R-Type Dimensions EX – Recensione

Sviluppatore: Tozai Games Publisher: Tozai Games Piattaforma: PS4 Genere: Bullet Hell Giocatori: 1-2 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Correva il 1987 quando nelle macchinette dalle sale giochi comparve per la prima volta uno sparatutto spaziale a scorrimento chiamato R-Type. I piccoli nerd dell’epoca dovettero attendere appena un anno per far andare in bancarotta i genitori a forza di gettoni con il secondo capitolo, R-Type II. In quello che era il mercato dominato da Gradius, R-Type riuscì a ritagliarsi una notevole fama e a entrare di prepotenza nei cuori di coloro che si rinchiudevano nelle sale giochi per dar sfogo alle proprie emozioni.

A distanza di oltre trent’anni, Tozai Games ha preso una decisione ardua: riportare questi due colossi su PlayStation operandone un remake. Ne sentivamo il bisogno? No. E’ venuto fuori un ottimo lavoro? No. Vale la pena giocarci su home console? No.

R-Type Dimensions EX Recensione

Nostalgia canaglia

R-Type è il tradizionale shoot ‘em up a scorrimento orizzontale dove vi ritroverete a guidare un’astronave e dovrete sfruttare il vostro arsenale per farvi largo fra un esercito di nemici, cercando al contempo di evitare ostacoli ambientali e proiettili a pioggia. Considerato il genere, non è richiesta una trama (difatti assente), mentre sarebbe stato gradito poter personalizzare l’astronave, limitandosi anche solamente al colore. I livelli giocabili in totale sono quindici, al termine dei quali vi aspetta una boss fight. In R-Type, non tutte le boss fight sono creature/macchine da distruggere, ma possono anche essere situazioni ambientali particolarmente ostili che vi sottoporranno a una prova di sopravvivenza a tempo.

La nostalgia di questo titolo la si intravede già dal menù principale, dove la selezione fra i due capitoli è rappresentata con due macchinette dell’epoca in 8 bit. Le modalità di gioco sono due: l’immancabile modalità Classica in cui tre vite vi separano dal game over e la modalità Infinito, dove le vite in vostro possesso sono illimitate e raccoglierete punti in base a quanti nemici distruggete e quante volte venite distrutti.

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Davanti o dietro? 

Non si tratta di un dilemma a sfondo erotico, bensì della strategia che negli anni Ottanta tempestava le menti dei nerd. La peculiarità di R-Type è il Force Pod, una palla arancione che spara proiettili e che può essere buffata raccogliendo i power-up lasciati cadere da determinati androidi. Il power-up persiste fintanto che la nostra astronave non viene distrutta, mentre il Pod è “sganciabile” con il tasto R2.

Potete quindi decidere di attaccare il Pod frontalmente, per aumentare la vostra potenza di fuoco e proteggervi dalle insidie minori (ma comunque mortali), oppure attraccarlo posteriormente per coprirvi le spalle. E’ possibile una terza alternativa, ossia lasciare il Pod libero, una scelta tanto coraggiosa quanto efficace in determinate circostanze. Per chi non conoscesse R-Type, sappia che è possibile solamente sparare orizzontalmente, e che l’astronave non può essere ruotata in alcun modo, mentre le uniche alternative di attacco che avete sono il colpo singolo o caricato, in grado di perforare i nemici e generalmente di infliggere più danni.

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Che si fotta la grafica

Il lavoro svolto da Tozai Games concerne sostanzialmente il comparto grafico e sonoro. Le tracce sono state rivisitate in maniera semplice e poco d’impatto, ma contribuiscono a generare il giusto mood. Stessa cosa purtroppo non si può dire della rilavorazione grafica, tecnicamente valida ma inadeguata allo stile. Il titolo ci permette di scegliere quale stile grafico giocare e noi, dopo averli provati entrambi, abbiamo sempre scelto l’originale in 8 bit. Nostalgia? Assolutamente no. Innanzitutto si intravedono maggiormente i proiettili e i laser nemici, e questo ci consente di giocare con più serenità senza sforzare eccessivamente i nostri occhi, ma soprattutto si genera un’incoerenza fra il design e l’apparenza grafica.

Il design delle ambientazioni e dei mostri è datato, semplice e spesso confuso. I ragazzini dell’epoca vedevano un ammasso di pixel avvicinarsi all’astronave e non si facevano tante domande sul suo design, se assomigliasse a una marmotta alata rossa o a un foglio demoniaco… sparavano. La rivisitazione grafica non ha modificato i modelli e il concept artistico, proponendo le stesse creature incomprensibili ed esteticamente banali con una grafica moderna. Una pugnalata al cuore per i nostalgici, un brutto spettacolo per i giocatori moderni; in sostanza un esperimento fallito su tutti i fronti.

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Fuori mercato

R-Type, ci dispiace dirlo, è fuori mercato. Preso atto che il presente titolo offre la migliore esperienza se giocato in 8 bit, un videogioco con quindici capitoli a scorrimento orizzontale in 8 bit, nel 2019, sta gratuitamente su Play o App Store. L’esperienza di gioco è inoltre legnosa, frustrante e scarna di contenuti, variabilità e personalizzazione (eccezion fatta per la gestione del pod descritta in precedenza). Non tutti i titoli che hanno fatto la storia nel passato invecchiano bene, e ci sentiamo di dire che R-Type è uno di questi.

La rivisitazione fatta da Tozai Games non è insufficiente, ma la scelta in primis di riproporre un titolo di questo tipo è tanto coraggiosa quanto fallace. Il mercato adesso pretende tutt’altro e anche i giocatori di vecchia data stenterebbero a giocare un videogioco ideato per le sale giochi sulla propria console. Ciò che spingeva i ragazzi degli anni Ottanta a tritare gettoni era la gloria che si conquistava terminando il gioco, vedendo il proprio nome scritto nella classifica della macchinetta. Imparare a memoria gli script di movimento e i pattern d’attacco, la collocazione di ogni ostacolo, i potenziamenti e quant’altro era un dolce tormento a cui tutti si sottoponevano con il sorriso. Giocarlo sul divano di casa propria lo trasforma in un tormento e basta, anche e soprattutto considerata la difficoltà estrema della modalità Classica, quella originale con cui era stato concepito il gioco.

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Il titolo è chiaramente da evitare per le nuove leve del gaming e per coloro che non hanno vissuto l’epoca delle sale giochi con ossessione compulsiva, ma purtroppo vi sconsigliamo l’acquisto anche qualora vi riconosceste in quell’epoca, poiché l’alone magico intorno a R-Type era appunto dato dalla macchinetta, dai ragazzi intorno che ti guardavano, urlavano a ogni vostra mossa ben riuscita o andavano a piangere dalla mamma perché mollaviate la postazione. Questa magia è un dolce ricordo, quello che deve rimanere anche R-Type nel cuore dei videogiocatori hardcore con la barba brizzolata.

Trofeisticamente parlando: mai una gioia

Avete deciso di passare oltre i difetti tecnici e storici del titolo e di gettarvi a capofitto nella sfida, giocando entrambi i titoli in modalità Classica? Niente Platino per voi! La lista trofei di R-Type Dimensions EX conta appena dodici trofei, alcuni dei quali particolarmente ostici che vi chiedono, ad esempio, di completare i livelli in modalità classica senza power-up oppure utilizzando solamente il colpo caricato. In sostanza, il titolo è sconsigliato anche ai cacciatori di trofei.

VERDETTO

R-Type Dimensions EX è un goffo tentativo di riportare sul mercato due colossi dello scrolling shoot 'em up da sala giochi senza fare i conti con l'evoluzione che il mondo videoludico ha vissuto in questi trent'anni. La rivisitazione grafica e sonora è buona, seppur si faccia preferire la versione originale in 8 bit, ma è l'esperienza in sé che non regge il confronto su home console. Frustrante, essenziale e povero di contenuti, R-Type Dimensions EX è sconsigliato anche ai più nostalgici, i quali rischiano di rovinare il ricordo che hanno di questa pietra miliare, che tale deve rimanere. Dispiace dirlo ma, nel 2019, giochi di questa caratura si giocano sul telefono, e gratuitamente.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.