofei consistono principalmente nel terminare le modalità presenti, nello sbloccare i personaggi segreti e nello sperimentare alcune particolarità del gameplay (mosse EX, Domination, status Benedetto) numerose volte. Inoltre vi sono trofei legati alla componente online, dove sarà necessario giocare fino a trecento volte, o riuscire a qualificarsi alle varie competizioni. Insomma, nulla di complicato, ma sicuramente vi aspetta una lunga e tediosa camminata negli inferi per ottenere la tanto agognata coppa di platino.

VERDETTO

Omen of Sorrow non riesce a fare breccia nel videogiocatore, nonostante un roster sicuramente appetibile. L'intera struttura risulta vuota e poco stimolante e un gameplay poco più che sufficiente non può salvare un titolo dalle molteplici criticità. Inoltre, il prezzo pieno di 49,99 euro risulta davvero esagerato per un gioco che sembra in versione alpha, limitando anche lo sviluppo della componente online che potrebbe salvare in extremis questo deludente titolo.

Guida ai Voti

Vittorio Iannotti
Classe '94, studente di Scienze Biologiche. Cresce a pane e videogiochi da quando ha memoria. Vive nel paradosso dell'amore per la natura e per tutto ciò che è intrattenimento, dal cinema, alla letteratura, fino al gaming (che lo costringe a chiudersi in camera). Insaziabile viaggiatore, specie verso Est. In segreto, di notte, prega dinnanzi ad una statua di Kefka Palazzo.