Screencheat – Recensione

Sviluppatore: N/A Publisher: N/A Piattaforma: PS4 Genere: Action RPG Giocatori: 1 PEGI: null Prezzo: N/A Italiano:

Publisher: Samurai Punk  Developer: Surprise Attack Games
Piattaforma: PS4 Genere: Sparatutto 64 Giocatori: 1-8 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 €

Chi come il sottoscritto è cresciuto nell’epoca della prima PlayStation ma soprattutto del Nintendo 64 avrà sicuramente dei bei ricordi di quando giocava agli FPS a schermo diviso su un divano con gli amici, e chi di noi non ha mai lanciato un’occhiata alla schermata dei nostri avversari, così da poterli trovare più facilmente e tempestarli di proiettili? Anche se sì, non si trattava di una cosa propriamente deontologica, ma insomma, ci siamo capiti. Ecco, Screencheat, il titolo che oggi andremo a recensire, fa del “barare” la raison d’être; semplice, colorato e divertente in brevi raffiche, il gioco sviluppato dai ragazzi di Samurai Punk è uno sparatutto multiplayer-only in prima persona che si incentra semplicemente su piccole arene, armi bizzarre ed essere invisibile per tutto il tempo.

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C’era una volta GoldenEye

Poiché tutti i giocatori sono invisibili, è necessario monitorare costantemente gli schermi dei vostri avversari per trovarli, trasformando quello che altrimenti sarebbe uno shooter rapido, eccentrico ma irrilevante in qualcosa di abbastanza teso in maniera avvincente. Indipendentemente dal fatto che si sta giocando online o con gli amici sul divano, Screencheat divide lo schermo in due, tre o quattro visuali, per poi farci scervellare nel trovare gli altri giocatori. Più difficile a dirsi che a farsi, visto che le arene di Screencheat sono tutte divise in settori colorati, rendendo dunque il tutto molto intuitivo, e con una moltitudine di caratteristiche uniche (compresi i collegamenti ed i pads del salto) che rendono più facile dire a colpo d’occhio dove siano i nostri avversari. Per quanto sia consigliabile, in termini di mero e cazzone divertimento, giocarlo con 3 o 4 giocatori per un’esperienza di sfida più ampia, sarà ancora errore comune dei novellini concentrare lo sguardo sullo schermo di un solo nemico, distraendoci dai restanti e permettendo loro di poterci passare di fianco senza notarli o peggio ancora regalare una kill gratuita.

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A dir poco sciroccato

Ad aggiungere un po’ di irriverenza in più al contesto del gioco ci saranno poi anche i messaggi che ci comprariranno al momento della kill/death, alcuni facilmente comprensibili in quanto mainstream ed altri dedicati a determinati fan (io per esempio ho trovato gradevole la citazione alla serie JoJo: quando ho ucciso mi è apparso il messaggio “ORAORAORAORA” ed al morto “MUDAMUDAMUDAMUDAMUDA”, un altro caso è stato far vedere al malcapitato il nome in caratteri cubitali ed a ripetizione il nome del carnefice), nonchè un arsenale di ben 8 bizzarre armi, da quello che è più comunemente usato blunderbuss passando per cannoni di palle chiodate, cavallini rampanti, candelabri e fucili che sparano attraverso i muri. Insomma, tutto è fatto in prospettiva di aumentare il tasso di cazzonaggine; nell’accezione positiva del termine, si intende, anche se forse si eccede un tantino.

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Velocità smodata

Il perno sul quale Screencheat si muove è situato nella sua azione, eseguita sempre a ritmo veloce: le partite raramente durano più di un paio di minuti, e le sue migliori modalità sono semplici, classici e familiari come: Deathmatch , King of the Hill (o “Hillcampers”) , e Capture the Fun, il quale scopo è tenere una piñata spruzza-coriandoli (e quindi visibile) per un tot di tempo, cercando di non morire. Interessanti sono le modalità One Shot, nella quale potremo sparare solo un colpo e potremo ricaricare solo quando tutti i player lo avranno fatto, e Murder Mystery, che nel contesto ci ricorderà un Cluedo alla lontana, e dovremo uccidere un player con una determinata arma; come detto prima, modalità interessanti ma tediose a lungo andare. Tutto carino insomma; non grandi spunti, essendo il concept, ma non solo, una ripresa di altri prodotti che si rifanno soprattutto a titoli prettamente old-school. A ciò va poi aggiunto che sì, il tutto risulta anche molto ripetitivo e stancante dopo non molto. Può essere goduto appieno se accompagnato da un gruppo di amici, con diverse birre ed una buona dose di cazzeggio, con alleanze temporanee e gomitate ai controller avversari, tutta roba che può avere il vantaggio di rendere bug occasionali ma fastidiosi di Screencheat, ed una sensazione generale di un gioco rozzo, meno evidenti.

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Minimal scemo

A livello estetico qualcosa l’abbiamo già anticipata, ma c’è davvero poco da dire. I poligoni sono pochi, le texture ripetute ed i colori accesissimi tendono dopo non molto a stancare. Non è proprio ispiratissimo, ecco, anche se accattivante ad una prima occhiata. Tecnicamente invece nulla da rimproverare: le richieste in termini di hardware non saranno altissime, questo è fuor di dubbio, però Screencheat ha il merito di essere almeno ben ottimizzato, una cosa non scontata di questi tempi, con un frame-rate praticamente inchiodato a 60 fps.

Trofeisticamente parlando: armatevi di pazienza e pad

Screencheat presenta 35 trofei in totale, fra cui un platino e 5 d’oro. Fondamentalmente il raggiungimento di tutti riguarda il grind di partite consecutive, mentre un’altra buona parte consiste in match da effettuare con più controller (e giocatori, in teoria) da collegare contemporaneamente. Serve tanta pazienza dunque, ma il platino è comunque un obiettivo più che fattibile. Qui la lista dei trofei completa.

VERDETTO

Screencheat non vi deluderà, a patto che lo prendiate per quello che è: un giochino scemo, con quel tocco retrò, con cui passarvi qualche serata alcolica in compagnia di alcuni amici ― a patto di disporre di abbastanza pad, ovviamente. In questo caso potrete anche divertirvi, per una manciata di ore. Se invece cercate un raffinato sparattutto competitivo che si rifà ai vecchi Quake, beh, lasciate perdere.

Guida ai Voti

Natale Ciappina
Traumatizzato dallo studio di Kierkegaard, è solito nascondere il suo nome fra miriadi di pseudonimi, sommerso com'è fra le sue infinite liste di cose da fare, vedere, ascoltare, leggere e magari anche giocare.