Stranger Things 3: Il Gioco – Recensione

Sviluppatore: BonusXP Publisher: Netflix Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1-2 PEGI: 12 Prezzo: 17,99 € Italiano:

Stranger Things è una delle serie che, negli ultimi anni, è riuscita a farsi apprezzare maggiormente da un pubblico anche piuttosto eterogeneo. Il segreto sta principalmente nella fusione ben riuscita tra un certo tipo di sci-fi, una spruzzatina di soft horror e un abbondante sfruttamento di elementi nostalgici dedicati agli amanti degli anni Ottanta, il tutto portato avanti da attori che rappresentano persone comuni in cui molti possono identificarsi, piuttosto che iconici supereroi.

Un successo così universalmente riconosciuto non poteva non tradursi in una trasposizione videoludica, che ben si adatta al target principale di pubblico della serie e allo stesso spirito un po’ nerdeggiante dei suoi protagonisti. Così, dopo l’uscita di un titolo mobile e la fine delle speranze di un progetto a tema sviluppato dalla compianta (mah NdD) Telltale, senza troppo preavviso la terza stagione della serie è stata accompagnata dal lancio di Stranger Things 3: Il Gioco. Mettendo da parte l’occhio indulgente dei fan, cerchiamo di capire insieme se il titolo abbia un valore videoludico intrinseco.

Il film si fa gioco

Il videogioco di Stranger Things 3 si presenta fin dalle prime battute come una trasposizione in scala 1:1 della serie Netflix, motivo per cui è consigliabile dedicarsi prima alla visione di quest’ultima e poi al gioco, per evitare sgradevoli spoiler. Una versione pixellosa dell’ormai famosa sigla introduttiva lascia spazio alla prima scena, che riproduce fedelmente quella dell’episodio 3×01 della serie. A proposito, anche la suddivisione in capitoli e i titoli degli stessi ricalcano quanto si vede sul piccolo schermo.

Passiamo poi a controllare Mike e Lucas all’interno del nuovo centro commerciale Starcourt, decisi a intrufolarsi al cinema con l’aiuto di Steve. Sono solo due dei tanti personaggi che sbloccheremo e controlleremo nel corso del gioco, che include tutti gli amati protagonisti di Stranger Things, ma che prevede un sistema di reclutamento graduale via via che si procede con le missioni. Tra battute che richiamano o ricalcano quelle dell’omonimo episodio televisivo e una prima infarinatura sulle meccaniche di gameplay, il gioco ci introduce così nella nuova, misteriosa avventura ambientata a Hawkins.

Bentornati a Hawkins

Lo sfondo delle vicende è costituito dalla cittadina dell’Indiana e dai suoi dintorni. Una mappa generale riporta diverse aree tra cui potremo spostarci rapidamente, una volta sbloccate. Ognuna di queste aree (il centro di Hawkins, il centro commerciale, colle Vento, e così via) è liberamente esplorabile alla ricerca di missioni e di elementi per il loro completamento. La visuale è isometrica e piuttosto ravvicinata, il che permette di apprezzare i dettagli. Si soffre un po’, almeno all’inizio, la mancanza di una minimappa per sapere dove ci si trova e dove andare, un limite aggirabile accedendo alla mappa dal menù o seguendo l’indicatore di obiettivo.

Obiettivo che è sempre ben visibile nella parte alta dello schermo. In più di un’occasione potremo scegliere tra due o tre missioni, principali o facoltative, in base a quanto interagiremo con i personaggi secondari che popolano Hawkins. Ogni missione comprende diversi step, che però ruotano intorno a ricerca e/o creazione di oggetti, eliminazione di nemici e/o ratti e soluzione di semplici rompicapo. Tutto scorre in modo estremamente rapido e intuitivo e sapremo sempre che cosa fare e dove andare, per un gioco che non nasconde di voler fondare il suo appeal sulla succosa licenza più che su meccaniche innovative.

Un esercito di eroi per caso

Il gameplay, nello specifico, si basa su esplorazione, combattimento e soluzione di piccoli enigmi. A schermo si muovono sempre due personaggi per volta, di cui uno controllato da noi e un altro dal gioco o da un eventuale amico con un secondo controller. In ogni istante possiamo passare da uno all’altro e sostituire i personaggi scegliendo tra quelli già sbloccati, per approfittare delle abilità specifiche di ognuno.

Muoversi nelle varie zone disponibili, alcune molto ricche e strutturate e con una buona alternanza di location esterne e interne, è l’attività nella quale spenderemo la maggior parte del tempo. Gli oggetti chiave da cercare sono spesso nascosti nella stanza più lontana e inaccessibile del luogo che stiamo esplorando, ma controllare minuziosamente ogni anfratto è funzionale anche al recupero di oggetti per la creazione e denaro.

Molte aree sono inizialmente inaccessibili, perché richiedono l’abilità specifica di un personaggio non ancora sbloccato (Joyce e le sue tenaglie per aprire porte incatenate, o Dustin che risolve sequenze per sbloccare porte a chiusura elettronica). Ciò implica la necessità di tornare sui nostri passi in più di un’occasione, una volta completato il “party” dei protagonisti, se non altro per scoprire luoghi nuovi o per raccogliere gli gnomi collezionabili in vista del Platino.

Picchiaduro a scorrimento isometrico

Il combattimento, seppur blando, è un’altra meccanica fondamentale. Ogni personaggio ha a disposizione due attacchi, uno basilare e uno che richiede energia. Un tasto è dedicato invece alla difesa, con una sorta di barriera di cui però è meglio non abusare. Le modalità di attacco variano di caso in caso, con Mike che agisce con la mazza da baseball e Lucas che preferisce la fionda, Dustin che spruzza lacca e Undici che naturalmente ricorre al suo potere. Va detto che quasi mai si sentirà la necessità di spostarsi dal comodo spam del tasto X, se non nelle ultime fasi affollate, un limite che rende vani i tentativi di approfondire le possibilità di combattimento.

Gli scontri con umani, ratti e creature ricordano un picchiaduro a scorrimento. Il nemico che stiamo mirando è indicato dal simbolo del tasto X; premendolo eseguiremo l’attacco, con esiti diversi in termini di salute sottratta a seconda dell’arma e del personaggio usato. Nelle situazioni più concitate dovremo affidarci al supporto del compagno o ricorrere all’attacco speciale, senza dimenticare di usare gli oggetti per il ripristino della barra della vita prima di morire e dover ricominciare dal checkpoint. Interessante sottolineare che la salute a disposizione non è legata al personaggio, ma rimane la stessa anche se cambiamo.

La terza attività dominante in Stranger Things 3 sono i semplici rompicapi che dovremo risolvere per accedere a determinate aree e ottenere oggetti o informazioni fondamentali per le missioni. Non si tratta di nulla di difficile, ma l’inserimento di queste varianti sul gameplay è funzionale a creare un buon mix tra storia e meccaniche di gioco che rende il titolo sempre godibile. In una sezione, per esempio, dovremo individuare la corretta sequenza di accensione di alcuni interruttori per ripristinare la corrente, mentre in un’altra dovremo accendere e spegnere telecamere di sorveglianza per condurre un personaggio in una stanza; ma ci sono altre variazioni sul tema.

Vivere di rendita

Non si può giudicare negativamente il gioco. Il ritmo è buono, le cose da fare, sebbene non innovative né eccessivamente variegate, sono sempre tante, chiare e di rapida esecuzione. La difficoltà non è elevata e si può comunque scegliere tra tre livelli per godersi più o meno la storia in base alla nostra abilità. D’altro canto, non si possono neanche spendere parole di encomio che vadano oltre quelle attribuibili a un buon passatempo, un omaggio alla serie TV più che un titolo nato per farsi ricordare per i propri meriti. Quel che è certo è che i fan apprezzeranno la possibilità di vivere per qualche ora nei panni dei propri beniamini, anche se il consiglio è di non lasciarsi prendere dall’hype e non accettare il prezzo pieno attuale. Tanto il gioco non scappa!

Graficamente il gioco omaggia gli anni in cui è ambientata la serie con una grafica in pixel art molto ben realizzata, con personaggi riconoscibili e location curate (anche se si nota un copia-incolla frequente di numerosi elementi). Non c’è doppiaggio, neanche in lingua originale, ma dialoghi testuali tradotti in italiano. Buona la colonna sonora, che ripropone i temi della serie TV.

Trofeisticamente parlando: missioni e gnomi

Stranger Things 3: Il Gioco propone una lista trofei ricca e assolutamente lineare. Troviamo sedici coppe di bronzo, dieci d’argento e cinque d’oro oltre al Platino, ma la totalità dei riconoscimenti è legata al completamento di missioni primarie e secondarie e al reclutamento, anch’esso automatico, dei vari personaggi. Ci sono solo due trofei legati agli gnomi collezionabili, che potete trovare con la nostra guida ai trofei, e uno per il completamento del gioco in modalità Eliminazione (che introduce il permadeath dei personaggi).

VERDETTO

Stranger Things 3: Il Gioco cerca di portare sulle nostre console le atmosfere della famosa e apprezzata serie Netflix. Proprio il richiamo a fatti e personaggi della terza stagione costituisce il valore aggiunto di un titolo che, nonostante un buon ritmo, una grafica gradevole e un equilibrato mix di situazioni, da solo non sarebbe mai emerso dall'anonimato. Consigliato ai fan e ai cacciatori di trofei, ma con un occhio al prezzo.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.