Shenmue I & II – Recensione

Sviluppatore: D3T Publisher: SEGA Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 34,99 € Italiano:

Mettetevi comodi e prendete posto. Stiamo per raccontarvi di una leggenda, di quelle che nel tempo acquistano forma e colore spinte dalla nostalgia di chi c’era al tempo, di quelle che negli anni vengono raccontate attraverso parole cariche di emozioni e ricordate come forze ispiratrici dalle generazioni successive. Così nasce la nostra leggenda, dal sogno di un individuo, l’autore Yu Suzuki, che, rifuggendo gli stilemi del tempo, fra giochi action, sparatutto e picchiaduro, ha voluto cimentarsi nella realizzazione di un progetto in qualche modo artigianale, ambizioso eppure unico e originale, che potesse far calare il giocatore in un mondo quasi palpabile, reale e oltremodo caleidoscopico.

Un po’ di storia

I desideri più grandi hanno spesso il vizio di non riuscire a concretizzarsi, ma Suzuki-san era determinato e dopo cinque anni di lavoro, aiutato dai suoi collaboratori e da un fondo stanziato da SEGA davvero notevole, riuscì a portare a termine la sua opera, Shenmue. Il secondo passo più difficile di un sogno è riuscire a portarlo avanti nel tempo con costanza e forza di volontà, tuttavia a volte non è sufficiente; lanciato in Europa nel 2000, Shenmue era stato ideato come il principio di una lunga serie di episodi, che insieme avrebbero dovuto narrare tutta l’avventura del protagonista, ma ciò non avvenne e la trama fu interrotta con il lancio del secondo capitolo, nel 2003. Complice l’uscita su una console come il Dreamcast, tanto sottovalutata per il tempo quanto poco conosciuta, l’ambizioso progetto di Yu Suzuki fu pertanto sospeso.

Questa è l’origine della nostra leggenda, che divenne tale negli anni successivi grazie ai pochi che, avendolo provato di persona, hanno potuto decantarne i pregi, mantenendo intatta nella memoria il ricordo del gioco. A distanza di diciotto anni sono innumerevoli gli sviluppatori che devono tanto all’opera magna di AM2, il gruppo che lavorò al progetto. L’uscita di Shenmue I & II per le console moderne di gioco rappresenta un’opportunità unica e insieme un potenziale pericolo: le nuove generazioni di giocatori hanno gli strumenti adatti a comprendere l’importanza di un prodotto apparentemente datato o ciò potrebbe decretare la caduta di una leggenda?

Ragionare prima di giocare

In ogni campo dello scibile umano è sempre doveroso partire da una solida base. Contestualizzare fatti, eventi e anche prodotti nel tempo è un’azione obbligatoria al fine di comprendere l’oggetto di ogni discorso, e i videogiochi non fanno eccezione. Siamo nel 1999, il mondo è in apprensione per l’imminente avvento del nuovo millennio, la PlayStation 2 sarebbe stata messa in commercio di lì a poco e Gran Theft Auto III sarebbe stato lanciato solo due anni più tardi. La contemporaneità ha progressivamente accelerato il nostro modo di organizzare il tempo e, conseguentemente allo sviluppo tecnologico inarrestabile, oggetti e prodotti appaiono obsoleti dopo pochi attimi dal loro lancio sul mercato. E non è soltanto quest’ultimo a cambiare, ma le nostre stesse basi sociali e culturali; sembrerà impossibile, ma ciò si può evincere anche da Shenmue.

Potremmo dirvi che esso è un’avventura sandbox con elementi da picchiaduro vecchia scuola (basti pensare che il progetto nasce come uno spin-off da un personaggio di Virtua Fighter, Akira, che poi venne modificato in Ryo), ma una banale classificazione non renderebbe giustizia e non includerebbe una dovuta premessa: l’opera di Suzuki non è veloce come un action, non è rapida come un hack ‘n’ slash, ma al contrario è piuttosto lenta. Dati questi presupposti, è necessario verificare se il team di D3T sia riuscito nell’impresa di riesumare questa leggenda, modernizzandone la struttura tecnica per renderla più accessibile in un mondo sempre più veloce.

Dal Giappone con furore

Influenzato da alcuni modelli narrativi cinesi, Shenmue racconta una storia di vendetta, quella del protagonista Ryo Hazuki, in cerca di giustizia dopo aver assistito impotente all’uccisione del padre da parte di Lan Di. L’antagonista principale è un esperto di arti marziali, venuto nel dojo di famiglia per cercare una sorta di artefatto, uno specchio, rubato il quale scappa protetto dai suoi complici.

Era il 29 novembre del 1986 e l’avventura inizia nella cittadina di Yokosuka, dove si trova la nostra casa. Ryo è un diciottenne esperto di arti marziali, allenato dal padre fin da bambino, gentile con tutti ma molto determinato nel suo obiettivo: scoprire il colpevole della tragedia che ha colpito la sua famiglia. Passiamo quindi per la periferia di Yamanose, verso Sakuragakoa fino alle strade di Dobuita, la città in cui spenderemo più tempo nel gioco.

That day the snow turned to rain…

Yu Suzuki volle inserire Shenmue nel genere FREE (acronimo di full reactive eyes entertainment), un neologismo per sottolineare quanto l’esplorazione e l’immersione nella realtà del gioco sia più importante della storia principale stessa. Il gioco consiste nel girare liberamente per i vicoli e le strade della città, con dialoghi a scandire l’avanzare della narrazione. Parlando con commessi dei negozi, passanti, bambini e conoscenti riceveremo progressivamente nuove informazioni sui misteriosi figuri di provenienza cinese, da annotare nel nostro inseparabile diario. In esso, Ryo scrive commenti personali e indicazioni per avanzare nel gioco, impostando l’avventura come una sorta di titolo investigativo e sopperendo alla mancanza di una mappa, tanto cara ai videogiochi contemporanei. Questa assenza non risulta affatto pesante e anzi perfettamente coerente con la filosofia di fondo.

A scandire le giornate vi sono un vero e proprio orologio analogico e un calendario, che insieme al tempo meteorologico ricalcano fedelmente la realtà dell’epoca; l’autore giapponese aveva infatti consultato gli archivi per poter realizzare una fedele riproduzione della città, che aumentasse l’immersione del giocatore. Il gameplay rimane comunque diversificato, con fasi di libera ricerca alternate a sedute in sala giochi (qualcuno ha detto Yakuza?), tirando a freccette o spendendo qualche centinaio di yen sui cabinati.

A questo vanno aggiunti alcuni combattimenti da affrontare contro i peggiori ceffi della città; attraverso uno schema di mosse profondamente influenzato dai picchiaduro in due dimensioni, Ryo può destreggiarsi in alcuni attacchi di calci, pugni e prese per mettere al tappeto gli avversari. Queste azioni possono essere migliorate nella stanza del nostro protagonista, a casa sua o attraverso l’ottenimento di alcune pergamene nascoste. Gli scontri non metteranno mai a dura prova le vostre abilità, risultando semplici e interrotti a volte dai QTE, tasti da premere a schermo davvero fulminei rispetto a quanto siamo abituati ora. Una caratteristica resa famosa proprio da Shenmue, che allora sembrava un modo intelligente di rendere interattive anche le cutscene.

Tutti gli elementi son ben amalgamati, in un susseguirsi di scontri e potenziamento delle abilità innestati nell’esplorazione stessa; allenarsi nel dojo di famiglia sarà possibile soprattutto in presenza di un amico a fare da avversario, mentre alcune pergamene dovranno essere trovate scandagliando tutta la casa, spostando quadri e poster. Shenmue I & II rappresentano due tasselli di un unico quadro, due pagine del diario di avventure che vedono Ryo passare dalla cittadina familiare alle strade pericolose di Hong Kong in cerca di vendetta. Shenmue II si apre infatti con il nostro protagonista che giunge in Cina a bordo di una nave; l’atmosfera gli appare subito più ostile e sconosciuta, conscio della sua missione e di essere molto lontano da casa. Dovremo essere pronti a fronteggiare pericolose gang criminali e scovare lavoretti part-time per guadagnare qualche soldo. Sebbene non sia obbligatorio per la trama, ciò aggiunge una grande varietà al gameplay e rende il titolo molto ricco di elementi. Esso apporta infine qualche piccola miglioria rispetto al predecessore nell’interfaccia a schermo e un diario meglio curato, tuttavia le peripezie del protagonista si amalgamano fra il primo episodio e il successivo.

L’inesorabile scorrere del tempo

Adattare Shenmue I & II alle piattaforme di gioco attuali non deve essere stato semplice. La versione per Dreamcast del primo capitolo prevedeva l’utilizzo di due GD-ROM, mentre per il secondo è stata presa in consderazione l’uscita su Xbox. Nonostante vada riconosciuto il lavoro svolto nel migliorare la risoluzione, alcune pecche rischiano di minare l’esperienza di alcuni, come l’adattamento al formato 16:9 riservato unicamente alle fasi di gameplay; il 4:3 è stato mantenuto per le cutscene, mostrando pertanto delle vistose bande nere ai lati. I comandi per interagire con il personaggio sono stati solo parzialmente rivisti e risultano molto legnosi, con la telecamera che segue i movimenti della testa di Ryo impedendo quindi di spostarsi a 360 gradi, ma è questione di abitudine.

Audio e doppiaggio sono rimasti inalterati, forse per garantire l’autenticità di questa rimasterizzazione, caratterizzata da un insieme di personaggi non giocanti piuttosto numeroso, eppure tutti doppiati, cosa non banale per l’epoca. Manca la localizzazione in lingua italiana, sono presenti soltanto il giapponese e l’inglese, ma le richieste a gran voce dei fan hanno convinto un gruppo amatoriale a occuparsene nel prossimo futuro.

Come accennato in apertura, il gioco avrebbe dovuto proporsi come una saga costituita da molti episodi, tutti concatenati, ma le scarse vendite hanno scoraggiato gli sviluppatori. La speranza nutrita per anni da molti giocatori ha tuttavia avuto modo di trasformarsi in un moto d’entusiasmo generale quando Yu Suzuki ha svelato al mondo che è in produzione un terzo capitolo. Dopo un tortuoso cammino partito da una campagna di crowdfunding il titolo verrà lanciato nel 2019, regalando al pubblico il seguito tanto atteso che, vi basti sapere, andrà ben oltre il mero topos della vendetta.

Trofeisticamente parlando: un Platino quasi rilassante

Shenmue I & II constano rispettivamente di ventinove e ventotto trofei, Platino compreso. La maggior parte di essi si guadagna facilmente nel progredire della trama, esplorando le varie zone, mentre per gli altri basta seguire la nostra inarrivabile guida ai trofei.

VERDETTO

Shenmue è un'avventura contemplativa in cui esplorare le città e familiarizzare con i personaggi è ancora più importante della trama stessa. Shenmue è parte della storia dei videogiochi, provato in origine da pochi, conosciuto da molti. L'amore dei primi per quest'opera ha portato all'ideazione di un terzo capitolo, in arrivo il prossimo anno, che dovrebbe concludere l'avventura di Ryo Hazuki, nonostante il gioco fosse stato pensato per una serie molto più lunga. La sua uscita nel 2000 per una console come il Dreamcast ha intensificato la sua fama di gioiello sfortunato, ma nonostante la rimasterizzazione rimane a oggi un gioco per pochi: legnosi i movimenti quanto la telecamera, e il ritmo dei dialoghi e della narrazione è davvero lento. Questo ultimo non vuole essere per forza un difetto, ma un monito per i giocatori abituati agli action veloci di oggi; consigliamo comunque sia quest'esperienza fra i vicoli di Dobuita e le strade di Yamanose per scoprire la cura riposta nei dettagli e per lasciarsi incantare dalle bellezze di un Giappone rurale, quieto e disegnato con amore.

Guida ai Voti

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.

1 commento

  1. Pur non avendolo giocato ai tempi, alcuni video hanno acceso la mia curiosità per questa collection e la recensione ha dato il colpo definitivo!

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