Pixel Heroes: Byte & Magic – Recensione

Sviluppatore: The Bitfather Publisher: Headup Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Un tuffo nel passato e una ambiziosa citazione nel titolo, il quale introduce anche lo stile grafico del prodotto, sono il biglietto da visita di Pixel Heroes. Il gioco è in circolo da un po’, ma la sua presenza non ha mai attirato molte attenzioni. Arriva però il Bit a gamba tesa per farvi conoscere cosa Headup Games ha riservato al pubblico.

Nostalgia canaglia

Accediamo al gioco e veniamo accolti da un menù rudimentale con una colonna sonora in stile anni Ottanta che può far rizzare le antenne agli amanti dei videogiochi dell’epoca. Pronti via, ci ritroviamo in una taverna con alcuni personaggi giocabili. Ne dovremo selezionare tre, che ci accompagneranno durante l’intera avventura (per quanto potrà durare, quantomeno). Le classi sono molto variegate e diverranno numerose andando avanti nel gioco, poiché potranno essere sbloccate in molti modi. Ci saranno il classico guerriero, il classico mago, il classico ladro, ma anche classi ibride come il guerriero magico, il bardo o l’avventuriero. Come sempre, è consigliato creare un team equilibrato: forza e difesa fisica, curatore e catalizzatore di status alterati o di danni magici.

A questo punto, nessuna trama arzigogolata, si parte all’avventura, in un dungeon da otto stanze, al termine del quale ci attenderà un temibile boss. Terminato il dungeon, torneremo in città, resusciteremo i caduti, acquisteremo l’equipaggiamento, completeremo la quest (insomma, le classiche cose da GdR), e si parte per il dungeon successivo. Da sottolineare la mancata localizzazione in italiano, sarà possibile solo scegliere fra il tedesco e l’inglese.

Una pila di tombe

Nel caso in cui tutti e tre gli eroi dovessero morire durante l’avventura, il gioco terminerà. Definitivamente. Torneremo al menù principale, un becchino lascerà una tomba con inciso il nome dei tre guerrieri e la data del decesso. Verremo quindi catapultati nuovamente nella taverna, per scegliere altri tre eroi e cominciare tutto da capo, perdendo ogni progresso fatto nella partita precedente.

Entriamo in quello che probabilmente è il difetto principale del titolo: la casualità. La sequenza dei dungeon che dovremo affrontare non è predefinita, bensì casuale, appunto. Stesso discorso vale per i drop degli oggetti. Stessa cosa per gli eventi di intermezzo prima di raggiungere il dungeon. Infine, purtroppo, stessa cosa vale per gli eroi selezionabili all’inizio del gioco. Nella taverna, infatti, solo alcune delle classi che avete sbloccato saranno selezionabili.

Insomma, vi potreste trovare con un party sconnesso, in un dungeon di mostri immuni al fuoco possedendo solamente equipaggiamento che fa danno da fuoco, così come potreste “volare” un dungeon in pochi minuti perché incappate nella combinazione perfetta. In quello che dovrebbe essere un GdR tattico, la variabile “fortuna” è sempre stata presente, ma riteniamo essere fin troppo determinante in questo caso. Questo potrebbe generare frustrazione, poiché per un colpo critico mancato, per un equipaggiamento sbagliato o per un “miss” imprevisto, potremmo gettare alle ortiche ore e ore di impegno e di lavoro. Si sa che quando si perdono dei progressi per colpa nostra è frustrante, ma quando questo accade per qualcosa che non dipendeva dalle nostre azioni, oltre che frustrante può diventare anche disincentivante. Ed è questo il problema del gioco: spinge il videogiocatore ad abbandonarlo dopo l’ennesimo tentativo fallito.

Quante cose!

Pixel Heroes non ha solo difetti, ma anche un paio di assi nella manica. Il primo riguarda la varietà impressionante di equipaggiamento, di nemici, di classi e di possibilità in combattimento. Ogni classe avrò due abilità speciali, più le proprie statistiche in stile D&D, che influiranno su danni, difese e cure fornite dagli oggetti che potremo equipaggiare. Stessa cosa vale per gli elementi offensivi (cinque) e per gli status alterati che si possono infliggere e da cui è possibile curarsi. Solo far crescere di livello i personaggi ed equipaggiarli ci porterà via del tempo, in modo tale da creare la build perfetta per la battaglia che ci aspetta.

Questa varietà la si trova raramente anche nei GdR blasonati, quindi giù il cappello di fronte a The Bitfather, nonostante l’inventario sia fin troppo ristretto e vada a distruggere parzialmente questa abbondanza (generando una crisi nel videogiocatore che dovrà decidere cosa gettare e cosa trattenere). Altro pregio è l’autoironia. Il titolo infatti prende spudoratamente in giro i cliché tipici dei GdR occidentali, quali la strutturazione dei dungeon, la caratterizzazione dei personaggi, la modalità con cui si equipaggiano gli eroi, gli NPC e così via. Chiariamoci, non è una novità, titoli come Cthulhu Saves The World o Breath of Death VIII ne facevano un cavallo di battaglia e riuscivano a fornire al pubblico anche un prodotto assai meno lacunoso del qui presente Pixel Heroes, ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.

Torno nel presente!

In sostanza, l’idea di The Bitfather di produrre un gioco intriso di elementi nostalgici (non solamente grafici e sonori, i quali sono prevalentemente dettati anche dal risparmio economico) si rivela essere un mezzo fallimento, ma con una enorme dose di rammarico. Alcuni elementi sono davvero riusciti, la varietà è notevole ma non contribuisce a rendere variegata l’esperienza complessiva. Nonostante ogni run sia completamente diversa dalla precedente, la viviamo allo stesso modo, la noia incombe, si miscela alla frustrazione e alla mancanza di stimoli, e ci porterà ad abbandonare il videogioco dopo una dozzina di ore al massimo.

Quando un videogioco non riesce a divertire, intrattenere o far provare emozioni (positive), il suo fallimento è innegabile, anche se, in questo caso, non a 360 gradi. Inoltre, questo titolo riesce nell’ardua impresa di far dubitare dei titoli del presente, quei titoli che non hanno praticamente nulla da trasmettere, che puntano quasi tutto sull’estetica e che si rivelano essere totalmente fini a sé stessi, non apportando mai innovazioni o idee prepotenti. Ci dispiace dover dire questo, perché uno sviluppatore che si fa chiamare The Bitfather sarebbe potuto essere il nostro Dio, e invece potrebbe diventare il nostro incubo, se dovesse continuare su questa via.

Trofeisticamente parlando: richiede – intervento divino – 0%

Ebbene sì, siamo davanti a un trofeo di Platino con la percentuale di ottenimento dello 0%.
Il motivo è presto detto; vi sarà infatti richiesto di completare l’intera campagna senza che nessun vostro eroe vada KO, oppure di completare l’avventura con un party predefinito con una combinazione di classi estremamente carente. Insomma, una mission impossible vera e propria.

VERDETTO

Pixel Heroes è un tuffo nel passato ma con la piscina vuota: ci si fa tanto male. L'estetica e il comparto sonoro sono ispirati ai titoli degli anno Ottanta ma il titolo, nonostante una varietà impressionante di classi, nemici, oggetti e statistiche, non riesce a trasmettere varietà all'esperienza. Il gioco stesso non si prende molto sul serio, ma si tratta di un'occasione mancata; frustrazione e rabbia vi assaliranno, essendo il fattore casuale e fortunoso preponderante soprattutto nelle prime fasi. Un acquisto sconsigliato: il gioco non vale la candela, si trova di meglio.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.