Shadow of Loot Box – Recensione

Sviluppatore: Stately Snail Publisher: Ratalaika Games Piattaforma: PS4 Genere: FPS Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 7,99 € Italiano:

Immaginate di dover scrivere un saggio, o più realisticamente una tesi di laurea, nel quale prendere in esame le caratteristiche e i trend che definiscono i videogiochi contemporanei. Con ogni probabilità non potreste esimervi dal citare microtransazioni, ricompense e potenziamenti rilasciati sotto forma di casse premio (gratuite o più spesso a pagamento), elementi GdR ridotti all’osso solo per rientrare nel genere, open world, collezionabili, crafting, elementi survival, jump scare e tanti altri cliché che ormai caratterizzano trasversalmente titoli dei più svariati sviluppatori e con le più disparate origini. Ebbene, se questo saggio, o tesi, fosse presentato come un videogioco e fosse infarcito di ironia, probabilmente sareste gli sviluppatori di Shadow of Loot Box e quella che segue sarebbe la positiva recensione del vostro titolo.

Sparatutto in prima persona

All’avvio del gioco, prima del quale possiamo farci un’idea dei comandi e scegliere uno dei livelli di difficoltà disponibili, ci troviamo di fatto in un classico, seppur semplificato, sparatutto in prima persona. Nessuna cutscene e nessuna introduzione di sorta, se non la brevissima spiegazione del nostro obiettivo: trovare in ogni livello la chiave che ci permette di aprire la porta di uscita e procedere oltre. In particolare, il primo di questi livelli ci vede all’interno di un ambiente che assomiglia alle segrete di un castello, con pareti di pietra, scale, piattaforme, acque velenose e leve per attivare porte bloccate. Sfere luminose disseminate qua e là ci garantiscono, una volta raccolte, un bonus in punti esperienza fondamentale per aumentare di livello, acquisire nuove abilità e accedere ad aree prima precluse. Shadow of Loot Box sembra esprimere tutta la sua essenza da queste poche premesse, ma sottovalutarlo sarebbe un grave errore.

Già nel secondo dei sedici livelli tutto assume una nuova piega. Siamo sempre noi, ma lo scenario si sposta all’esterno, vengono introdotte armi e nemici e un sistema di brevi missioni generate in modo procedurale e il cui completamento è indispensabile per ottenere le importantissime chiavi di uscita. Nessuna traccia residua delle sfere luminose, ma nuove meccaniche con cui prendere confidenza, in particolare legate all’attacco dei nemici. Questi sono casse e bauli semoventi e, sebbene poco diversi per sistema di attacco e reazione ai nostri colpi, sapranno richiedere una certa attenzione e pianificazione per essere sconfitti, soprattutto a livelli di difficoltà più elevati. Vengono introdotte anche altre casse premio, inanimate e più importanti, che contengono classicamente potenziamenti e salute aggiuntiva di cui fare tesoro per avanzare con l’avventura.

Dissacra-tutto in prima persona

Guai ad affrettare il giudizio, perché procedendo con la serie di livelli proposti il gioco assume un altro significato ancora. L’impostazione di base è sempre quella dello sparatutto in prima persona con un accenno di elementi GdR, ma diventa evidente il vero obiettivo degli sviluppatori. Riassumendo molto in breve e cercando di evitare eccessivi spoiler, nel corso della partita ci troveremo di fronte a elementi tratti dai più diversi generi videoludici contemporanei, tutti inseriti e gestiti con una dose massiccia di ironia e caricatura. Ecco allora un livello che fa il verso agli open world, nel quale l’obiettivo è raccogliere collezionabili, attivare torri di sorveglianza e liberare avamposti; un altro buio e pieno di mostri, ai quali sfuggire armati solo di una torcia e potendoci nascondere in provvidenziali armadi; un altro ancora nel quale sopravvivere ricordandosi di avvicinarsi al fuoco e di nutrirsi ogniqualvolta le barre della temperatura e della fame si approssimano allo zero; e poi livelli volutamente buggati, altri con rallentamenti e blocchi dovuti ai sistemi DRM, altri semplicemente inesistenti perché destinati a essere rilasciati come DLC.

Shadow of Loot Box è insomma un titolo dissacrante, che prende il peggio dei giochi moderni e lo inserisce nella sua semplice struttura di base per fare critica e autocritica. Grazie alla facilità del gameplay, la nostra attenzione non viene distolta troppo dal messaggio di fondo; possiamo procedere in modo spedito, assaporare le argute citazioni inserite dagli sviluppatori in ogni livello e concederci una riflessione su quanto, da un nuovo punto di vista, il mondo dei videogiochi si fondi su idee di base sempre uguali a sé stesse e su difetti cronici. Non solo, perché c’è spazio anche per una critica verso noi stessi e verso l’ingenuità con cui cadiamo nelle trappole tese dai publisher per aumentare il proprio profitto.

Dritto all’essenza

Shadow of Loot Box è bello e intelligente perché riesce a fare tutto quello che si era prefissato senza allungare il brodo più di quanto sia necessario. I livelli sono di durata breve o media, per un completamento al 100% raggiungibile in un paio d’ore, ma ognuno riesce a dipingere con pochi tratti l’essenza del genere o dell’elemento di gameplay che vuole parodiare, proprio come un dipinto impressionista che con poche pennellate fotografa un paesaggio naturale in modo semplice ma inequivocabile. Emblematico è un altro passaggio, di non immediata comprensione e per questo estremamente intelligente: all’inizio di un livello ci chiedono di accompagnare un animale in un luogo preciso, ma dopo averci seguito per un po’ questo si perde nel folto della foresta e ci costringe ad andarlo a cercare. Solo in collegamento con la frase introduttiva al livello, che cita l’intelligenza artificiale dei PNG, comprendiamo a cosa si riferisca l’esempio dell’animale e ci rendiamo conto della frecciatina degli sviluppatori.

Dall’inizio alla fine, insomma, ci ritroviamo a giocare con il sorriso sulle labbra e con la testa che annuisce, ammettendo che questa o quella citazione calza alla perfezione. C’è spazio anche per i cacciatori di trofei, con un livello dedicato nel quale solo sbloccando dieci obiettivi (tra cui saltare venticinque volte o restare fermi per venti secondi, proprio come accade in certi titoli pensati solo per i Platini facili) si possono ottenere le chiavi di uscita, e per i malati di microtransazioni, con un negozio in cui spendere valuta di gioco per accelerare la progressione.

Facile, non banale

Come accennato in precedenza, Shadow of Loot Box è un gioco facile, ma decisamente non banale. In primo luogo per il messaggio che vuole trasmettere e che è capace di farci chiudere un occhio sulle meccaniche di gameplay ridotte all’osso e su alcuni piccoli difetti, in particolare legate alla gestione del salto; secondariamente per la presenza di nemici e boss intermedi che prevedono un minimo di attenzione e pianificazione. Precisiamo che non siamo di fronte a niente che possa richiedere più di un paio di tentativi, ma a livelli di difficoltà superiori al facile rischiamo di morire in diverse occasioni, il che differenzia il gioco da altri easy platinum volutamente immediati e totalmente accomodanti.

Dal punto di vista della grafica, Shadow of Loot Box ricorda molto Minecraft, con ambienti e oggetti di gioco pixellosi e squadrati, anche se non mancano personaggi secondari più arrotondati. Si nota chiaramente un copia-incolla di strutture modulari che si ripetono nei livelli, ma il tutto funziona senza infastidire, anche grazie a una buona fluidità complessiva. Il comparto audio presenta una colonna sonora di sottofondo gradevole e azzeccata ma non memorabile, mentre da dimenticare sono i pochi effetti sonori utilizzati per gli spari, davvero fastidiosi, e per i passi delle casse premio nemiche.

Trofeisticamente parlando: la fiera del mancabile

L’elenco trofei di Shadow of Loot Box comprende solo coppe d’argento e d’oro e un invitante Platino. Nel giro di due ore e con pochissima fatica si può completare tutto al 100%, ma quasi tutti i trofei sono mancabili se non si esplora con costanza e se non si segue fin dall’inizio una guida. In sintesi, se puntate a platinarlo in una sola run, leggetevi subito la nostra esaustiva guida, priva di spoiler importanti.

VERDETTO

Shadow of Loot Box è una piccola enciclopedia satirica e interattiva di tutto ciò che troviamo nei videogiochi moderni. Partendo dall'impostazione semplicistica di uno sparatutto in prima persona con elementi GdR e casse premio sparse per sedici livelli, il gioco ci porta a confrontarci con tutti i cliché, le contraddizioni e i tentativi di raggiro, più o meno marcati, che il mondo videoludico ci propone. La facilità, il divertimento che deriva dalla comprensione del messaggio che il gioco vuole trasmettere e la gustosa lista trofei rendono il titolo più che gradevole!

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.